Teradata: finalizzare la data analysis al business

Dalla user conference della multinazionale una carrellata di nuovi annunci e la presentazione di una ‘nuova’ e chiara strategia: rendere gli analytics sempre più efficaci sul piano del business attraverso servizi basati su best practice maturate da Teradata con partner sempre più specializzati. Strategico per l’azienda il digital marketing, settore al quale risponde con investimenti in ricerca e sviluppo ma anche con una serie di acquisizioni mirate.

Pubblicato il 14 Nov 2012

WASHINGTON – Non capita spesso che le grandi corporation scelgano la capitale americana come ‘location’ per i loro eventi, e il fatto che Teradata abbia così deciso per l’edizione 2012 di Teradata Partners è un elemento in più che fa della User Group Conference (per Teradata il concetto di partner si estende alla relazione con l’utente) di quest’anno un evento di nuovo tipo, che come vedremo marca un cambiamento nella strategia della società. Nuovo nello stile, che abbandonando una certa sobrietà che conoscevamo ha fatto inedite concessioni allo show (Matthew Laney, presidente dello User Group Steering Committee, è giunto sul palco in sella a una rombante Harley Davidson), e nuovo nelle dimensioni: gli ampi spazi del Gaylord Conference center, sulle rive del Potomac, hanno ospitato nell’ultima settimana di ottobre circa 3.800 rappresentanti di aziende partner e utenti, cui è stata proposta una fittissima agenda. Cinque giorni pieni per tre sessioni generali; 29 workshop tematici; 47 presentazioni e ’letture’ di operatori Ict e ben 242 ‘breaking session’, dove partner e soprattutto aziende utenti illustravano e discutevano delle proprie soluzioni ed esperienze. A questo si aggiunge un’area espositiva dove erano presenti ben 53 società operanti con Teradata a vari livelli di collaborazione, dai 24 bronze partner fino all’Olimpo dei cinque diamond: Ibm, Microstrategy, Sas Institute, Spotfire-Tibco e Tableau Sofware. È vero che altre realtà del mondo It, come Ibm, Hp o Oracle, raccolgono un pubblico ben più numeroso, ma si tratta di vendor globali che catalizzano interessi diversi. A Washington invece erano tutti specialisti e utenti di un unico settore dell’It, quello del data warehousing e dell’analisi dei dati, e questo fa la differenza.

A questi specialisti, Teradata ha lanciato un forte messaggio di cambiamento: “Stiamo evolvendo da fornitore focalizzato su ‘come’ gestire e analizzare i dati a partner impegnato ad aiutare i clienti verso il ‘cosa fare’ di questi dati e queste analisi per il loro business”. Non lo ha detto il presidente e Ceo Mike Koehler, ma Darryl McDonald, Executive Vp Business Development e Cmo (Chief Marketing Officer). McDonald ha esortato i responsabili delle linee di business a non aver paura della sfida posta dalle nuove classi di dati non strutturati, ma a vederli (con l’aiuto di Teradata, ovviamente) come una potenziale fonte di nuovi business. E per chiarire il senso del nuovo corso della società, il Cmo ha concluso rivolgendo ai presenti una proposta concreta: “Esponeteci le visioni e le idee che avete su come utilizzare i big data per il vostro futuro. Prenderemo in considerazione quelle migliori per le nuove applicazioni da sviluppare”.

Mike Koehler, presidente e Ceo Teradata

Il discorso di McDonald è stato il punto centrale di un tema, quello del passaggio dal come al cosa, introdotto da Koehler e concluso da Scott Gnau, capo della Ricerca e Sviluppo. Nel suo breve discorso il Ceo di Teradata ha esposto la crescita della società e gli investimenti fatti nelle acquisizioni di Aprimo, Aster Data ed eCircle (in ordine di tempo, da dicembre 2010 a maggio 2012) per raggiungere una superiorità di offerta, visione e capacità esecutiva nel campo, considerato strategico, del ‘digital marketing’. Strategico perché, ha detto Kohler, “Secondo Gartner tra cinque anni per raggiungere il ‘digital customer’ il Cmo spenderà più del Cio in tecnologia”. Bisogna quindi, come ha spiegato poi McDonald, cambiare obiettivo. Senza però perdere l’atout della tecnologia. Perché va bene dire ai clienti che fare dei dati, ma bisogna anche dar loro degli strumenti per farlo; e possibilmente i migliori. È toccato quindi a Gnau, Vp R&D e presidente dei Teradata Labs, motore dell’innovazione tecnologica della società, fare i sempre attesi annunci di prodotto. Che sono stati numerosi ma si possono raccogliere in quattro gruppi che tracciano una visione coerente della nuova offerta. Vediamoli in breve.

