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5G ed edge computing: quali opportunità e sviluppi?

La recessione economica provocata dalla pandemia globale e dalla crisi sanitaria ha messo ancora più in luce quanto sia strategico investire nell’accelerazione dell’economia digitale: nell’attuale scenario, la combinazione di reti mobili 5G e architetture di edge computing può giocare un ruolo peculiare nella realizzazione delle applicazioni di prossima generazione, in ambiti che spaziano dalle smart factory ai veicoli a guida autonoma

Pubblicato il 07 Gen 2021

edge computing

In virtù del loro potenziale innovativo e agendo in sinergia, le reti radiomobili di quinta generazione (5G) e le architetture di edge computing promettono, oggi più che mai, di diventare la chiave per aprire un universalmente auspicato “New Deal” di ripresa economica globale. Nel 2019 il 5G stava prospettandosi come uno dei trend tecnologici più interessanti, con numerosi piani di deployment nelle economie e paesi considerati più evoluti in questo settore, come Cina, Stati Uniti, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Singapore. Anche nell’Unione europea, lo European 5G Observatory aveva registrato all’inizio del 2019 circa 138 sperimentazioni (“5G trials”) in tutti i 28 stati membri. Poi, agli inizi del 2020, l’emergere della crisi sanitaria causata da Covid-19 ha condotto a una recessione economica globale, mettendo alla prova e rallentando in questi mesi anche i progetti 5G, al centro della transizione verso un’economia digitale più sostenibile e guidata da infrastrutture tecnologiche intelligenti. Tuttavia, la pandemia ha mostrato in vari modi quanto sia strategico accelerare la digital transformation, e proseguire nello sviluppo di 5G ed edge computing.

In un articolo firmato da Börje Ekholm, Presidente e CEO di Ericsson, e pubblicato dal World Economic Forum in occasione del meeting annuale 2020 di Davos, si spiega che le tecnologie emergenti, abilitate dal 5G, permetteranno di ridurre consumi ed emissioni del 15%, e che due terzi della forza lavoro globale utilizzerà la piattaforma 5G entro il 2030.

5G tra benefici promessi e sfide da affrontare

Un evento online organizzato a dicembre da ForumEurope (Accelerating the transition to a digital economy) ha richiamato l’attenzione su quanto le infrastrutture e le tecnologie digitali costituiscano indubitabilmente elementi chiave per realizzare l’obiettivo di un’Europa più digitale, “verde” e resiliente, ponendo anche un interrogativo su come le istituzioni europee possano lavorare con i governi nazionali e i rappresentanti dell’industria per riuscire a elaborare un approccio politico coordinato, che tenga conto delle differenze e delle specifiche sfide affrontate da ciascuno stato membro nell’accelerare la propria trasformazione digitale. In tale occasione, l’agenzia di stampa Ansa ha riportato un intervento dell’ex sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico, Michele Geraci, che pur ricordando “quanti dubbi ci siano sull’avvento del 5G”, ha parlato di questa tecnologia come di un “vettore essenziale d’innovazione su più livelli”.

Nel considerare i benefici della tecnologia 5G e il suo connubio con l’edge computing per proiettare il mondo verso un’economia digitale più evoluta, e auspicabilmente più sostenibile, entra infatti in gioco anche la valutazione dei rischi che l’esteso dispiegamento di reti radiomobili di quinta generazione potrà comportare per la salute delle persone. Un’analisi approfondita sullo sviluppo del 5G (5G Deployment – State of Play in Europe, Usa and Asia) svolta di recente su richiesta della commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE) del Parlamento europeo, al paragrafo “5G Electromagnetic Radiation and Safety” riporta che una “significativa preoccupazione sta emergendo circa il possibile impatto sulla salute e sicurezza derivante da un’esposizione potenzialmente molto più elevata alle radiazioni elettromagnetiche a radiofrequenza generate dal 5G”. E sempre in materia di 5G e impatto su sostenibilità e salute, non possono nemmeno essere ignorati appelli internazionali come il “5G Appeal”, già lanciato dal 2017 per chiedere lo stop del dispiegamento delle reti 5G: a metà dicembre 2020, l’appello, rivolto a Onu, Oms, Ue, Consiglio d’Europa e governi di tutte le nazioni, risulta sottoscritto da 411 firmatari, tra cui figurano scienziati, medici, organizzazioni ambientaliste e cittadini di oltre 200 paesi del mondo.

