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NetApp: la business continuity nell’era dello smart working

Specializzata nello storage on-premise, in cloud e ibrido, nonché nelle infrastrutture iperconvergenti e convergenti per il consolidamento e la distribuzione di soluzioni fra cui la VDI, NetApp propone una visione strutturata, scalabile e integrata per permettere alle aziende di continuare a fare business anche in periodi difficili come questo. Ne abbiamo parlato con Roberto Patano, Senior Manager Solutions Engineering

Pubblicato il 24 Apr 2020

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L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus ha portato, praticamente, tutte le aziende a chiedersi come assicurare la continuità del business (business continuity), nonostante l’imposizione del lockdown: “In questo contesto – commenta Roberto Patano, Senior Manager Solutions Engineering di NetApp Italia – è emerso quanto sia opportuno avere una strategia e un’infrastruttura IT idonea per garantire la business continuity”.

Che cosa propone NetApp?

“La nostra azienda ha messo a punto un programma per la business continuity diviso in tre parti. La prima prevede workshop (di persona o da remoto) con i clienti per capire come affrontare i prossimi 30 giorni, anche a seconda di ciò che è già disponibile in azienda e delle urgenze. La seconda è focalizzata sui lavoratori da remoto (remote worker). In questo quadro si analizza se ci si debba essere orientare verso soluzioni di End-User Computing (EUC) o di Virtual Desktop Infrastructure (VDI). La terza prende in considerazione le esigenze di affidabilità, performance e sicurezza”.

Quali, fra le moltissime soluzioni NetApp, possono essere più utili per procedere all’implementazione di un’infrastruttura di Business Continuity?

“Molto – risponde Patano – dipende dalla scelta fra il cloud, oppure l’implementazione di un’infrastruttura ibrida on-premise e cloud. Nel caso che ci si orienti verso il cloud, ai non ancora clienti NetApp proponiamo la soluzione NetApp Cloud Insights, per la mappatura e il monitoraggio dell’infrastruttura multivendor esistente. All’interno della soluzione è presente, fra gli altri, Cloud Secure, uno strumento che analizza il comportamento dell’infrastruttura e rilevare la presenza di minacce quali i ransomware. I clienti NetApp, invece, già possono fruire di funzionalità di Business Continuity identiche per l’on-premises e il cloud. Nella nube si trovano nelle soluzioni Cloud Volumes ONTAP, ideale per le Pmi, e Cloud Volumes Services, usata soprattutto dalle aziende più grandi”.

L’infrastruttura che abilita lo smart working

A causa del lockdown per coronavirus si è assistito a un’impennata dello smart working. “Metà circa dei nostri clienti – racconta Patano – ha adottato, per il lavoro da remoto, soluzioni di EUC. Un’altra metà aveva già implementato, in toto o in parte, VDI che è possibile estendere anche per un utilizzo da casa. NetApp propone di installare le soluzioni di VDI sulle sue infrastrutture iperconvergenti (HCI) o sulle converged infrastructure sviluppate con Cisco, cioè le FlexPod. Per queste infrastrutture convergenti sono disponibili più di 200 ‘validated design’, linee guida per specifiche esigenze, quali VDI, progettazione CAD, AI e così via”.

E per l’alta disponibilità e la sicurezza? “I Cloud Volumes Services – conclude il Senior Manager Solutions Engineering di NetApp Italia – garantiscono già la High Availability (HA). Chi utilizza Cloud Volumes ONTAP può acquistare strumenti e risorse aggiuntivi sul cloud”. Come il già citato Cloud Secure, Cloud Sync, che permette di sincronizzare lo storage fra gli ambienti cloud e on-premise, o SnapMirror, che replica tutti i dati presenti su un computer (utilizzato anche a casa) su risorse cloud. In questo modo è possibile ripristinare velocemente le situazioni precedenti a errori, guasti o compromissioni a Recovery Point Objective (RPO) identificati automaticamente in modo granulare fino a singoli utenti e applicazioni.

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