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Rete idrica smart come l’elettrica, grazie all’IoT sostenibile



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Grazie a dispositivi intelligenti, a bassa potenza e basso costo ma sempre connessi, chi gestisce il sistema idrico diventa in grado di minimizzarne le perdite, potendo conoscere i consumi in modo capillare e puntuale. Con questi “nuovi” dati, si riesce anche a massimizzare il proprio business, sempre garantendo a tutti il servizio idrico e abilitandone anche altri in chiave Smart City  

Pubblicato il 3 giu 2024

Marta Abba'

Giornalista



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Prima era forse necessario viaggiare, visitando alcuni Paesi o aree definite “a rischio” per toccare con mano e sperimentare sulla propria pelle che l’acqua non è una risorsa infinita e neppure scontata. Negli ultimi anni, da quando hanno iniziato a spuntare titoli che “denunciano” il divieto di innaffiare giardini e aiuole a nostro piacimento, l’emergenza idrica ha fatto ufficialmente ingresso nella quotidianità anche dei cittadini italiani. Qualcuno ha iniziato a chiudere il rubinetto più spesso, a velocizzare la doccia e ad adottare comportamenti più virtuosi, incoraggiato da vademecum e indicazioni di esperti e influencer. Sempre di più, però, è emersa la chiara necessità di azioni su larga scala, meglio se con l’utilizzo di quelle tecnologie su cui in altri ambiti, anche meno essenziali, investiamo già da diversi anni.

Il monitoraggio dei consumi e la svolta data driven

La risposta a questa nuova consapevolezza e alle sempre più diffuse pretese di iniziative concrete parte dall’IoT. È infatti questa tecnologia, “sotto forma” di smart meters, che abilita un nuovo paradigma di rete idrica data driven e più attuale di quello basato sulle serie storiche usate in differita di anni. Una rete idrica che sia finalmente “al pari” di quella elettrica, per quanto riguarda le possibilità di monitoraggio, iniziando dal poter conoscere i modelli di consumo dei singoli utenti.

Gli ostacoli principali da superare – e solo di recente superati – erano due: le batterie e la connettività. “I contatori non possono essere cambiati ogni anno e oggi siamo finalmente in grado di svilupparne di autonomi, con una batteria che regge dai 10 ai 13 anni” spiega Patrizio Pisani Research manager di Unidata. Quanto alla raggiungibilità degli smart meters, perché possano “parlare” con il resto della rete, “non è stato banale realizzare una infrastruttura che raggiunga milioni di contatori, soprattutto se inseriti in ambienti con alta attenuazione di segnale radio come tombini o scantinati” racconta Pisani.

Ora che sul mercato sono arrivati dispositivi a bassa potenza, ben connessi alla rete e accessibili per i nostri portafogli, le modalità di gestione della rete idrica sono cambiate totalmente. “Oltre a ragionare su produzione, sollevamento, trasporto, distribuzione e trattamento delle acque, si può contare anche sui dati dei consumi dei singoli” spiega Pisani. Ciò significa mettere da parte serie storiche e modelli statistici usati per abbozzare dei pattern di utilizzo dell’acqua casa per casa, lasciando parlare i dati direttamente rilevati sul territorio. Non proprio in real time, ma quasi.

Questa novità apre alla possibilità di creare schemi ibridi di reti federate tra reti pubbliche (di operatori come Unidata, di comuni o di gestori idrici), reti private, reti di community, per una gestione dei dati intelligente. Dato che tutto viene oramai definito intelligente, meglio precisare: si tratta di una gestione in grado di prevedere la domanda idrica degli utenti e di clusterizzarli per comportamenti di consumo, di misurare il bilancio idrico quasi in tempo reale rilevando anomalie e di stimare i parametri di rete, ottimizzandola in modo continuo.

Tutte nuove opportunità per migliorare un servizio ai cittadini in cui la priorità è però una sola, tremendamente urgente e diffusa su tutto il territorio italiano. Minimizzare le perdite che oggi “ci sottraggono” il 40% del volume totale di acqua gestita dalla rete.