Quello dell’impatto sulla salute è comunque un tema molto discusso tra chi sostiene che un pericolo ci sia e chi afferma che non ci alcun pericolo, con medici e scienziati da ambo le parti.

Connubio edge computing e 5G: requisiti e casi d’uso

Più i dispositivi Internet of Things (IoT) si sviluppano e diffondono nelle applicazioni commerciali di massa e in quelle industriali (industrial IoT – IIoT), più l’implementazione di architetture di edge computing e il ricorso a reti 5G diventano una necessità per riuscire a realizzare le applicazioni di ultima generazione. Attraverso l’edge computing l’obiettivo è portare le risorse di elaborazione e storage relativamente in prossimità degli utenti e degli endpoint IoT, dove dati e informazioni vengono generati e utilizzati: questa “vicinanza” diventa infatti fondamentale per riuscire a migliorare le prestazioni delle applicazioni emergenti in una varietà di casi d’uso, accomunati però da requisiti tecnici che sono soprattutto capacità locale di calcolo real-time, o “near real-time”, larghezza di banda, ridotta latenza nei tempi di risposta.

In altre parole, si tratta di applicazioni in cui, per ragioni tecniche, economiche e di affidabilità dell’applicazione, non è fattibile implementare comunicazioni dati continue verso e da il cloud centrale. Un caso d’uso classico è quello delle “self-driving cars” o dei veicoli a guida autonoma, che devono saper acquisire in tempo reale una consapevolezza situazionale dell’ambiente circostante e degli eventi in corso, attuando le conseguenti azioni (frenata, sterzata) in frazioni di secondo. Per raggiungere tali capacità di reazione, e riflessi simili a quelli umani, ai veicoli connessi di prossima generazione, dotati di guida completamente autonoma, non basterà utilizzare le reti radiomobili 4G. Qui, la tecnologia 5G, in grado di contenere latenza e tempi di reazione entro un millisecondo, in combinazione con infrastrutture di edge computing, dedicato all’erogazione di capacità computazionale e intelligenza a livello locale, appaiono in prospettiva requisiti fortemente richiesti.

Un altro caso d’uso chiave, nell’area Industria 4.0, è quello delle smart factory, dove, ad esempio, attraverso il servizio di comunicazione mMTC (Massive Machine Type Communications), il 5G può arrivare a connettere fino a un milione di dispositivi IoT e sensori intelligenti per chilomentro quadrato, contro i 100 mila device per chilometro quadrato gestibili dalle attuali reti 4G.

Assieme al 5G, il ruolo dell’edge computing come tecnologia fondamentale per le imprese industriali, grazie alla sua la capacità di fornire latenza ridotta, sicurezza, e costi inferiori, emerge anche da una recente analisi della società di ricerca e consulenza Frost & Sullivan (“5G and Edge Computing – Cloud Workloads Shifting to the Edge, Forecast to 2024”).

Nonostante si trovi ancora in uno stadio iniziale, il mercato del multi-access edge computing (MEC), prevede F&S, è stimato crescere con un Cagr del 157,4%, per raggiungere entro il 2024 un giro d’affari pari a 7,3 miliardi di dollari, contro i 64,1 milioni di dollari del 2019. Sempre secondo la ricerca, entro il 2022 circa il 90% delle imprese industriali utilizzeranno l’edge computing, creando enormi prospettive di crescita per i vari partecipanti del mercato MEC, fra cui sono inclusi operatori di telecomunicazioni, system integrator, cloud provider.

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