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Interoperabilità in agricoltura, il passo necessario per trarre veri benefici dal 4.0

Con l’aumentare della quantità di dati prodotti in agricoltura si fa sempre più urgente e necessario rimuovere il fardello dell’assenza di interoperabilità tra piattaforme e sistemi che impedisce di estrarre valore dalle informazioni raccolte lungo tutta la filiera. L’Unione Europea ha messo in campo due progetti e i privati si stanno muovendo, anche in Italia, con iniziative di ecosistema che uniscono aziende, agricoltori e università puntando sull’applicazione di tecnologie innovative quali la blockchain e la Big Data Analysis per favorire la crescita e la competitività del Made in Italy.

Pubblicato il 02 Set 2021

agricoltura 4.0

Analisi più elaborate per aumentare efficienza delle produzioni, sostenibilità delle produzioni e aumento della visibilità di tutti i passaggi produttivi: l’interoperabilità in agricoltura comporta benefici sia per la singola azienda che per l’intera filiera ma nonostante tutto ciò sia evidente, si fa ancora molta fatica a metterla in atto. Ad oggi ogni sistema raccoglie i dati e li codifica diversamente dagli altri rendendo il settore una vera e propria Babele di linguaggi tecnici differenti però, con il repentino aumentare della quantità di dati a disposizione e della consapevolezza dell’occasione che si sta sprecando per il futuro dell’intera filiera, la situazione sta evolvendo sia a livello europeo che nazionale.

Italia laboratorio ideale per l’interoperabilità agricola

Con le sue oltre 300 tipologie di colture, esposte a condizioni climatiche fortemente variabili tra le diverse zone della penisola e regolate da norme europee, regionali, provinciali, provenienti da consorzi e GDO, l’Italia presenta un laboratorio perfetto per accelerare l’interoperabilità tra le diverse piattaforme di agricoltura 4.0. È questo il punto di vista di Ivano Valmori, CEO di Image Line che spiega come oggi “l’agricoltore italiano esista solo nelle favole, ciascuno opera e gestisce i dati in modo diverso, ma tutti hanno in comune il fatto di essere più che agricoltori digitali, degli agricoltori digitanti tanto è il tempo che devono dedicare all’inserimento dati nei diversi sistemi contemporaneamente in uso”.

Come insegna l’Industry 4.0, i dati non hanno alcun valore se non vengono raffinati e analizzati, serve quindi un’ontologia condivisa che definisca come identificare le unità produttive, i prodotti o mezzi tecnici o gli input agricoli e le operazioni culturali e renda più semplice lo scambio di informazioni. Il bisogno si fa urgente guardando i dati dell’Osservatorio Agrifood condotto da Politecnico di Milano e Università degli Studi di Brescia da cui emerge che il 40% delle aziende agricole oggi usufruisce di più di una piattaforma 4.0 e il più delle volte non si parlano perché la maggior parte delle iniziative di interoperabilità agiscono solo in ambiti specifici, come ad esempio quello delle macchine agricole, senza preoccuparsi di far comunicare gli attori di una intera filiera.

Atlas e Demeter, per una Europa più interoperabile

La conferma che il tema sia fondamentale per il futuro del settore arriva anche dall’Europa in cui sono attive 11 piattaforme di integrazione dati da più fonti, soprattutto di iniziativa privata, e due progetti pubblici: Atlas e Demeter.

Finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020 e con scadenza settembre 2022, il primo progetto rende semplice e flessibile l’interconnessione tra macchine agricole, sistemi di sensori e strumenti di data analysis permettendo agli agricoltori di avere il pieno controllo dei loro dati e di poter decidere quali condividere, con chi e in quale luogo con l’obiettivo di ottimizzare i propri flussi di lavoro e incrementare le rese. L’idea è di promuovere la collaborazione tra gli utenti e di coinvolgere anche delle start-up innovative per fornire i propri servizi attraverso l’utilizzo della piattaforma.

Sempre nato nell’ambito di Horizon 2020, Demeter è un dispiegamento su larga scala di piattaforme che facilitano la condivisione dei dati e l’interoperabilità tra IoT, Farming Management Information Systems (FMIS) e tecnologie associate, realizzate attraverso 20 progetti pilota in 18 paesi coinvolgendo 6.000 agricoltori con l’obiettivo di aiutarli ad estrarre nuove conoscenze da piattaforme e macchinari esistenti e migliorarne le performance per affinare i processi decisionali e concentrare gli investimenti dove necessari.

