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Digitalizzazione dell’agroalimentare in Italia, ecco la fotografia

Dall’indagine compiuta dal Digital transformation institute sugli investimenti in Ict da parte di questo importante comparto per il nostro Paese emerge l’assenza di un vero quadro di insieme. Nello studio un interessante approfondimento su quali soluzioni sono adottate nella filiera vitivinicola e sui vantaggi sperimentati

Pubblicato il 19 Mag 2017

Immagine di digitalizzazione del settore agroalimentare

“Gli impatti della digital transformation sul settore agrifood” è il titolo della ricerca, realizzata dal Digital transformation institute con la collaborazione di Cisco Italia, che ha indagato in maniera estesa, dal campo alla tavola, tutto il comparto per individuare le tecnologie a maggiore impatto e lo stato dell’arte nelle diverse filiere.

La ricerca è stata realizzata coinvolgendo in focus group e interviste in profondità oltre 30 esperti, provenienti da associazioni di settore, università e ricerca, realtà aziendali, istituzioni, con l’obiettivo di comprendere lo stato dell’arte di tutto il comparto, in tema di digitalizzazione.

In primo luogo sono state individuate tutte le tecnologie, non solo Ict, che hanno avuto finora maggiore diffusione in ogni ambito del comparto agroalimentare (agricoltura e industria alimentare); è stata fatta una valutazione su quali tecnologie hanno avuto e potranno avere maggiore impatto, su quali sono i punti critici per il percorso di innovazione, quali i punti di contatto fra i diversi anelli della filiera. A valle di tutto questo è stato quindi elaborato un modello di analisi con cui potere esaminare – anche da un punto di vista economico e sociale – il livello di digitalizzazione, il tipo di tecnologie, gli investimenti nelle diverse filiere produttive.

“Una visione di insieme, in grado di declinare nell’ottica del settore agroalimentare e agroindustriale le tendenze tecnologiche chiave – non solo in ambito ICT – permetterebbe di mettere in campo un approccio condiviso, capace di aiutare i processi di crescita, favorire l’aggregazione e una progettualità più forte in un settore frammentato e variegato” ha spiegato Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute.

Dalla mappatura emerge però l’assenza di un vero quadro di insieme, che rende più difficile diffondere nel settore la consapevolezza delle opportunità della tecnologia e l’urgenza di coglierle per restare competitivi a livello globale.

Questa difficoltà è accentuata da un altro grande problema: la scarsa presenza nel settore di figure qualificate, con le competenze necessarie per guidare una trasformazione digitale. Senza una guida, è ancora più difficile sviluppare la percezione del bisogno di innovazione e, nel caso, affrontare il tema della digitalizzazione in modo sistematico.

Scarsa percezione del bisogno di innovazione e assenza di un approccio sistematico sono gli altri punti dolenti evidenziati dalla ricerca: punti dolenti che hanno conseguenze gravi, come l’incapacità di valutare efficacemente l’impatto degli investimenti che pure vengano fatti.

Lo dimostra, per esempio, quanto è emerso dall’indagine effettuata presso le aziende nel settore vitivinicolo, in cui ben il 47% degli interpellati dichiara che gli investimenti fatti in tecnologia non hanno ancora portato o non porteranno un aumento di ricavi, e il 15% non sa valutare il vantaggio eventualmente ottenuto.

Detto questo, non si può dire che la situazione sia al 100% uniforme in tutto il comparto. Si evidenzia in particolare che l’attenzione alla digital transformation è prevalente nelle aziende di dimensione industriale, ed emerge che a percepire davvero i vantaggi della digitalizzazione sono di fatto solo le aziende che già investono in tecnologie digitali.

