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Migrazione al cloud privato: i vantaggi e i punti di attenzione

Il buy-in esecutivo, la valutazione delle applicazioni e la configurazione degli strumenti sono tutti fattori strategici nella selezione di una soluzione in cloud per operare una migrazione di successo

Pubblicato il 14 Feb 2020

migrazione al private cloud cover

Migrazione al cloud privato come strategia di potenziamento delle infrastrutture e del business, guadagnando agilità, flessibilità e capacità elaborativa, subappaltando la complessità grazie a una digitalizzazione spinta.

Una scelta che presenta comunque non poche difficoltà per i responsabili dei sistemi e dei servizi.

Come e perché la migrazione in cloud conviene

Le organizzazioni possono utilizzare il private cloud ​​per avere un maggiore controllo delle risorse, aumentare i livelli di sicurezza e garantire al meglio la continuità operativa. Inoltre, i cloud privati ​​sono spesso molto più personalizzati rispetto alle esigenze dell’organizzazione che scelgono di operare nei cloud pubblici.

A fronte dei numerosi vantaggi, il freno più inportante alla migrazione al cloud privato da parte delle aziende è la mancanza di competenze interne. Ne consegue che, molto spesso, si faccia affidamento a un fornitore di servizi di terze parti.

“La migrazione al cloud privato rende indispensabile sviluppare una serie di competenze interne – ha spiegato Sriram Subramanian, analista di IDC -: direttamente o tramite partner che apportino tale competenza”.

Indipendentemente dal fatto che un’organizzazione decida di creare il proprio cloud locale o di rivolgersi a un provider, ci sono dei passaggi da rispettare nella migrazione al cloud privato. Il buy-in da parte di stakeholder (ad esempio manager e responsabili IT) è essenziale per qualsiasi spostamento di uno o più carichi di lavoro sulle nuvole. Prima di definire gli obiettivi, di acquistare il software o di fare un beta test, la leadership deve concordare una migrazione al cloud privato seguendo alcuni passaggi chiave per abilitare le funzionalità self-service, apportando vantaggi all’organizzazione.

Migrazione al cloud: i consigli degli esperti

Gli amministratori di sistema hanno bisogno di un piano prima di spostare i carichi di lavoro.

“È fondamentale chiarire gli obiettivi aziendali, di cui quelli comuni includono l’ottimizzazione del TCO (Totale Cost Ownership) – ha ribadito Subramanian -, l’aumento della scalabilità e dell’agilità, la riduzione del time to market e la decentralizzazione dell’IT. C’è anche molto da dire sull’adozione di un modello as-a-service, che gli amministratori dovrebbero valutare come parte del processo di pianificazione. Uno degli inibitori alla migrazione al cloud è la resistenza interna degli amministratori IT che tendono a considerare un modello as-a-service o il provisioning self-service come un limite al loro controllo. Questi modelli possono anche cambiare il modo in cui le organizzazioni spendono i budget IT, poiché utilizzano generalmente un sistema di chargeback, che potrebbe richiedere una ricalibrazione delle procedure contabili e dell’allocazione del budget”.

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Il ruolo degli amministratori

“In una configurazione del cloud privato ottimale – ha aggiunto Subramanian – gli amministratori IT continuano a svolgere un ruolo centrale presidiando le attività dell’infrastruttura e le relative tempistiche. Per altro sarebbe utile convincere altre parti dell’organizzazione ad adottare questo modello di distribuzione IT”.

Gli amministratori dovrebbero anche comprendere gli obiettivi organizzativi e il contesto per cui stanno passando al cloud privato. Questo aiuta l’organizzazione ad allineare i dipartimenti in modo da gestire efficacemente carichi di lavoro e infrastrutture mentre si passa a un modello di fruizione As a Service.

Inventariare e documentare tutto

Un altro passaggio chiave per la migrazione al cloud è la raccolta di dati per formare una strategia di distribuzione adeguata. Durante il processo di raccolta, gli amministratori devono inventariare e documentare sistemi, applicazioni, licenze, competenze disponibili, accordi sui livelli di servizio (SLA – Service Level Agreement) e persino le tabelle di ammortamento per gli investimenti in essere.

Attenzione ai costi del private cloud nel breve termine

Attenzione: avvertono gli esperti. La migrazione al cloud privato non dovrebbe essere vista come uno sforzo di riduzione dei costi, anzi: nel breve termine i budget potrebbero dover essere potenziati per supportare alcune fasi della transizione.

Come sottolineano gli esperti, sebbene le organizzazioni abbiano un costo iniziale più elevato per il cloud privato, non otterranno realmente tutti i vantaggi a meno che loro e i dirigenti adottino una mentalità che consideri la migrazione al cloud come un passo verso la creazione di un’impresa digitale.

Agilità funzionale grazie a una selezione di strumenti

Se le organizzazioni considerano cose come ridimensionare l’infrastruttura cloud, abilitare logiche DevOps, utilizzare l’infrastruttura come codice o introdurre la containerizzazione, gli amministratori possono andare oltre la mentalità lift-and-shift. Se il cloud pubblico è più conosciuto quando si parla di innovazione dei servizi IT, il cloud privato può implementare le funzionalità in modo più efficiente se si sanno selezionare gli strumenti giusti.

A meno che non sia un’organizzazione molto piccola, la maggior parte degli amministratori non ha la scelta finale nella selezione del cloud in quanto la decisione spetta comunque ai C-Level. Tuttavia, gli amministratori possono guidare i decisori nella maniera migliore, fornendo sia i requisiti tecnici che i criteri di scelta della piattaforma più adatta in base ai requisiti aziendali.

Back up &co: tempi diversi a seconda dei carichi di lavoro

Un altro aspetto fondamentale è impostare un piano per il backup su cloud. Esistono molti approcci possibili, ma un buon punto di partenza è valutare punto di ripristino e tempo di recupero per determinare il modo migliore per gestire i flussi di lavoro di backup quando l’organizzazione si sposta in un cloud privato.

“Il tempo necessario a spostare un carico di lavoro dipende dalla sua natura e dalla competenza interna di un’organizzazione – ha concluso Subramanian -. Gli amministratori possono spostare le applicazioni raggruppate insieme, accoppiando in maniera ravvicinata calcolo e dati così come sono o con modifiche minime alla configurazione. Le applicazioni che richiedono il refactoring in architetture native o distribuite su cloud impiegano più tempo a migrare perché il codice software deve sapere per utilizzare risorse basate su cloud. Il mio consiglio? Usare, quando possibile, l’automazione per accelerare il processo”.

In conclusione, è importante che gli amministratori considerino attentamente le tecnologie di private cloud disponibili per assicurarsi di selezionare ciò di cui l’organizzazione e il loro team hanno bisogno, pianificando in modo corretto tutte le fasi di migrazione al cloud.

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