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VMworld 2020, le novità per affrontare un mondo unpredictable

All’evento internazionale svoltosi, come richiede l’emergenza, rigorosamente online, sotto i riflettori soprattutto multi cloud, application trasformation, sicurezza e infrastrutture hybrid IT di nuova generazione che utilizzano in maniera massiva l’accelerazione hardware

Pubblicato il 02 Ott 2020

VMworld

Nei primi mesi della pandemia di Covid-19, le aziende si sono mobilitate per dare una prima risposta alle esigenze di continuità del business: “Ora – ha esordito Raghu Raghuram, COO, Products and Cloud Services VMware, all’inizio di una conferenza stampa online alla vigilia di VMworld 2020 (29 settembre-1 ottobre) – la preoccupazione è un mondo ‘unpredictable’”.

Secondo il top manager di VMware, “gli utenti sono coscienti della necessità di avere una digital foundation che consenta loro non solo di adattarsi alla nuova situazione, ma anche di essere pronti per gli scenari futuri”. Mirano a rispondere a questa visione gli annunci che il vendor leader nella virtualizzazione ha presentato durante VMworld 2020.

“Abbiamo ripensato il nostro portafoglio – ha sottolineato Raghuram – per fornire in modo tempestivo ai CIO tutto quello di cui hanno e avranno bisogno oggi e in futuro”.

Libertà di scelta della piattaforma migliore per ciascuna situazione

Scendiamo un po’ di più nei dettagli delle preview di Raghuram e del collega, che ha il suo stesso job title, Rajiv Ramaswami.

Partiamo dal multi cloud. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Raghuram – è consentire ai clienti di scegliere il cloud migliore (sia esso un private cloud on-premises, un private cloud all’edge o un public cloud) per ciascuna esigenza”. E questo vale non solo per le applicazioni cloud-native, “ma anche per quelle tradizionali. A causa di vari problemi, il cloud viene spesso utilizzato solo per le applicazioni SaaS o cloud-native, mentre quelle tradizionali restano on-premises. I clienti vogliono superare questo tipo di silos”.

Per fornire ambienti di gestione coerenti in ottica multi cloud, VMware ha, negli ultimi anni, stretto collaborazioni con un numero crescente di cloud provider. “Queste partnership – ha spiegato Raghuram – prevedono che i public cloud ci forniscano hardware standard sul quale viene installato il nostro stack software. Allo stesso tempo, noi ci impegniamo a rendere il nostro software in grado di valorizzare le funzionalità specifiche offerte da ciascun cloud provider”.

Il nuovo Rinascimento di Kubernetes

Al centro di questi environment multi cloud c’è la piattaforma di virtualizzazione vSphere, al cuore degli stack VMware Cloud Foundation e dei servizi VMware Cloud. “In vSphere 7 – ha enfatizzato Raghuram – è stata integrata direttamente la tecnologia Kubernetes. Siamo convinti di essere dinnanzi a un nuovo Rinascimento di Kubernetes, il cui utilizzo diventa sempre più pervasivo nell’operatività IT quotidiana”, ha aggiunto nella sessione di domande e risposte”. A VMworld 2020 la tecnologia per la gestione centralizzata di Kubernetes Tanzu , festeggia quattro aggiunte: le versioni Basic, Standard, Advanced ed Enterprise.”

Sicurezza per la distributed workforce

In tempi di crescita dello smart working e dell’edge computing non potevano non mancare novità per la sicurezza della forza lavoro distribuita: “VMware – ha sottolineato Raghuram – adotta un strategia di zero trust security che si basa sul rendere la sicurezza sempre più intrinseca in ogni aspetto dell’IT”.

“Per la forza lavoro distribuita – è intervenuto Ramaswami – lanciamo una piattaforma SASE (Secure Access Secure Edge), costituita da diverse componenti che cooperano fra loro e si gestiscono da un single pane of glass. Le prime due, firewalling e di secure web gateway, possono essere accedute tramite i nostri PoP anche da chi non utilizza Workspace ONE. Zero trust access è invece connesso alla nostra offerta per la creazione di digital workspace. Con SASE sono state pienamente integrate e testate anche le soluzioni best of breed di Zscaler e Menlo Security”. A VMworld 2020, inoltre, dominano la scena anche evoluzioni della tecnologia di end point security Carbon Black.

Liberare le potenzialità dei server per il compute

Fra le altre novità più interessanti, infine, spicca il lancio del Project Monterey, dedicato a un IT che utilizza sempre più l’accelerazione hardware per permettere alle CPU dei server di dedicare più capacità ai task di compute. “Project Monterey – ha spiegato Rajiv – punta sull’uso di SmartNIC (smart network interface card) per la gestione di task storage e di sicurezza”. E giocherà quindi a un ruolo importante nel supporto di un’architettura distribuita e flessibile fra data center, cloud e edge nell’era del 5G.

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