Il primo è un annuncio multiplo, che comprende il Teradata Unified Data Environment (Ude), la Unified Data Architecture (Uda) e altri prodotti hardware e software. L’Ude è un framework che permette di indirizzare tutti i tipi di dati tramite più sistemi sfruttando la capacità della Uda di rendere tra loro complementari tecnologie diverse, quali quelle di Teradata, Teradata Aster e Apache Hadoop. In pratica, ciò significa poter lanciare richieste capaci di indirizzare ogni tipo di dato e sfruttare ogni tipo di applicazione analitica. La soluzione comprende i nuovi software di system management e framework management Viewpoint e Vital Infrastructure; il connettore per Hadoop (a scelta per le distribuzioni Hortonworks e Cloudera) e la nuova Data Warehouse Appliance 2700, (configurabile da 7 a 82 Terabyte non compressi per cabinet) disponibile tra alcuni mesi e che si aggiunge alla recentemente annunciata e già disponibile Aster Big Analytics Appliance.

Il passaggio dal "come" a "cosa fare" si concretizza nell'annuncio degli Analytic Architecture Services, una famiglia di servizi basati sulle best practice maturate da Teradata in diversi settori d’industria per accelerare il deployment delle proprie soluzioni. I nuovi servizi si dividono in quattro linee, applicabili alle quattro componenti architetturali di un progetto: di business, per definire priorità e obiettivi dell’azienda utente; delle informazioni (master data management, data quality e così via); delle applicazioni, per definire quelle vitali che usano l’ambiente dati integrato, e dei sistemi fisici, per la loro gestione. Servizi articolati per tipologia di settore e sulla base delle implementazioni di business partner/system integrator, verso dimensioni di imprese medio-grandi che consentono una maggiore correlazione tra l’utilizzo delle tecnologie di analytics e la loro efficacia sul piano dei risultati di business.

Il terzo annuncio riguarda un gruppo di prodotti software destinato ad ottimizzare i carichi di lavoro in funzione della massima flessibilità e velocità operativa. I più significativi sono l’Integrated Workload Management e l’Active System Management. Insieme assicurano che le query degli utenti vengano eseguite secondo criteri di priorità predefinibili o variabili in funzione della risposta dei sistemi. Il gruppo comprende anche Teradata Studio, un nuovo strumento all-in-one di database administration e Teradata Columnar, che integra la gestione di Dbms a righe e a colonne.

L’ultimo gruppo di annunci va sotto il nome di Teradata Unity e comprende un portafoglio di quattro strumenti integrati (Director, Loader, Ecosystem Manager e Data Mover) che permettono di gestire in modo armonico e coerente un ambiente multi-system Teradata in modo da ottenere i migliori risultati possibili sia per l’utente business, nell’esecuzione delle query, sia per la funzione It, nel rendimento e nella ‘salute’ dei sistemi.


Teradata cresce. Specie in Europa

In netta controtendenza rispetto alla perdurante crisi economica generale, il terzo trimestre 2012 ha portato a Teradata risultati economici tali da far rivedere al rialzo le stime di sviluppo per l’intero 2012. I ricavi registrati globalmente nel periodo chiusosi il 30 settembre sono stati infatti di 647 milioni di dollari, con una crescita del 7% (che diventa del 10% a valuta costante) sui 602 del corrispondente periodo del 2011. E soprattutto si è avuta una marcata crescita degli utili: 119 milioni di dollari contro 101 (+18%), dovuta in buona parte all’aumento del margine lordo, passato dal 55,4% del 2011 al 56,9% del corrente anno. Ma il dato più interessante comunicato dalla società è lo sviluppo dell’area Emea. Nel trimestre considerato si sono avute entrate per 156 milioni di dollari, in crescita del 17% (+28% a valuta costante, ‘grazie’ all’indebolimento dell’euro sul dollaro) rispetto al 2011; un valore più che doppio rispetto alla crescita media della Corporation. Non si può dire, su questi soli dati, se ciò dipenda da un vero sviluppo del mercato piuttosto che da altre cause più contingenti. Le sensazioni raccolte incontrando utenti e fornitori, nonché le osservazioni del Country Manager per l’Italia, Franco Vittone, ci fanno però credere che le imprese del Vecchio Continente, aiutate anche dalla minore dimensione e complessità del mercato e delle organizzazioni, si stiano muovendo sul fronte dei big data e delle relative analisi con decisione, consce delle opportunità offerte dalla tecnologia.

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