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Open source vs software proprietario, i dati 2020 del report Red Hat

Nei dati del report State of Enterprise Open Source 2020 tutti i motivi per cui i leader IT scelgono l’open source

Pubblicato il 24 Feb 2020

Open Source

L’Enterprise open source è diventato una scelta predefinita dei dipartimenti IT di tutto il mondo e le organizzazioni lo utilizzano in ambiti storicamente associati alla tecnologia proprietaria. È quanto emergeva già dal report The State of Enterprise Open Source 2019 presentato da Red Hat.

In occasione della seconda edizione, l’azienda ha deciso di analizzare più a fondo come sono cambiati intenzioni e utilizzo dei leader IT. Sono stati intervistati 950 professionisti in quattro regioni: gli intervistati dovevano avere una certa familiarità con l’open source in azienda e almeno un 1% di software Linux installato presso la loro organizzazione, non erano necessariamente clienti di Red Hat e non sapevano che Red Hat era lo sponsor di questo sondaggio.

Il ruolo strategico dell’open source e i vantaggi che genera in azienda

Nel report State of Enterprise Open Source 2020 il 95% degli intervistati (rispetto all’89% dell’anno scorso) ha dichiarato che l’open source è importante per la strategia software globale delle infrastrutture della propria organizzazione.

Non solo questi leader IT adottano l’open source, ma vedono positivamente anche altre organizzazioni che lo usano. Gli intervistati hanno confermato che ritengono l’enterprise open source sia scelto dalle aziende più innovative (86%).

Poiché si prevede che l’uso dell’open source in azienda aumenterà nei prossimi due anni, l’impiego del software proprietario dovrebbe diminuire. L’anno scorso si è rilevato che più della metà (55%) del software utilizzato dai nostri intervistati era proprietario.

Quest’anno la percentuale è scesa al 42%; tra due anni il campione stima che scenda al 32%. Al contrario, gli intervistati hanno condiviso che oggi il 36% del software della loro organizzazione è open source e si aspettano che aumenti al 44% nei prossimi due anni.

Ci sono luoghi tradizionali in cui ci si aspetta di trovare l’open source, ma se ne sta vedendo l’uso sempre più spesso in aree tipicamente associate ad applicazioni proprietarie. Gli intervistati hanno confermato che i primi tre ambiti in cui oggi vengono utilizzate soluzioni open source sono la sicurezza (52%), gli strumenti di gestione del cloud (51%) e il database (49%).

Nello studio è inoltre emerso che il software open source è stato a lungo visto come un’opzione efficiente in termini di costi, ma non è più considerato il fattore trainante la sua scelta. Le organizzazioni che utilizzano l’open source stanno vedendo una moltitudine di vantaggi. In netto contrasto con l’anno scorso, gli intervistati hanno dichiarato che la maggiore qualità del software (33%) è stata la ragione principale per cui hanno scelto l’open source, seguita da minori costi totali di proprietà (30%) e da una migliore sicurezza (29%).

La diffusione del cloud ibrido va di pari passo con quella dell’open source

Il cloud computing è diventato parte integrante della strategia aziendale e dell’architettura IT delle imprese e il cloud ibrido è emerso come l’approccio principale per il cloud.

Il sondaggio ha rilevato che il 63% degli intervistati dispone oggi di un’infrastruttura cloud ibrida. Tuttavia, del 37% che non ce l’ha, il 54% prevede di avere un’infrastruttura cloud ibrida entro i prossimi 24 mesi. Il cloud ibrido è il cloud predominante per molte ragioni: non tutti i carichi di lavoro sono adatti per gli ambienti di cloud pubblico, ma un approccio cloud ibrido che può spaziare dall’edge e dal bare metal a più cloud pubblici (multi cloud) può offrire massima scelta e flessibilità agli utenti finali.

Con il ruolo crescente rivestito dal cloud, i professionisti IT si affidano all’open source per aiutarli a realizzare la loro piattaforma. L’83% di essi ha dichiarato che l’enterprise open source è stato determinante per consentire alla loro azienda di sfruttare le architetture del cloud.

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