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Integrazione IT, unica via per trasformare la complessità in connettività e sbloccare la crescita

Per creare nuove capacità di business è necessario mettere a fattore comune applicazioni e dati, gettandosi per sempre alle spalle architetture frammentate, silos di dati disconnessi, processi manuali e dati incoerenti. Compiere questo passo verso l’innovazione significa integrare e farlo in modo strutturato per ottenere subito efficienza e agilità nei processi e nella gestione della propria azienda e per sviluppare in futuro quelle nuove opportunità di business che nascono solo quando un’azienda è stata in grado di massimizzare il valore dei propri dati.

Pubblicato il 24 Feb 2022

Lavazza Markas

La spinta all’innovazione e alla modernizzazione delle imprese non è stata intaccata dalla pandemia come molti temevano, anzi, in alcuni casi questo inaspettato evento ha fatto da acceleratore se non da trigger. Chi infatti non ne era ancora consapevole, di fronte allo scenario economico forgiato dalle misure anti-Covid-19 ha potuto toccare con mano l’urgenza di evolvere verso il digitale, aprirsi a nuove tecnologie e sfruttarle al meglio per accrescere la propria competitività su scala globale.

Operativamente parlando, molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni, preoccupate di non riuscire a tenere il passo con la velocità dei mercati e della concorrenza, hanno approfittato di questa forte discontinuità per prendersi il tempo di analizzare la propria architettura IT e pianificare un aggiornamento delle proprie piattaforme, prima di tutto per affrontare al meglio una migrazione al cloud, ormai necessaria per non farsi più trovare impreparati di fronte a eventuali future circostanze inaspettate e turbolente.

Obbligo di integrazione, per chi vuole distinguersi innovando

Il passaggio alla nuvola è solo una delle sfide di fronte a cui le aziende si sono trovare traducendo in azioni il desiderio di innovazione che la pandemia ha diffuso e potenziato. Per far evolvere la propria infrastruttura un passo essenziale da compiere è anche quello dell’unificazione del proprio ecosistema digitale, sempre più frammentato. Per completare il quadro, però, e far sì che davvero il processo di cambiamento innescato dia i propri frutti, sono necessarie anche efficaci soluzioni per l’integrazione, un aspetto fondamentale anche se raramente inserito nelle priorità della digital transformation roadmap aziendale.

Sono ancora numerose le aziende che su centinaia di applicazioni attive ne hanno connesse solo circa un terzo, le altre continuano a generare e nutrire giorno dopo giorno silos di dati disconnessi che obbligano a processi manuali e rendono i dati incoerenti. Si disegna così un quadro operativo e infrastrutturale che blocca la crescita dell’azienda, ostacolando la creazione di nuovi servizi digitali innovativi e più adeguati alle esigenze dei clienti.

Con l’evolvere del business, se si decide di ignorare la necessità di integration application, o di affidarsi a soluzioni improvvisate, si rischia di costruire un’architettura composta da sistemi estremamente eterogenei e stratificati, che nega ogni visibilità sui processi sottostanti a cui è poi difficile mettere mano. Il problema non è più, quindi, se o quando avviare l’integrazione, ma come farlo con il minor rischio possibile, introducendo agilità attraverso la discovery e una catalogazione dei dati rapida e intelligente, promuovendo una connettività pervasiva, connettendo i processi e automatizzando i workflow.

Per affrontare la ripresa con un processo di modernizzazione che permetta di fornire esperienze integrate senza soluzione di continuità oggi le aziende hanno a disposizione piattaforme as a service ad hoc, le iPaaS. Questi strumenti, fruibili ed economicamente accessibili, sincronizzando processi, applicazioni e dati, trasformano la complessità dell’IT in connettività e liberano risorse umane da dedicare ad altre sfide.

Efficienza e agilità, ottimizzazione del tempo e dei dati: integrazione è sinonimo di crescita

Trovata la soluzione ideale, nel quotidiano ci si scontra poi con ostacoli di ogni genere che rischiano di rallentarne o perfino di scoraggiarne l’adozione. In uno studio globale sull’ERP modernization recentemente condotto da Boomi, quelli principali emersi a livello mondiale sono i vincoli di budget, la complessità degli ambienti IT e l’ingombrante presenza della tecnologia legacy ma nello scenario italiano spuntano altre difficoltà non meno impattanti. Nel nostro Paese, infatti, a bloccare l’innovazione sembrano essere soprattutto la mancanza di un supporto da parte dei vertici rispetto al costo del progetto (37%), la necessità di dover rispettare abbonamenti o contratti precedentemente siglati (37%) e il frequente cambiamento dei requisiti di business (35%).