Dizionario comune italiano di Image Line, un database utile anche per la ricerca

Nel contesto italiano, con il suo Quaderno di Campagna, Image Line è una delle realtà maggiormente impegnate sul fronte dell’interoperabilità. In oltre 30 anni di esperienza, ha realizzato questo software online che raccoglie informazioni estremamente precise e sempre aggiornate su colture, trattamenti, prodotti tecnici, avversità, modalità di coltivazione e quanto di inerente alla filiera agroalimentare. Per gli agricoltori è un supporto alla compilazione del registro dei trattamenti in modo conforme alla normativa, grazie ai controlli automatici, mentre per le aziende di software è un esplicito invito a puntare sull’interoperabilità trattandosi, come spiega Valmori, “di una raccolta di centinaia di migliaia di record intoccabili e intangibili a loro disposizione perché possano adottarli come standard”.

Anche il mondo della ricerca può beneficiare di questo dizionario comune come sta già facendo l’AI & Robotics Lab del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB) del Politecnico di Milano in un progetto per supportare percorsi di agricoltura sostenibile ottenendo Smart Data da impiegare per capire come produrre in maniera più efficiente. Utilizzando tecniche di machine learning e big data analytics si possono infatti estrarre informazioni preziose da agrometeo, dati satellitari e dati relativi alla protezione delle colture, attuale focus della ricerca. Questi ultimi arrivano proprio dal dizionario comune di Image Line, elemento chiave del progetto perché “contiene la gerarchizzazione e la categorizzazione degli elementi e favorisce l’interoperabilità – precisa Valmori – senza un modo univoco per considerare il dati delle colture e delle malattie provenienti come in questo caso da fonti eterogenee, infatti, si potrebbero esporre e scambiare informazioni nel modo più corretto”.

Grazie all’interoperabilità Blockchain e Big Data supportano gli agricoltori 4.0

Convinta che i dati, “se correttamente gestiti, possano essere l’ariete con cui il Made in Italy può farsi strada sui mercati internazionali”, Image Line sta coinvolgendo le aziende e le organizzazioni del territorio attorno a tale priorità contribuendo con il suo Quaderno di Campagna ad iniziative concrete e di immediato beneficio basate su tecnologie innovative che la tanto sospirata interoperabilità è in grado di abilitare: big data analytics e blockchain.

Nel progetto “Big Vite”, il cui capofila è l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Image Line in veste di consulente fornisce i suoi dati che vengono integrati a quelli di 4 aziende agricole viticole per ricavare informazioni utili per il loro business, ma anche per la qualità e la crescita dell’intero comparto. Partito da poco più di un mese, tale progetto mira a valutare anche l’impatto del cambiamento climatico a seconda della produttività e della tipologia di prodotto e ad identificare attraverso l’analisi predittiva dei modelli per ipotizzare data di vendemmia, alti e bassi di produzione e la collocazione sul mercato dei vini una volta messe in correlazione le vendite di una certa tipologia commerciale e la temperatura ambientale.

Quando entra in gioco la blockchain si parla invece di tracciabilità che, grazie all’interoperabilità tra piattaforme di diverse fasi, può riguardare l’intera filiera diventando un vero valore aggiunto per il consumatore finale. Assieme al partner EZ Lab, Image Line è stata ammessa al co-finanziamento relativo al terzo bando Bi-Rex del progetto di “Agri-Food TRACK” con cui si implementa una piattaforma integrata di dati notarizzati tramite tecnologia blockchain per l’agroalimentare Made in Italy garantendo la qualità e la sostenibilità dei processi produttivi.

“Sviluppiamo l’approccio From Farm To Fork certificando tramite blockchain il processo produttivo e di trasformazione di tre tipicità dell’Emilia-Romagna, dal campo alla tavola: pomodoro, vino e olio – spiega Valmori – Il Quaderno di Campagna è fondamentale in tale progetto perché invoglia gli agricoltori a parteciparvi: inserendovi i dati e contribuendo alla tracciabilità dei propri prodotti indicando origine, data di raccolta e tecnica di produzione utilizzata possono infatti usufruire del supporto tecnico e legale che tale software offre di default. Partecipare, conviene quindi ed è per questo che, dopo la fase pilota regionale, il modello verrà replicato in altre realtà territoriali e altre filiere bandiera del Made in Italy.

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