Guida

SDN cos’è e come fare software defined networking

Cos’è SDN in informatica? Qual è il significato di questo acronimo? Ecco tutto quel che c’è da sapere su questa tecnologia di rete e anche i consigli di Forrester per implementarla al meglio

Pubblicato il 17 Giu 2020

SDN ecco come fare software defined networking

Benché l’acronimo SDN per ‘software-defined networking’ figuri da tempo in primo piano fra gli argomenti prioritari discussi dai professionisti di informatica, sul tema la confusione sembra ancora regnare sovrana tra gli addetti ai lavori, molti dei quali stanno soltanto adesso cominciando il percorso di migrazione verso queste tecnologie di rete. A sostenere tale tesi è un documento di sintesi realizzato tempo fa da Forrester, intitolato Q&A: Six Common Questions About Software-Defined Networking. Ma procediamo con ordine.

SDN significato concreto di Software defined networking in informatica

Software defined networking cos’è? Quale il suo significato di SDN in informatica? Come abbiamo visto l’acronimo sta per Software defined networking e presuppone tecnologie che permettono un approccio alle architetture di rete che sfruttano il cloud computing; esse sono state pensate per facilitare la configurazione, l’amministrazione e il controllo delle reti stesse. Le architetture così realizzate sono intelligenti, dinamiche, gestibili, efficienti e flessibili. Questo accade perché, nel paradigma SDN le funzioni di control plane (l’instradamento dei pacchetti lungo la rete) è responsabilità del software, invece che dei dispositivi di rete. È dunque il software a occuparsi dei percorsi dei diversi pacchetti in base per esempio alla loro destinazione, alla topologia del network e a varie informazioni in suo possesso (a partire dalle priorità).

Ecco perché è così importante

La realtà è che le infrastrutture di rete attuali stentano a soddisfare i requisiti dei moderni business digitali. E Forrester citava i seguenti esempi: da Google, a United Airlines, a Southwest Airlines, ad altre società costrette a interrompere i propri servizi e attività di business a causa di malfunzionamenti dei router. Per rispondere a queste sfide, il mercato ha dispiegato una varietà di soluzioni per sopperire alle lacune manifestate dalle reti attuali, in termini di flessibilità, programmabilità, automazione e capacità di servire diversi utenti (multitenancy). Soluzioni che spaziano da SDN a NFV (network functions virtualization), alla concatenazione di servizi di rete (service chaining), alle tecnologie fabric. Tuttavia, fra queste, l’architettura SDN mantiene una posizione preminente fra gli interrogativi degli addetti ai lavori nel networking.

I pro e i contro della tecnologia Software defined networking

I benefici riconducibili al paradigma SDN riguardano: diminuzione delle spese operative; flessibilità e personalizzazione della configurazione; provisioning più veloce delle risorse di rete; incremento dell’utilizzo delle reti stesse; maggiore sicurezza.
D’altra parte, passare a questa tecnologia significa sostituire tutte le componenti precedentemente installate in azienda e rivedere completamente l’impostazione della rete con i vari costi che queste operazioni comportano.

Come posso usare una software defined network per risolvere i problemi di rete?

Il direttore di rete di una grande compagnia petrolifera ha espresso la necessità d’implementare una soluzione per impedire al personale di eseguire cambiamenti di configurazione della rete senza autorizzazione, aggiungendo che, secondo alcuni vendor, SDN potrebbe essere d’aiuto. Un altro è il caso di un vicepresidente delle operation di un retailer internazionale, che afferma che i propri fornitori di telecomunicazioni, con la loro architettura SDN, ritengono di poter ridurre i costi di banda delle WAN (wide area network). A questi interrogativi Forrester rispondeva che SDN non è indirizzata a risolvere specifici problemi di rete, ma piuttosto rappresenta un meccanismo di supporto per modificare il modo in cui le reti operano e servono il business. I professionisti I&O dovrebbero quindi utilizzare il modello VNI (Virtual Network Infrastructure) di Forrester, basato su cinque principi fondamentali (figura 1) per comprendere meglio come SDN possa cambiare l’infrastruttura di rete, per allinearla alla strategia a alle iniziative di business .

Figura 1 – I cinque principi per la rete di prossima generazione: Virtual Network Infrastructure – fonte: Forrester

Come si può implementare la tecnologia SDN?

Le aziende che desiderano implementare la propria architettura SDN, o sfruttare la soluzione di un provider, in entrambi i casi resteranno deluse dai risultati, solo parziali, ritiene Forrester, perché il reale valore di questa tecnologia non sta banalmente nell’implementazione di alcuni elementi della stessa, ma in un approccio olistico al networking come sistema dinamico, con servizi interconnessi nell’ambito dell’intera organizzazione.

Il paradigma SDN si pone dunque come uno dei molti componenti nelle reti di prossima generazione, mentre quello di VNI è un concetto più ampio, costruito su una strategia di rete per il business che intreccia una moltitudine di soluzioni emergenti, protocolli e architetture, inclusa una software defined network.

SDN sarà in grado di ridurre gli investimenti in networking?

