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Correlazioni pericolose

Pubblicato il 14 Mag 2020

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Come ci insegnano gli scienziati cognitivi ormai da diversi decenni, e prima di loro non pochi filosofi, i nostri cervelli sono portati a cadere in trappole cognitive, fallacie e pseudoargomenti di ogni genere. Alcune di queste dipendono dalla nostra credulità e dalla nostra irrefrenabile tendenza a vedere correlazioni anche laddove è assai dubbio che ve ne siano. Ciò avviene anche con la lettura dei dati e le correlazioni statistiche. In questi nostri tempi, dominati da una delle più gravi pandemie mai esperite dall’uomo, forse siamo ancora più vulnerabili. Per sdrammatizzare un poco, ma anche per metterci in guardia da analisi del tutto errate, Enrico Bucci – nella rubrica “Cattivi scienziati” che tiene su Il Foglio – ci propone un gioco: «Supponiamo che io voglia convincere gli altri che la vera causa dell’epidemia sia qualcosa contro cui ho i miei motivi personali di avversione. Posso provare a vedere se, a una certa quota di malati o morti di coronavirus, corrisponda una proporzionale quota di qualcosa d’altro: antenne 5G installate, campi di Ogm, inquinamento da metalli pesanti, agricoltura intensiva. Se riesco a verificare anche approssimativamente l’ipotesi, posso pubblicare un bel grafico come prova: ecco, si vede benissimo che dove vi sono più antenne 5G c’è più coronavirus! Ma no, guarda pure questa, dove si consuma maggior quantità di carne rossa si vede che ci sono più morti!», e così via. Questi sono esempi immaginari ma, hainoi, possiamo facilmente trovarne di simili leggendo i nostri giornali. Per esempio c’è chi ha sostenuto che il coronavirus può essere correlato e trasmesso dalle polveri sottili.

Possiamo anche essere ben consapevoli che le correlazioni, se non sono accompagnate da una dimostrazione del fatto che tra i due dati vi è un rapporto di causa ed effetto, non hanno alcun valore scientifico. Eppure quando le vediamo sui giornali o su una pagina in internet esse sortiscono ugualmente il loro effetto e, talvolta, possono esercitare su di noi un fascino irresistibile.

Per evitare tale rischio Bucci propone di rovesciare l’esempio. Proviamo a immaginare delle correlazioni che fanno pensare a un effetto positivo contro la diffusione della pandemia. L’esempio ci è offerto da un grafico, prodotto dall’agronomo Donatello Sandroni, nel quale a colpo d’occhio si vede benissimo come all’aumentare dell’uso dei pesticidi corrisponde una diminuzione delle infezioni da Covid-19. Benissimo. Dunque perché allora non irrorare le nostre campagne e le nostre città con tonnellate di pesticidi? Non vi pare una buona soluzione? Immagino che pensiate di no. Se è così vuol dire che l’esempio – che illustra quella che nella scienza dei dati si chiamerebbe una “correlazione inversa” – ha raggiunto il suo effetto. Forse è riuscita a vaccinarci dalle finte correlazioni del covid con 5G, polveri sottili e altre quotidiane fantasticherie.

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