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Gestire le soluzioni in cloud da un’unica dashboard

Le opportunità offerte dal cloud sono molteplici, ma per trarne realmente vantaggio è necessario gestire le soluzioni in modo efficace, come è possibile fare attraverso una dashboard personalizzata

Pubblicato il 13 Mag 2022

dashboard cloud

Che sia pubblico, privato o ibrido, il cloud può presentare un rilevante problema: la gestione delle soluzioni. Chiariamo subito che non si tratta di uno scoglio insuperabile, ma per evitare che l’esperienza del cloud si trasformi in un incubo, questa situazione va governata in modo adeguato e con gli strumenti giusti. Il rischio è, altrimenti, di andare incontro al cloud sprawl: il personale IT può perdere traccia delle risorse cloud e queste possono, perciò, moltiplicarsi senza controllo in tutta l’organizzazione creando problemi di gestione, di sicurezza e di costi.

Va da sé, quindi, che la sfida di gestire le soluzioni in cloud debba essere affrontata in maniera appropriata al fine di sfruttare al meglio le opportunità offerte in termini di flessibilità e scalabilità. Solo così si riescono a ottenere quei benefici di prestazioni, affidabilità e contenimento dei costi che il cloud promette.

Un single pane of glass

Le aree essenziali per gestire le soluzioni in cloud includono le istanze e le configurazioni automatizzate e orchestrate, l’accesso sicuro e l’aderenza alle policy, e il monitoraggio a tutti i livelli. Se tutto questo viene eseguito nel modo più efficiente possibile si ottiene un vantaggio in termini di costi.

Si tratta quindi di affrontare al meglio la gestione di multicloud, portali self-service per gli utenti e altre forme di provisioning e orchestrazione. A tal fine l’ideale sarebbe avere un single pane of glass, ovvero uno strumento di gestione che unifichi i dati o le interfacce di diverse fonti e li presenti in un’unica vista: in pratica, una dashboard. Questo approccio aiuta a ottenere una prospettiva migliore su quali informazioni sono effettivamente preziose e a presentarle in modo tale che si possa agire più facilmente su di esse.

“Solitamente, aziende di grandi dimensioni con un’infrastruttura importante cercano di gestire in autonomia il cloud – precisa Andrea Gaspari, Delivery Director di WESTPOLE Italia ed esperto di multicloud –. Tuttavia, riunire all’interno di un’unica consolle tutte le informazioni inerenti i propri servizi e le proprie soluzioni cloud è un’attività piuttosto complessa. Per questo, è tipicamente il service provider che offre ai clienti la possibilità di avere sotto controllo, da una dashboard personalizzata in funzione degli obiettivi che si intende raggiungere, e lo stato complessivo dell’infrastruttura, indipendentemente da dove questa sia posizionata, se sul cloud privato oppure sul cloud pubblico o ancora in un multicloud”.

Migliore gestione con una Cloud Management Platform

Ci sono molti modi per affrontare la gestione del cloud e normalmente si utilizzano soluzioni tecnologiche impiegate in modo orchestrato. Gli strumenti di monitoraggio dei costi possono aiutare a navigare nei complessi modelli di prezzi dei fornitori. Le applicazioni funzionano in modo più efficiente quando utilizzano strumenti di ottimizzazione delle prestazioni e con architetture progettate con metodologie collaudate. Poiché non esiste un approccio unico, le decisioni di gestione del cloud devono dipendere dalle priorità e dagli obiettivi aziendali individuali.

“In tal senso, sono sempre più spesso usate le Cloud Management Platform (CMP) – sottolinea Andrea Gaspari – che permettono di avere una visibilità globale all’interno di un’unica dashboard di tutto ciò che fa capo ai servizi e alle soluzioni cloud che si stanno usando. Compresi anche i costi che si stanno sostenendo. Non solo. L’integrazione di veri e propri orchestratori permette di spostarsi da un cloud all’altro per sfruttare migliori opportunità economiche o performance, a seconda dell’esigenza del momento, o di rimodulare la composizione del cloud a livello geografico per soddisfare necessità tecnologiche, di performance o di costo”. L’impiego delle CMP sta avendo una diffusione tale che il giro d’affari che generano si prevede raggiungerà 21 miliardi di dollari a livello globale nel 2026, con una crescita ogni 12 mesi del 20,4%.

Creare la dashboard ideale

Come detto, non esiste una dashboard predefinita per gestire le soluzioni in cloud e i servizi. Ogni azienda ha obiettivi e processi propri che la porteranno a definire con il service provider una specifica dashboard. Però, per raggiungere il risultato atteso, bisogna avere ben chiari i requisiti di business e i loro trend per fornire indicazioni su ciò che si vuole misurare e tracciare nel tempo. Sono molte le metriche che potenzialmente sarebbe bene monitorare, ma ogni azienda dovrebbe scegliere quelle che contano di più per il proprio business. A tal fine, si può tenere conto che:

  • I dati sull’utilizzo delle istanze e sulle prestazioni (processore, memoria, disco e così via) forniscono informazioni sullo stato dell’infrastruttura.
  • I servizi di load-balancing distribuiscono il traffico di rete in entrata.
  • Le istanze di cache usano la memoria per conservare i dati a cui si accede più di frequente evitando la necessità di usare supporti di memorizzazione più lenti.
  • I servizi di serverless computing sono utilizzati per fornire capacità computazionali senza la necessità di creare istanze o virtual machine.

Fino alla Full Stack Observability

Gartner definisce le CPM come prodotti integrati che permettono di gestire ambienti cloud pubblici, privati e ibridi. E stabilisce dei requisiti minimi per appartenere a questa categoria: si devono incorporare interfacce self-service, fornire immagini di sistema, consentire la misurazione e la fatturazione e offrire un certo grado di ottimizzazione del workload attraverso policy stabilite. Gartner precisa, inoltre, che le offerte più avanzate possono anche integrarsi con sistemi di gestione aziendale esterni. A riguardo, Andrea Gaspari afferma: “Una volta settati sulla console la gestione e il controllo dell’infrastruttura, quindi i workload, l’occupazione dei dischi, l’occupazione della memoria, la gestione dei picchi e così via, si può arrivare al controllo del livello applicativo. Si entra quindi nel mondo dell’observability e si possono tenere monitorate anche l’efficienza e le performance delle applicazioni. Ma si può andare anche oltre e, tramite la stessa dashboard, ci si può spingere a gestire anche i processi di business, a integrare la Full Stack Observability. A questo punto sarà il business dell’azienda a suggerire quali parametri tenere monitorati rispetto a come funziona un’applicazione. È la riprova di come la tecnologia possa essere di supporto al business”.

Un supporto essenziale

Gestire le soluzioni in cloud è un’attività fondamentale per ottenere sempre il meglio dai servizi disponibili, anche su cloud differenti. Tutto però dipende dalla dashboard che si usa. Deve infatti essere organizzata in modo tale da consentire di monitorare tutti i parametri necessari a raggiungere gli obiettivi che ci si è posti. In questo il supporto del service cloud provider si rivela essenziale.

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