Prospettive

Il futuro del Low Code: verso strategie di business “componibili”

Uno studio Gartner analizza l’evoluzione delle piattaforme Low Code. Verso un ruolo di “snodo strategico aziendale” in cui, attraverso un utilizzo diffuso, automazione spinta e semplice componibilità, vengono disegnate rapidamente funzioni, soluzioni e processi attorno ai quali team multidisciplinari possono garantire applicazioni e servizi ottimali per competere in tempi di incertezza continua

Pubblicato il 28 Giu 2023

low-code

Al di là dell’ossimoro, l’imprevedibilità e la disruption sono ormai diventati elementi “stabili” del modo di fare business delle imprese. E la risposta, che da anni le aziende cercano di dare alla propria organizzazione e alle tecnologie utilizzate, è quella della flessibilità. Modelli “Agile” sul fronte organizzativo e dei processi, e modelli di “assemblaggio” su quello delle tecnologie. Middleware, reti, applicazioni, strumenti di sviluppo, ogni tecnologia segue la direttrice “open”, quella dell’integrabilità di semilavorati che spesso racchiudono in sé funzionalità di analytics dei dati e automazione operativa spesso basate su tecniche di AI e machine learning, connessioni e funzioni di governance embedded. Il tutto allo scopo di rendere la propria impresa sempre più “liquida e riconfigurabile” per ottimizzare la capacità di reazione alla variabilità dei mercati, alle disruption, alle opportunità da cogliere in tempi brevi.

Non fanno eccezione a questa tendenza, anzi i dati confermano un’accelerazione nella loro adozione da parte delle imprese, le piattaforme low code per lo sviluppo applicativo.

Nel pieno ormai della loro fase di maturità tecnologica, sono soluzioni ormai usate anche da quelle aziende con minore tolleranza ai downtime opertivi per sviluppare applicazioni mission critical. Con un conseguente continuo abbandono, nello sviluppo applicativo, della classica programmazione strutturata. Si tratta di piattaforme che integrano un’ampia serie di componenti software semilavorati costruiti utilizzando oggetti grafici in modalità drag & drop, facilmente assemblabili e riutilizzabili nello sviluppo applicativo.

È quindi sempre meno giustificato uno sviluppo con la classica raccolta delle specifiche, l’avanzamento delle fasi in modalità waterfall, la netta separazione tra chi sviluppa e chi utilizza l’applicazione ricorrendo piuttosto, in stretta correlazione all’utilizzo di low code, al modello organizzativo Agile che prevede gruppi di lavoro molto interattivi e avanzamenti ricorsivi condivisi. Con la loro semplicità d’uso, l’integrazione di tecnologie best of breed e la flessibilità nella composizione di semilavorati software le piattaforme low code diventano veri e propri “snodi intelligenti e automatizzati” che le aziende ricercano per semplificare la complessità tecnologica e applicativa crescente. Si strutturano come veri e propri centri di orchestrazione intelligente di workflow in cui tutte le componenti coinvolte, tecnologiche (AI, analytics, low code, bot RPA, robotic process automation – software per la gestione e riconfigurazione automatizzata dei processi) e umane (sviluppatori e utenti) vengono correttamente bilanciate e orchestrate in funzione di maggiore efficienza, rapidità di sviluppo, riduzione di costi, trasversalità e integrazione organizzativa tra i vari silos delle business unit.

Low code platform: direttrici di sviluppo tecnologico e funzionale

Una recente analisi di Gartner sulle emerging technologies focalizza proprio il low code come una tra le tecnologie a maggiore impatto per le imprese nei prossimi anni, dando anche precise indicazioni ai vari player del settore dei focus da tenere sotto osservazione e da integrare nelle proprie piattaforme.

Dal 2024, dichiara la società di analisi, gli sviluppatori al di fuori dei dipartimenti IT saranno circa l’80% tra gli utilizzatori di tecnologie low code (utenti aziendali e partner di vario genere) rispetto a circa il 60% del 2021. Sempre nel 2024, funzionalità di iperautomazione saranno il grande differenziale competitivo di queste piattaforme mentre dal 2027, la visione strategica Gartner indica che almeno il 50% degli investimenti dei fornitori di piattaforme low code riguarderanno l’integrazione di PBC, Packaged Business Capabilities, cioè semilavorati software con funzionalità di processo integrate focalizzate su specifiche aree e attività di business.

Inoltre, sempre secondo le previsioni Gartner, gli investimenti si indirizzeranno anche a favorire una capacità di sviluppo di soluzioni orientate all’astrazione della complessità dei processi aziendali (con interfacce utenti sempre più semplici, business logic integrata, workflow guidato, dati a costante supporto, ecc.) allo scopo di estendere l’utilizzo di queste piattaforme a utenti meno esperti, favorendo al contempo l’automazione dei processi decisionali. Tutto questo in risposta a un aumento costante della complessità delle architetture applicative che si sono sviluppate a supporto di business sempre più digital e di un costante passaggio al mondo cloud.