Senza mettere in discussione tali criticità, oggettive e in gran parte note a chi cerca di innovare all’interno della propria azienda, quel che è necessario saper fare è guardare ai vantaggi anche immediati che può portare uno strumento in grado di velocizzare e facilitare la gestione e l’orchestrazione dei dati, connettendo applicazioni, processi, device e persone qualunque essi siano e dovunque si trovino.

Ecco i principali:

  • efficienza aziendale, semplificando i processi e migliorando la produttività dei dipendenti
  • agilità IT, fondamentale per rispondere al meglio alle diverse esigenze dell’azienda
  • crescita del business, anche grazie ad una migliore collaborazione con i partner
  • spinta innovativa interna, progettando, dimensionando e proteggendo le API
  • applicazioni e dati in ambienti IT ibridi
  • sincronizzazione dei dati in tutta l’azienda per liberarne il valore
  • promozione dei risultati aziendali verso stakeholder e decision making

Più connessioni si riescono a realizzare, più valore si porta all’azienda ed è con questa logica che Boomi ha sviluppato la propria piattaforma di integrazione unificata, aperta e intelligente Dell Boomi Atmosphere. La sua natura cloud-native assicura flessibilità, agilità e scalabilità ma anche ridondanza integrata e aggiornamenti automatici, a tutto ciò si devono aggiungere altri due grandi vantaggi. La sicurezza di riuscire a integrare tutti gli ambienti on-premise e multi-cloud, dispositivi IoT e l’edge compresi, e la comodità di un’interfaccia utente visiva drag-and-drop e dell’approccio low-code. Questo mix di funzionalità e caratteristiche sarebbe in grado di assicurare un ritorno del capitale investito del 410% in 3 anni e una riduzione dei tempi di sviluppo del 65%.

La risposta alla complessità IT esiste: i casi Markas e Lavazza

Questi sono i risultati quanto tale strumento messo nelle mani di realtà che hanno saputo alzare la testa dall’everyday business per verificare che le infrastrutture fossero in grado di supportarne ancora a lungo la crescita o fosse il caso di adeguarle alle nuove ambizioni. Solo chi è in grado di farlo non “inciampa” in problemi IT e può proseguire la sua corsa verso il successo. Il “guardarsi dentro” è decisivo in alcuni momenti della vita di un’azienda, soprattutto quando si iniziano a sviluppare tante nuove linee di prodotti e servizi e il sistema aziendale diventa sempre più complesso e articolato.

Affidando l’implementazione dei processi e l’integrazione a terzi, con l’illusione di risparmiare tempo e risorse interne, il rischio è quello di perdere il controllo e la flessibilità necessari, trovandosi invece di fronte ad un panorama di “connessioni disconnesse”, più interfacce sviluppate ad hoc e tanto effort per un data entry ancora manuale. Dopo aver sfiorato il pericolo di avere un’azienda composta da tanti “vasi non comunicanti”, Markas, realtà leader nel settore dei servizi specializzati articolata in 5 divisioni e operativa in Italia, Germania e Austria, ha optato per l’iPaas di Boomi.

Dall’HR, al CRM, fino all’area finanziaria: il sistema applicativo ibrido di Markas ha rappresentato una vera sfida di integrazione ma l’esperienza vincente di questa azienda, da approfondire in questo documento, mostra come semplificare sia sempre possibile e necessario, anche in ottica futura. La soluzione scelta, infatti, sta tuttora continuando a includere nuovi processi e nuovi flussi, accompagnando Markas nella sua crescita.

La spinta all’integrazione può essere un “bisogno fisiologico” di ottimizzazione interna, per meglio valorizzare il proprio patrimonio informativo, oppure un adeguamento all’evoluzione interna, come appena visto, oppure ancora una stringente necessità dopo aver firmato un contratto di acquisizione. Quando ciò accade infatti, la gestione e la governance dei sistemi e dei processi IT diventa una delle maggiori complessità da affrontare a causa della natura non omogenea delle infrastrutture delle realtà acquisite. E’ quasi obbligatorio avviare un progetto di integrazione ma è una scelta, vincente, farlo in modo strutturato per valorizzare realmente e concretamente le nuove potenziali sinergie.

Questa già complessa sfida diventa ancora più ardua con il vincolo della business continuity, ovvero la necessità di assicurare che i sistemi acquisiti continuino a funzionare pienamente durante la fase di spostamento dell’architettura applicativa. Ad uscirne vincente, supportata da Boomi, è stata Lavazza che, a seguito di un’acquisizione e della creazione della controllata Lavazza Professional, si è trovata a dover metter mano a sistemi e applicazioni strategiche, come gestionali, di e-commerce, precedentemente incastonati in un’architettura composta da sistemi estremamente eterogenei. Scaricando gratuitamente questo documento è possibile conoscere meglio l’approccio, lo sviluppo e i risultati di un processo di integrazione risultato non solo rapido e “indolore”, ma anche capace di accelerare la spinta innovativa del Gruppo Lavazza.

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Dell Boomi

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