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Wpc 2017: competenze digitali per rispondere alla rivoluzione industriale 4.0

Al Wpc 2017, evento dedicato alle tecnologie Microsoft, si è molto discusso di competenze digitali e rivoluzione industriale 4.0: gli skill su cui è necessario formarsi e le figure più richieste dalle aziende sono la conseguenza di una trasformazione radicale guidata dall’analisi dei dati, dall’AI e nel futuro dalla computazione quantistica.

Pubblicato il 13 Dic 2017

Overnet-WPC2017

Si è recentemente svolto il Wpc 2017, tre giorni di conferenze, incontri e sessioni tecniche rivolti ai professionisti dell’IT e incentrati sulle tecnologie e le novità di prodotto Microsoft: un’occasione per capire, attraverso le voci degli speaker, quali sono i trend tecnologici che stanno definendo la rivoluzione industriale 4.0 e di conseguenza le competenze digitali che saranno oggi e domani più richieste dalle aziende.

Claudio Salano, Amministratore Delegato di Overnet Education

“Per chi, come noi di Overnet, si occupa di formazione, questo è un momento fantastico: alle aziende mancano tantissimi profili, c’è un forte bisogno di persone preparate e di nuova competenza”, dice Claudio Salano, Amministratore Delegato di Overnet Education, che sottolinea come sia però fondamentale impegnarsi a fare evolvere gli skill per cogliere questa opportunità: “L’Italia sul piano della formazione IT è più indietro rispetto al resto del mondo, ma gli investimenti stanno aumentando, il segnale della crescita è positivo già da due anni”. Tra gli argomenti attorno a cui cresce l’attenzione vi è quello della sicurezza IT, che ha avuto grande spazio al Wpc di quest’anno: “Nelle aziende, profili come il Ciso, il Data Protection Officer, il Security Analyst, il Security Engineer, l’Ethical Hacker sono e sempre più diventeranno indispensabili”, dice l’Ad, che quindi segnala una aumentata consapevolezza nelle imprese rispetto al valore di business che ha oggi il tema, consapevolezza che il Gdpr ha contribuito ad alimentare.

Fabio Santini, Direttore Divisione One Commercial Partner & Small, Medium and Corporate, Microsoft Italia

Più in generale, gli skill su cui sarà necessario formarsi e le figure più richieste dalle aziende saranno la conseguenza delle trasformazioni legate alla rivoluzione industriale 4.0 che stiamo vivendo e che sta cambiando “le regole del gioco” in ambito IT. Ne ha parlato nel suo intervento Fabio Santini, Direttore Divisione One Commercial Partner & Small, Medium and Corporate, Microsoft Italia, sottolineando alcuni elementi che descrivono la natura e la forza del cambiamento che si lega a questa rivoluzione:

Figura 1- Aumento del costo delle tecnologie e accelerazione del cambiamento e della crescita delle aziende – Fonte: Microsoft
  • l’innovazione diventa alla portata di tutti: i costi delle tecnologie si sono abbassati clamorosamente rispetto al passato: “Cinque anni fa un progetto rivoluzionario in ambito IoT era molto oneroso – dice Santini citando cloud e sensori come tecnologie chiave – L’innovazione era un’esclusiva di pochi attori del mercato. Oggi è diverso: tutti possono permettersi di investire in soluzioni innovative, in qualunque industria e paese del mondo”; un’accessibilità che si riflette anche nei tempi estremamente accelerati con cui le imprese abili nello sfruttare il digitale possono crescere sul mercato (figura 1).
  • le figure dell’IT assumono un inedito ruolo strategico: “Negli ultimi 40 anni il mestiere di sviluppatori e IT è stato fare in modo che l’azienda funzionasse; oggi attorno al digitale si costruisce il futuro dell’impresa, la sua trasformazione, la sua competitività e le competenze di chi si occupa di IT diventano fortemente rilevanti”, dice Santini che sottolinea in particolare il ruolo fondamentale che avrà chi si occupa di gestire e analizzare dati (accanto a chi si occupa di proteggere questi dati) poiché “la rivoluzione che stiamo vivendo passa proprio attraverso i dati, la loro analisi e l’AI”.
  • la rivoluzione si trasforma da “visibile” a “invisibile”: come spiega Santini, negli ultimi 30 anni l’innovazione ha avuto un carattere anche “visibile”, la si poteva cioè percepire attraverso un trasformarsi delle tecnologie hardware (computer, server, schermi, siti web, browser) oppure l’aumentare delle applicazioni in circolazione; “Certo, c’è sempre stato un back end invisibile – dice Santini – ma la percezione del cambiamento era legata al front end, al modificarsi di elementi tangibili”. Tutto cambierà nei prossimi cinque anni: la rivoluzione diverrà sostanzialmente invisibile, perché strettamente legata ai progressi che verranno fatti nell’ambito dell’intelligenza artificiale: “Avremo di fronte sempre e comunque un’app o uno speaker come Alexa di Microsoft, ma quello che c’è dietro, l’AI che resta invisibile, cambierà le regole del gioco trasformando completamente il modo in cui interagiremo con i sistemi informatici”. Ed è presumibile che le evoluzioni in quest’ambito saranno rapide dal momento che, dice Santini: “Ci sono tanti dati a disposizione, una grande capacità computazionale e algoritmi che possono fare la differenza” (figura 2).
Figura 2 – Rivoluzione industriale 4.0: perché proprio adesso? – Fonte: Microsoft

Gestire la rivoluzione: edge computing e Qubit

Come rispondere alle complessità che questo scenario impone? Per riuscire a gestire l’enorme quantità di dati che le aziende dovranno trattare (perché su questi sarà costruita la loro competitività) un ruolo fondamentale lo gioca l’edge computing (risorsa ICT posizionata e attivata in prossimità dell’utente finale o vicino alla fonte di dati), che all’interno di un sistema IoT estende l’intelligenza presente nel cloud anche ai device, in modo che non tutti i dati debbano transitare nella rete (sovraccaricando la banda) e concentrarsi nella nuvola (nell’offerta Microsoft la soluzione di riferimento, parte del mondo Azure, si chiama Edge). “Con 25 miliardi di sensori nel 2020 che produrranno dati – dice Santini – è indispensabile che gli algoritmi lavorino anche ai margini della rete”.

Accanto alla ridistribuzione della capacità computazionale sarà però anche necessario, in prospettiva, attuare cambiamenti radicali alla computazione stessa: “Non è più valida la legge di Moore, secondo cui ogni anno la capacità computazionale di un processore raddoppia: siamo arrivati quasi a un limite tecnologico, non siamo più in grado di far crescere così tanto le performance”; da qui la necessità nel futuro di superare la computazione classica e dare spazio a quella quantistica, 10 volte più potente: “Una tecnologia che tutte le grandi aziende stanno studiando e che diffondendosi segnerà l’inizio di una nuova era richiedendo a chi si occupa di sviluppo un forte ripensamento dei propri skill e competenze”.

Per approfondire queste tematiche vai al canale Competenze di ZeroUno

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