Dynamic Data Center: punti di contatto e di scontro tra i vendor

Quali strategie e quali approcci stanno adottando i vendor per garantire un’offerta adeguata in ambito Dynamic Data Center? Gli analisti di Gartner presentano la loro visione in merito, sulla base anche di alcune interviste fatte in tempo reale ad alcune aziende utenti durante l’ultimo symposium.

Pubblicato il 05 Feb 2010


Quali strategie seguono i vendor nel riposizionarsi per offrire un data center nuovo e “dinamico o adattativo” (cioè capace di portare soluzioni da in house a esternalizzate o “in the cloud”)? E data la generale eterogeneità delle soluzioni in essere, su chi puntare come partner strategico e chi tenersi come controparte tattica? Domande affrontate davanti al vasto uditorio dell’ultimo Symposium di Gartner da un panel di tre analisti, Phil Dawson, VP Infrastructure e Operation, Neil Rickard, VP Networking (remoto e locale al data center), e Donald Feinberg, Vp Information & Infrastructure. Dalle risposte, inesorabilmente articolate, proviamo a sintetizzare qui alcune indicazioni.

I Vendor in corsa
Gli analisti Gartner hanno messo i protagonisti dell’offerta in due gironi. Nel primo abbiamo Cisco, Hp, Ibm, Oracle e Vmware le cui strategie vengono illustrate nell’articolo precedente. Nel secondo abbiamo Dell, Microsoft, Amazon e Google: Dell è specializzato in volumi di infrastrutture data center e cloud; Microsoft affianca alla gestione di risorse fisiche e virtuali un bridge ai data center nel cloud; l’accoppiata Amazon/Google integra e gestisce risorse nel cloud con un hosting alternativo ai data center.

Quali strategie e punti di frizione?
Per far crescere il loro business nei data center, i vendor (di sistemi, soluzioni, o rete) “invadono” ormai aree adiacenti passando dalla complementarietà a una crescente sovrapposizione. Si va quindi configurando una situazione dove i differenti vendor non proporranno strategie e soluzioni completamente alternative; Gartner evidenzia sei grandi filoni strategici (vedi figura 1) all’interno dei quali vendor “consolidati” (come Hp e Ibm) e vendor “sfidanti” (come Cisco e Oracle/Sun) si contenderanno quote di mercato agendo, con modalità diverse, sull’una e/o sull’altra strategia.

Figura 1 – Aree potenziali di espansione e guadagno di market share dei vendor verso il dynamic data center. Cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente

La concorrenza si ripercuoterà ovviamente sulla rete dei partner: vendor che fino a ieri non erano concorrenti (e che quindi potevano avere accordi e relazioni anche con gli stessi partner) oggi lo sono e dato che alla fine è il partner che “controlla” il cliente, è evidente che la contesa in questa arena sarà serratissima.
Tornando alle strategie sintetizzate da Gartner, quella che la società di analisi definisce “product adijacence”, ossia l’integrazione nella propria offerta di prodotti finora ad essa estranei (server per chi era focalizzato su software o networking, componenti di rete per chi si occupava principalmente di server) è tipica degli sfidanti (Oracle acquisisce Sun; Cisco muove dalla rete e da Unified fabric nel mercato dei server con Unified Computing System; ma anche la stessa Hp, che non è certo uno sfidante, aggiunge componenti network con Procurve).
Da “consolidati” è l’espansione del mercato con acquisizioni, che aggiungono strati funzionali a protezione del proprio solution marketing (anche se poi, ovviamente, uno “sfidante” come Oracle, ha potuto rendere effettiva la propria trasformazione da software vendor a player globale del dynamic data center solo attraverso l’acquisizione di un hardware vendor).
L’infrastruttura di virtualizzazione è un refresh di sistema che induce consolidamento e agilità, dominato dai vendor di sistema.
L’infrastruttura cloud rappresenta l’espansione del dynamic data center con un ampliamento del mercato di riferimento (tecnologie e soluzioni delle quali le aziende che vogliono, per esempio, aderire a un “public cloud” devono dotarsi; oltre che, ovviamente, quelle necessarie nel caso di “private cloud”).
La trasformazione del server con nuove forme hardware come blade e dispositivi di vario tipo introduce funzioni di agilità dinamiche all’interno dell’infrastruttura: virtual I/O del server, mappabile in I/O di rete o di sistema, o meccanismi di controllo, per esempio Configuration management proattivo che integra requirement applicativi o di database per I/O o storage.
Dalle strategie di economie di volume, più vulnerabili con la recessione 2009 (ad esempio i sistemi basati su x86 rispetto a sistemi high end protetti da contratti pluriennali), è lecito attendersi un recupero più veloce. Farà da leva lo sforzo di sviluppatori e Isv, che in maggioranza sviluppano su Linux e Windows (e sempre più direttamente nel cloud piuttosto che per la propria infrastruttura).

Quali indicazioni?
Dalle dichiarazioni degli analisti Gartner ricaviamo almeno due linee guida.
Primo, dall’universo software dove era finora prevalentemente di casa, il dualismo fra la scelta “best of breed” (comprare il meglio da diversi vendor e farsi carico dell’integrazione, puntando sugli standard per evitare il lock-in tecnologico) o affidarsi a un unico vendor strategico (e a una relazione che eviti lock-in contrattuali) si allargherà all’hardware del data center dinamico. A maggior ragione si dovrà poter scegliere un unico megavendor o mettere un Db Oracle su un server Ibm in una rete Cisco (il mercato obbliga i vendor a mantenere aperti i loro stessi stack al best of breed).
Secondo, cresce la forza d’attrazione dell’insieme Windows/Linux x86 sulle componenti best of breed: sviluppatori e Isv sviluppano in maggioranza su Windows e Linux; i nuovi entranti nel data center dinamico investono dove c’è più probabilità di successo e introducono dispositivi programmati x86 Windows/Linux. Non ultimo c’è l’effetto del nuovo chip Nehalem (l’ultima generazione di processori Intel) la cui potenza accelera le migrazioni da Unix/Risc a Linux /x86 e fa risalire le quotazioni di Xeon rispetto allo stesso Itanium.

Le “previsioni” dei presenti
Durante il Symposium di Gartner, in un’anteprima delle presentazioni degli analisti, 56 clienti presenti sono stati chiamati a votare in tempo reale per esprimere la loro “percezione” dei vendor e identificare quello meglio qualificato per il data center dinamico. Con i seguenti risultati (ovviamente solo orientativi): Hp e Ibm sono le due società “messe meglio”, Ibm è la meno “escludibile”; VMware e Cisco sono ben viste dalle aziende utenti; Microsoft e Oracle risultano con un punteggio piuttosto basso, probabilmente perché i player di riferimento per i data center sono fino ad oggi stati global vendor con offerta hardware; Dell e RedHat devono ancora “dimostrare di essere innovatori del data center” (vedi figura 2).

Figura 2 – Percezione delle aziende utenti sulla preparazione dei vendor nell'offerta in ambito dynamic data center. Cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente

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