“Prima di identificarle e ripararle, si cerca di limitare i danni abbassando la pressione all’interno dell’impianto. Ma bisogna agire in modo da poter sempre e comunque garantire il servizio a chiunque sia allacciato alla rete” spiega Pisani. “È in situazioni come questa che i dati sui consumi cambiano lo scenario. Oggi possiamo finalmente implementare una gestione intelligente delle pressioni all’interno della rete, basandoci non più solo sulle regole idrauliche, ma anche sulla domanda che mi aspetto ad una data ora da un dato appartamento”.

Tecnologia e business a braccetto verso il futuro

La possibilità di monitorare i consumi apre il sipario e mostra “panorami idrici” finora ignoti che innescano nuovi paradigmi di efficienza. Si possono individuare variazioni non solo giornaliere ma anche stagionali e settimanali in modo puntuale, nelle città ma anche nei paesi che magari nel fine settimana vedono raddoppiare la propria popolazione per poi svuotarsi anche totalmente in alcune stagioni “morte”.

Le reti idriche si possono personalizzare e ottimizzare, “fino ad assomigliare a vere e proprie smart grid data driven in cui – spiega Pisani – il sistema di controllo diventa ibrido affiancando ai modelli matematici/ingegneristici i consumi misurati in real time”.

L’intelligenza artificiale gioca un ruolo da protagonista, come ogni volta che ci sono enormi quantità di dati a disposizione. In questo caso specifico, “si utilizzano reti neurali appositamente addestrate per la clusterizzazione di utenti e l’individuazione dei diversi modelli di consumo idrico – precisa Pisani – L’obiettivo principale è ottenere dei modelli predittivi per un settaggio ottimale, che garantisca massime prestazioni ma minimo spreco”. Un paradigma che non suona certo nuovo: si ripresenta in molti altri ambiti e contesti, ma in quello delle reti idriche va ricordato che si sta intervenendo su un servizio da garantire a tutti, ovunque.

“Non si può quindi ragionare come in un qualsiasi altro mercato” fa notare Pisani. “La vera sfida non è puramente tecnologica ma intreccia l’innovazione con la sostenibilità del modello di business: i conti devono tornare, anche dove gli utenti sono sparsi o pochi, dove non c’è solo pianura, dove il territorio è complesso”.

Innovare la rete idrica si traduce quindi non in un aggiornamento delle soluzioni tech, ma nella ricerca, luogo per luogo, di quel punto di equilibrio in cui il servizio idrico è garantito ma anche sostenibile economicamente e dal punto di vista ambientale, “poche perdite” in primis.

Dall’IoT “idrico” una spinta ai servizi per smart city

L’Italia, seppur piccola, offre un’ampia varietà di sfide dal punto di vista territoriale. Unidata, scommettendo sulle proprie soluzioni di Smart Metering Idrico, ne sta accettando tante e trasforma il Paese in un laboratorio in cui implementarle guardando al futuro.

“L’idea è di sviluppare nei prossimi anni la nostra tecnologia allargandola al settore energetico e aumentando lo stream di dati generati dalla lettura dei consumi e dai sistemi AI, per elevare il concetto di infrastruttura che genera dati e inglobare altre tecnologie di comunicazione” racconta Pisani. Poi guarda alla smart city e a tutto ciò che questo termine può significare nel concreto. Pensando agli smart meters e alla rete idrica, lo si potrebbe declinare nell’immediato all’offerta di servizi ai cittadini relativi a parcheggi, traffico, gestione intelligente di scuole ed edifici pubblici. Pisani cita questi esempi, ne aggiungerebbe volentieri molti altri, ma è solo per far immaginare come “i nuovi dispositivi IoT possano rappresentare degli abilitatori digitali del territorio”. Anche delle zone meno innovative e popolate, anche delle meno appetibili per chi fa business”.

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