Inizialmente, vendor ed esperti del settore hanno sostenuto che una software defined network avrebbe fatto risparmiare alle aziende denaro sui costi dell’hardware, utilizzando apparati switch ‘white box’, ossia switch ‘non di marca’. Poi questa opinione ha perso consistenza, in quanto i costi dell’hardware non pesano così come l’onere sulle imprese generato dalla mancanza di agilità e flessibilità della rete, caratteristiche indispensabili per supportare cloud, virtualizzazione, mobilità, applicazioni IoT (Internet of Things) e trasformazione digitale del business. Nel tempo, con l’evoluzione delle infrastrutture, i costi dell’hardware potrebbero conservarsi flat, ma ciò non avverrà per gli investimenti in software, che cresceranno.

Da un lato, usando più strumenti di automazione e orchestrazione integrati nelle soluzioni SDN, i team I&O possono aumentare l’efficienza operativa e fare di più con lo stesso personale. Ma, allo stesso tempo, devono considerare che i costi dell’hardware resteranno pressoché costanti; che i dispositivi fisici, gli switch e router che connettono uffici remoti, server e altri dispositivi, non diminuiranno, e sarà compito del software rendere le operazioni più efficienti e l’infrastruttura molto più flessibile. Secondo Forrester, i team I&O dovrebbero quindi pianificare un incremento dei capex nel networking di oltre il 50%, per compensare la necessità di software aggiuntivo, come controller, e strumenti di orchestrazione e monitoraggio della rete.

L’altro aspetto, spesso non oggetto di attenzione nelle presentazioni di SDN, ma da considerare è quanto costa alle organizzazioni implementare anche solo qualcosa della tecnologia di rete di prossima generazione. Uno degli esempi portati da Forrester è quello di Google, a cui sono serviti più di otto anni per sfruttare SDN nelle proprie WAN tra data center, e investimenti vicini ai 10 miliardi di dollari.

Software defined network e 5G

È interessante sottolineare che un elemento importante delle reti 5G riguarda l’applicazione dei temi di software-defined network (SDN) all’intera infrastruttura di rete. Tradizionalmente le reti mobili sono divise in 2 parti: una rete di trasporto cablata e wireless (la core network) che veicola il traffico da e verso la parte wireless di accesso (Radio Access Network). Nello specifico, con il 5G si introduce il concetto di network slicing che consiste nel realizzare reti virtuali che condividono la medesima infrastruttura fisica di accesso e trasporto consentendo di configurare la rete nella maniera ottimale per gestire lo specifico traffico.

Quale vendor fornisce la soluzione software defined network migliore?

Farsi questa domanda è sbagliato, perché l’obiettivo è realizzare un’infrastruttura fabric agile e flessibile, che permei tutta l’organizzazione, mentre le soluzioni SDN automatizzano e orchestrano soltanto determinati segmenti di rete, indirizzando, per esempio, la rete locale del data center (DC LAN), la WAN (wide-area network) tra filiali o il cloud ibrido, per la gestione di link tra piattaforme cloud.

In secondo luogo, anche le interfacce, o le interazioni, tra le quattro differenti architetture SDN che Forrester distingue (decoupled architecture; distributed intelligence architecture; overlay architecture; hybrid architectures) risultano minime o inesistenti. Infine, i fornitori di telecomunicazioni, per i servizi di gestione delle WAN, non stanno fornendo alle imprese la possibilità di manipolare il backbone del provider, attraverso l’uso di API (application programming interface).

In questo scenario, Forrester suggerisce ai professionisti I&O di cominciare a sperimentare, sul versante WAN, l’utilizzo di soluzioni SDN basate su rete overlay.

In questo articolo l’analisi di Nemertes sul futuro del software defined networking realizzata negli anni scorsi, ma che apriva interessanti scenari evolutivi nel medio lungo periodo.

Guida pratica all’installazione di una SDN, i 4 suggerimenti di Gartner

Governare le architetture di rete è sempre più difficile ma l’approccio software defined networking può risultare particolarmente utile a questo propostito.

Gartner offre 4 suggerimenti per mettere a frutto tutte le potenzialità dell’SDN al fine, prima di tutto, di migliorare l’agilità della rete.

  1. Prima di tutto scegliere i migliori strumenti di gestione o ambienti di automazione;
  2. in secondo luogo, svolgere funzionalità di test durante l’installazione stessa;
  3. quindi fare attenzione alla compatibilità dell’hardware e, infine, ma non meno importante,
  4. aggiungere nuove competenze a livello di programmazione.

Quando e come aggiornare le SDN?

L’infrastruttura è nativamente software-defined quindi l’operazione di upgrade è agevolata.
Ecco in sintesi però i consigli degli esperti di TechTarget da tenere presenti se si compiono gli aggiornamenti dell’SDN.

Alla domanda sul quando procedere in questo senso la risposta è dipende da: tolleranza al rischio dell’organizzazione, dalla propria esperienza con la tecnologia SDN e dal record di aggiornamento riuscito, considerando che principalmente si parte dall’idea che possano esserci bug oppure dal fatto che vi siano problemi.

Per quanto riguarda il come la cosa fondamentale è definire una roadmap, considerando che gli aggiornamenti software sono più facile da distribuire e quelli hardware invece hanno bisogno di pianificazione e più tempo (considerando tra l’altro che anche se l’hardware è plug-and-play vi sono fattori che introducono complessità quali la virtualizzazione della rete, il livello di programmazione e le applicazioni overlay); mentre per applicazioni in cloud si è più liberi nel fare aggiornamenti.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 4