La situazione del settore vitivinicolo, tra tradizione e digitalizzazione

L’analisi effettuata in dettaglio sul settore vitivinicolo è stata realizzata con un questionario strutturato a partire dai dati chiave emersi nella mappatura del comparto. Il settore vitivinicolo è stato scelto per primo in quanto ha una presenza omogenea sul territorio italiano, ed è composto per la grande maggioranza da aziende che hanno una filiera integrata – dalla produzione dell’uva fino all’imbottigliamento e alla distribuzione e vendita diretta del prodotto (rispettivamente il 92% e 93%). Inoltre, il vitivinicolo è certamente un campione di eccellenza per il paese, con 1 miliardo di bottiglie esportate nel 2015; è un settore maturo nella sua configurazione tradizionale, che si confronta con gli scenari competitivi globali.

Arrivando ai numeri: il 77,3% delle aziende vitivinicole italiane non ha investito o ha investito fino a 5.000 euro in tecnologie Ict negli ultimi cinque anni. Del restante 22,7% – che ha investito più di 5.000 euro – la metà (il 49%) è rappresentato dalle aziende più grandi. Dal punto di vista geografico, la distribuzione tra chi investe in tecnologie digitali e chi non lo fa vede un maggior investimento, se pur lieve, da parte delle aziende di Sud e Isole.

La gran parte degli investimenti in digitale effettuati finora evidenzia l’obiettivo di ampliare la base clienti dell’azienda, intervenendo sulla parte finale della filiera: nel 41% dei casi sulla distribuzione, nella vendita diretta al pubblico per il 43%. Di conseguenza, le tecnologie di maggiore interesse sono legate soprattutto al management e alla gestione aziendale (74%), alla tracciabilità (57%), al ricevere e trasmettere informazioni in forma elettronica (53%). Sono rilevanti anche aspetti obbligati dalle richieste burocratiche e normative, dal momento che il 41% ha investito per tecnologie legate ai sistemi di autorizzazione e controllo da parte della PA.

Guardando alle previsioni di investimento futuro, si nota una tendenza a considerare maggiormente il valore della digitalizzazione. Il 52% delle aziende ha intenzione di investire più della soglia minima di 5.000 euro: il 30% di chi intende investire è composto da aziende medio grandi. Il 31% di chi non intende investire è composto da aziende medio piccole.

Le tecnologie su cui si intende investire in futuro sono in particolare quelle legate al ciclo della produzione e all’ottimizzazione dei processi di trasformazione (49% e 57% le ritiene interessanti) e sono centrali i temi legati alla tracciabilità e sicurezza del prodotto, ma anche la logistica e il management e gestione dell’impresa.

L’investimento effettuato in digitalizzazione non sembra essere sempre efficace in termini di crescita. Il 47% afferma che gli investimenti fatti non hanno inciso positivamente sui ricavi, il 15% non sa valutarlo; il 21% dichiara di avere visto un moderato effetto positivo, il 7% soltanto un reale incremento del fatturato. Questi scarsi risultati si possono legare alla preponderante scelta di intervenire sulla distribuzione, sul web, l’e -commerce – senza una attenta considerazione dei processi retrostanti: infatti solo il 19,3% delle aziende ha un sistema logistico organizzato in modo innovativo, mentre il 38% ha una logistica non informatizzata e il 40% dichiara di non avere alcuna pianificazione logistica.

Il tema della tracciabilità è estremamente rilevante per il comparto vitivinicolo. Solo il 4% degli interpellati la etichetta come una moda che presto passerà; il 51% del campione ritiene che dovrebbe essere sempre obbligatoria (molto d’accordo).

Anche se il 30% è molto d’accordo con il fatto che essa sia un costo per il produttore e il 29 % ritiene che dovrebbero essere le istituzioni a farsi carico dei costi, dal momento che è richiesta dall’Unione Europea -una percentuale analoga (31%) riconosce che è utile a promuovere commercialmente i prodotti.

Lo spazio di intervento è comunque ampio, in quanto ad esempio ben il 65% delle aziende tiene un registro dei trattamenti del prodotto in campo ancora in formato cartaceo, quindi non adatto a integrarlo automaticamente anche con i dati sul prodotto per inserirlo in un sistema più ampio di tracciabilità.

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