Digital360 Awards

L’imprevedibile arte di essere CIO

La community raccolta intorno ai Digital360Awards e al CIOSummIT si interroga sull’interpretazione di una fase in cui l’imprevedibilità è il fattore determinante. Il prossimo appuntamento è quello di Lazise, per l’evento finale in autunno. Nel frattempo, prende forma la consapevolezza di un processo di cambiamento del ruolo che, oggi, i CIO si trovano a interpretare.

Pubblicato il 15 Lug 2022

D360 awards

C’è una variabile entrata con forza nella vita delle aziende: l’imprevedibilità. Dallo scoppio della pandemia in poi, si è smesso di illudersi di poter controllare tutto cercando invece di evolvere verso un nuovo approccio, facendo leva sulla tecnologia. Anche in questa nuova sfida, dunque, i CIO sono protagonisti. Il loro ruolo sta cambiando da tempo, ora questo processo accelera e si adegua alle nuove esigenze dettate da un new normal ricco di imprevisti, ma anche di opportunità.

È a questo scenario in continua evoluzione che è stata dedicata la seconda tappa del percorso del CIOSummIT e del contest Digital360 Awards. In attesa dell’appuntamento finale, a Lazise, dal 30 settembre al 2 ottobre, quella di luglio è stata un’occasione per i CIO per approfondire cosa significa essere responsabile dei sistemi informativi oggi, consolidare la community e immergersi nella “fase calda” della competizione, contribuendo in modo proattivo con consigli, opinioni e suggerimenti per i finalisti in gara.

Più sinergia tra tecnologia e business

Di fronte a una ormai innegabile scomparsa della dicotomia tra tecnologia e organizzazione, il CIO ha ormai da tempo un ruolo di primo piano nell’organigramma aziendale. Un cambiamento non solo “su carta” che richiede competenze soft prima “nice to have” e innesca nuove dinamiche sia interne che esterne. Digital strategy e business strategy sono sempre più sinergiche, inevitabile quindi che chi si occupa di digitalizzazione e innovazione venga coinvolto con maggiore intensità nei processi decisionali cruciali.

Da un ruolo più “tecnico”, prevalentemente chiamato a intervenire per sciogliere i nodi tecnologici dei colleghi, il CIO è diventato business partner. Il suo compito, oggi, è quello di interpretare la digital transformation in una chiave di reale cambiamento di strategia per affrontare le attuali imprevedibilità.

Un’evoluzione che coinvolge anche i tech provider, che nel new normal hanno ampliato le capacità di fornire sempre più spesso un’attività consulenziale e un maggiore livello di collaborazione. La mission di questa nuova squadra non è solo rinnovare tecnologie e progetti, ma anche e soprattutto rifondare organizzazione e business model. Partendo dalle nuove condizioni a contorno, dalle nuove dinamiche e dalla variabile dell’imprevedibilità.

Dal CIO trasformatore al CIO garante, 4 modi di affrontare il new normal

Per familiarizzare, confrontarsi, sdrammatizzare e approfondire lo scenario ricco di incertezze del new normal, i CIO partecipanti all’incontro si sono chiesti “che CIO sono? Come reagisco alle imprevedibilità? Quali priorità mi guidano nell’affrontarla?”.

Per delineare il profilo dei partecipanti è stato proposto una survey, con domande situazionali per posizionarsi all’interno di un quadrante. I risultati sono stati commentati da Mariano Corso, professore di Leadership and Innovation presso la School of Management del Politecnico di Milano. Ed ecco ogni CIO trovarsi associato a un profilo e a un modo di interpretare il proprio ruolo diverso. Nessun vincitore o perdente, ma differenti modalità di stare in azienda, portare innovazione e rapportarsi con l’azienda e i colleghi.

Quattro profili in cui riconoscersi- Il primo è quello del “trasformatore”, orientato a tecnologia e risultati. Vive proiettato nel futuro, il cambiamento è per lui la normalità e lo porta avanti misurando le performance e intervenendo sul modello di business, anche in modo “irruente”. Più morbida e attenta alle relazioni, la figura del CIO “sperimentatore”. In questo caso la trasformazione tecnologica è supportata dalla collaborazione interna, servono soft skill per gestire il cambiamento e instaurare un rapporto di fiducia reciproca con i colleghi, anche di fronte a complessità tecniche non di loro competenza.

Il ruolo dello “stabilizzatore”, invece, privilegia relazioni e organizzazione, il CIO diventa punto di riferimento per l’erogazione di servizi, garantendone qualità ed efficienza. Ma non solo: la sua sfida, ben lontana dalla tecnologia, sta nella gestione di gruppi complessi con più stakeholder anche esterni.

Chi ragiona per risultati, con una forte attenzione per l’organizzazione, è il “garante”. Il profilo identifica chi tende ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi prefissati grazie a propensione da general manager e a un saggio governo dei processi. È una figura di strutturazione e consolidamento dei servizi e dell’organizzazione, fortemente orientato ai risultati.

Coaching Lab: confronto a 360 gradi

La survey che ha coinvolto i partecipanti è stato uno dei tanti momenti proattivi e partecipativi dell’incontro. Prima di confrontarsi sull’imprevedibilità a cui devono far fronte ogni giorno, i CIO partecipanti hanno infatti messo a disposizione la loro esperienza, conoscenza e “fiuto” ai team di concorrenti che si stanno preparando per la finale dei Digital360 Awards.

La formula è stata quella del Coaching Lab, articolato in sei tavoli di confronto tra i CIO e i finalisti del contest. Un’occasione per avere feedback sui progetti in concorso e approfondirne le caratteristiche in vista della fase finale del contest. È stato un primo pomeriggio ritmato, vivace, vario e orientato alle relazioni quanto alla tecnologia, all’organizzazione quanto ai risultati. Tante le “dritte” fornite dai CIO ai relatori che hanno esposto i loro progetti, in un clima che ha mostrato l’attitudine alla collaborazione e al confronto di una community che si ritroverà all’evento organizzato a Lazise dal 30 settembre al 2 ottobre.

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