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Huawei – Amministrazione USA: una bufera che mette a rischio lo sviluppo del 5G

La società cinese finita nel mirino dell’Amministrazione USA perde la licenza di Google per l’uso della versione completa (non open source) di Android e di altri servizi, con potenziali ripercussioni per milioni di utenti. Il blocco delle forniture di chip “Made in USA” minaccia lo sviluppo delle nuove reti 5G in Europa e in Italia

Pubblicato il 23 Mag 2019

huawei Amministrazione USA

Mentre la geopolitica riporta d’attualità barriere fisiche, commerciali e legislative che si credevano destinate a sparire, diventa difficile trascurare le conseguenze per il mondo tecnologia e delle reti. Dalle problematiche tecnico-legali sulla collocazione dei dati note agli addetti ai lavori si è giunti agli impatti macroscopici che investono direttamente i consumatori. È notizia di questi giorni la decisione di Google di sospendere la collaborazione con Huawei su Android, ottemperando ai diktat dell’Amministrazione Trump che ha inserito la società cinese nella lista nera, dopo l’ultimo stallo nei negoziati commerciali tra Washington e Pechino.

Diktat Amministrazione USA: un domino che ricade anche sulle aziende europee?

Che si tratti di aggiungere pesi sul piatto della contrattazione, di tutelare la sicurezza delle infrastrutture USA o, più prosaicamente, di proteggere le aziende americane dalla concorrenza, 2,5 miliardi di smartphone e altri apparati Huawei venduti nel mondo potrebbero perdere l’accesso agli aggiornamenti del sistema operativo Android e a servizi popolari come Play Store, YouTube e Gmail. Anche le aziende americane produttrici di microchip (Broadcom, Intel, Qualcomm, Xilinx) sono tenute ad adeguarsi alla direttiva sospendendo le forniture a Huawei, con conseguenze che toccheranno anche i fornitori europei, come STM e Infineon, legati da brevetti e rapporti commerciali con gli USA oltre che i prodotti, imponendo cambiamenti non facilmente prevedibili.

Huawei è seconda nel mercato smartphone

La società cinese è oggi l’unica ad aver segnato forte crescita nel mercato maturo degli smartphone (+33% nel 2018, su un mercato mondiale in declino del 5%, secondo IDC).

Nel primo trimestre del 2019 Huawei ha guadagnato la seconda posizione dopo Samsung con il 17% di quota di mercato (dati Counterpoint’s Market Monitor) sorpassando Apple che è al 12%. Sulla decisione di Google di sospendere la licenza Android lo statement ufficiale dell’azienda cinese dichiara: “Huawei ha apportato un contributo sostanziale allo sviluppo e alla crescita di Android in tutto il mondo. Essendo uno dei principali partner a livello globale di Android, abbiamo lavorato assiduamente sulla loro piattaforma open source per sviluppare un ecosistema di cui hanno beneficiato sia gli utenti che l’intero settore. Huawei continuerà a fornire aggiornamenti di sicurezza e servizi post-vendita a tutti gli smartphone e tablet Huawei e Honor esistenti, ovvero quelli già venduti o ancora disponibili in tutto il mondo”. Nello statement, Huawei promette di continuare a costruire un ecosistema software sicuro e sostenibile per fornire la migliore esperienza d’uso a tutti gli utenti a livello globale: l’annuncio in pratica di un sistema alternativo ad Android con cui mercato e sviluppatori dovranno fare i conti.

5G, la madre di tutte le battaglie

Sul fronte dei sistemi per il mercato telco e d’impresa la società respinge le accuse alla sicurezza dei propri apparati. Nella nota ufficiale si legge che: “non è mai stata fornita alcuna prova che Huawei costituisca un rischio per la sicurezza. Eppure negli ultimi 30 anni i nostri prodotti e soluzioni hanno servito clienti in oltre 170 Paesi. Tra i nostri clienti ci sono i principali operatori, le aziende Fortune Global 500 e centinaia di milioni di consumatori. Huawei è impegnata a collaborare con tutte le istituzioni per sviluppare un approccio comune alla cybersicurezza e per realizzare in modo congiunto la sicurezza delle reti 5G”.

Secondo dati di Dell’Oro Group, Huawei ha raggiunto nel 2018 il 29% di quota (in fatturato) nel mercato mondiale dei sistemi di telecomunicazioni, ed è il primo fornitore davanti a Nokia (con Alcatel Lucent) ed Ericsson. Il braccio di ferro politico ed economico tra Usa e Cina potrebbe avere pesanti conseguenze nel mondo delle reti e creare ritardi nello sviluppo, anche in Europa, delle infrastrutture 5G e dei progetti collegati.

Huawei in Italia: una presenza importante

Huawei è fortemente impegnata nel 5G dove gioca contemporaneamente sui tavoli dei sistemi per il mondo telco, per l’automazione industriale e per le smart city. In Italia è fornitore degli apparati di centrale e terminali dei principali operatori telco, con in testa TIM (2,5 miliardi di euro d’investimenti previsti per il 5G) che ha avviato progetti pilota con Huawei a Torino e Bari. Si aggiungono aziende utility come Areti, impegnata sullo sviluppo di soluzioni di smartcity e Retelit che vi ha basato l’infrastruttura d’erogazione dei servizi cloud per i propri clienti.

La società cinese ha in Italia collaborazioni con università e amministrazioni locali. Con CRS4, consorzio che unisce Regione Sardegna, Fastweb e PMI, collabora nel Joint Innovation Center (JIC) che da due anni fa ricerca in ambiti di smart city e sicurezza; dal 7 novembre scorso con un nuovo accordo tra il presidente della Regione Francesco Pigliaru e l’AD di Huawei Italia Thomas Miao la collaborazione è stata estesa ai settori della salute, dei trasporti, della gestione dei rifiuti, della logistica, della sicurezza e dell’Industria 4.0. “Huawei mette a disposizione i suoi ricercatori nello sviluppo di applicazioni avanzate che prescindono dalle infrastrutture di rete. Al momento non ci aspettiamo ripercussioni sui piani avviati”, ha dichiarato Lidia Leoni, direttrice del settore partnership strategiche di CRS4, da noi raggiunta al telefono.

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