Fase 1: la democratizzazione dell’IT per finalizzare meglio il business


Guardando al mercato low code almeno fino al 2027, Gartner prevede tre distinte fasi che influenzeranno caratteristiche tecnologiche, tendenze, tipologie di prodotti e servizi correlati.

gartner low code

La prima fase riguarda il processo di democratizzazione nell’uso delle tecnologie low code. Si stima che circa il 41% degli addetti in un’organizzazione siano ormai “business technologist”, cioè persone che operano al di fuori del dipartimento IT creando funzionalità di analisi e micro-applicazioni di media complessità, con un ciclo di vita stimato da 1 a 3 anni, per usi interni ed esterni.

Per queste professionalità, le piattaforme low code, con una decisa focalizzazione nell’astrazione delle logiche di business, facile componibilità software, automazione spinta e semplicità nel disegno e modifica dei business workflow, puntano a favorire un uso semplificato e distribuito in azienda. Dispongono di un’elasticità architetturale in quanto cloud-native ma, soprattutto, per un basso costo di acquisto delle varie funzioni legato al deployment in cloud, verranno nei prossimi anni sempre più considerate come strumenti di produttività personale e meno tecnologie specialistiche appannaggio del dipartimento IT, salvo per lo sviluppo di quelle applicazioni di grande complessità e di continua evoluzione.

Di più: l’utilizzo ormai acclarato di smartphone e tablet nelle quotidiane attività lavorative, ha portato queste piattaforme a disporre di interfacce mobile intuitive per il disegno e lo sviluppo applicativo su device che rappresentano, dal punto di vista del fornitore, l’estensione di una strategia di offerta low code “multiexperience” e multi-device, con utilizzo di feature di AI, realtà aumentata nonché di sicurezza “by design”.

È chiaro comunque, sottolinea Gartner, che la collaborazione tra i “citizen developers” distribuiti nelle diverse business unit e il dipartimento IT resta un requisito primario per evitare lo shadow IT e per un corretto utilizzo di queste tecnologie peraltro adottate, come si diceva, anche dall’IT sia per progetti di moderata complessità (con un ciclo di vita dai 3 ai 5 anni e piccoli team di sviluppatori da due a quattro persone) sia su progetti più business critical.

Fase 2: una iper automazione per integrare l’azienda


Il previsto aumento di funzionalità e tool integrati di automazione spinta nelle piattaforme low code ha un obiettivo preciso: oltre alla semplicità d’uso e alla democratizzazione nell’utilizzo, l’obiettivo ultimo è integrare e armonizzare funzioni e processi usati nei differenti silos aziendali, aumentando l’efficienza e la trasversalità dei processi di business. A questo obiettivo vengono infatti indirizzate tecnologie RPA, BPA (Business Process Automation), piattaforme iPaas, tecniche di machine learning e AI per modellare in modo efficace e secondo le esigenze le logiche con cui il software è stato sviluppato e viene condiviso.

Si tratta di feature, commenta lo studio Gartner, che tutte le piattaforme low code dovranno garantire a partire dal 2024. E tra queste, è senz’altro importante la capacità di garantire un’automazione e orchestrazione di processi multipli per gestire ampi workflow legati a business process complessi e interdipendenti. È grazie a queste caratteristiche che si possono sviluppare attorno a queste piattaforme quei “fusion teams”, gruppi multidisciplinari composti da tecnologi, data scientist, citizen developer, utenti e business manager, in grado di monitorare e finalizzare al meglio i prodotti, le applicazioni e i servizi utili all’efficienza delle business unit e alla crescita del business.

È proprio in questa fase di arricchimento funzionale e di correlato disegno organizzativo che le piattaforme low code, magari integrate nei più ampi processi DevOps/Agile aziendali, andranno assumendo quel ruolo strategico di tessuto connettivo aziendale in grado di gestire, nei progetti di innovazione e di digital transformation, complessi livelli di automazione e di orchestrazione dei processi.

Gartner Low Code

Fase 3: Componibilità di applicazioni…e di business


In aggiunta alle caratteristiche tecnologiche tipiche delle due fasi precedenti, Gartner prevede l’arricchimento funzionale delle piattaforme low code verso il concetto della “composable enterprise”. Si tratta di consentire agli utenti una facile componibilità di semilavorati software con funzionalità di business process integrate per “costruire”, assemblando e riassemblando rapidamente, nuove funzioni e processi in risposta alle più svariate esigenze di business (supporto decisionale, opportunità improvvise, disruption impreviste, ecc).

Gli elementi business che possono essere composti e orchestrati in questi framework architetturali delle piattaforme low code comprendono prodotti, servizi, esperienze (modalità operative) e organizzazione e sono estesi, oltre che alle varie tipologie di utenti, anche ai partner e alle diverse operation. La componibilità e l’orchestrazione dei componenti e processi è coadiuvata, per raggiungere l’efficacia ottimale, da sistemi autonomous smart basati su AI, API e data service.

È il sogno di una componibilità rapida di nuove strategie di business che si collegano direttamente e in modo integrato, attraverso le piattaforme low code, ai processi aziendali e, più sotto ancora, alle tecnologie e alle applicazioni di supporto per garantire la tanto agognata flessibilità e resilienza necessaria in tempi incerti come gli attuali.

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