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C’è traffico di satelliti: Europa e Sudafrica lanciano l’allarme interferenze

Presentata alla World Radiocommunication Conference (WRC) tenutasi a Dubai a fine 2023 una proposta coordinata e a due voci per arginare il rischio “affollamento satellitare” nella orbita terrestre bassa. La comunità radioastronomica chiede di affrontare la questione a livello internazionale: il rischio interferenze è vicino e impatterà su tutti, a livello B2B e B2C

Pubblicato il 01 Feb 2024

Immagine di Gorodenkoff su Shutterstock

Suona familiare la dinamica che sta prendendo piede nell’orbita terrestre bassa. Gli attuali regolamenti non si stanno rivelando in grado di tenere il passo dell’innovazione. Lo spazio si sta riempiendo di satelliti, c’è un forte rischio di affollamento ma mancano gli strumenti legislativi per arginare questo fenomeno. Siamo riusciti a creare traffico anche a diversi km dal suolo terrestre e presto potrebbe scattare l’emergenza.

Non si tratta di una battaglia “ambientale” o ideologica, per lo meno non solo. Se lo spazio si riempie, ne faranno le spese servizi di vitale importanza sia a livello globale che strettamente personale. Ci lamenteremo tutti.

Emergenza internazionale presentata alla WRC 2023

Con lungimiranza e cognizione di causa, a lanciare l’allarme è la comunità radioastronomica internazionale, preoccupata per l’aumento delle costellazioni satellitari. Il pericolo riguarda l’interferenza che causa, una interferenza che sarà sempre più intensa e frequente con la rapida proliferazione di satelliti in bassa orbita che si prospetta nei prossimi anni. Solo guardando agli annunci pubblici fatti, potrebbero essere oltre 50mila entro il 2030.

Non si tratta di strutture inutili, sia ben chiaro. Portano benefici in termini di connettività globale, per esempio, abilitando reti laddove sarebbe impossibile attivarle altrimenti. Si pensi soprattutto a interi Paesi in via di sviluppo o anche solo alle tante aree rurali mal servite da altri tipi di connettività e che rischiano l’isolamento digitale ed economico. Sempre sui satelliti puntano quasi tutti i servizi di monitoraggio della superficie terrestre, compresi quelli mirati a identificare le emergenze climatiche e ambientali e a prevedere gli eventi estremi sempre più frequenti e catastrofici. Lo stesso vale per i sistemi di navigazione che contano sui satelliti per indicare “la retta via”, anche alle auto intelligenti del futuro.

Il lato oscuro di tutto ciò è rappresentato dall’impatto molto significativo che comporta sulle frequenze radio. Un effetto “collaterale” che sta diventando di primaria importanza considerare, data l’accelerazione di lanci satellitari avvenuta in questi anni e prevista nei prossimi.

Detto ciò, è abbastanza scontato segnalare che il tema ha preso spazio anche durante la World Radiocommunication Conference (WRC) tenutasi a Dubai tra novembre e dicembre 2023. Questo appuntamento si ripete ogni tre o quattro anni allo scopo di riesaminare e, se necessario, rivedere il Regolamento delle Radiocomunicazioni, il trattato internazionale che definisce l’uso dello spettro delle radiofrequenze e le orbite dei satelliti geostazionari e non geostazionari. È anche l’occasione per presentare proposte di revisione, inserendosi nell’ordine del giorno dettato dal Consiglio dell’ITU, l’agenzia Onu responsabile delle politiche internazionali sullo spettro radio, il cui statuto permette ai partecipanti della conferenza alcune azioni.

Durante l’incontro è quindi possibile rivedere i Regolamenti radio e i relativi Piani di assegnazione delle frequenze, affrontare questioni di radiocomunicazione di carattere mondiale e istruire il Consiglio dei Regolamenti delle Radiocomunicazioni e l’Ufficio delle Radiocomunicazioni e rivederne le attività.

La proposta congiunta di Europa e Sudafrica

Quale miglior momento per avanzare nuove proposte che possano adeguare il quadro normativo per le costellazioni satellitari? È l’occasione per capire come aggiornarlo in modo che le modifiche siano poi messe in agenda per la prossima edizione della Wrc nel 2027. “Carpe diem”. Infatti, gli enti deputati alle telecomunicazioni dell’Africa (Atu) e dell’Europa (Cept) hanno presentato congiuntamente delle proposte, promosse dall’Unione astronomica internazionale, in particolare dal Centro per la protezione del cielo dall’interferenza delle costellazioni satellitari (Cps), per studiare l’impatto dei satelliti e cercare contromisure con le amministrazioni e l’industria.

In attesa di comprendere il peso che verrà dato alle idee presentate, il solo fatto che siano arrivate al tavolo riunitosi a Dubai è una piccola grande vittoria. Perché il problema dell’affollamento è stato ufficialmente sottoposto all’attenzione del mondo e perché rappresenta uno sforzo coordinato della comunità radioastronomica.

I “leader” sono tra l’altro due storici alleati in questo campo, il Sudafrica e l’Europa, già in connessione sinergica per la realizzazione e del potenziamento del radiotelescopio MeerKat. Questa struttura, lanciata nel 2018 e ultimamente “aggiornata” e ampliata, si trova infatti nel Parco Nazionale di Meerkat, nel Capo Settentrionale del Sudafrica, ma è frutto di una intensa collaborazione con l’ecosistema spaziale europeo.

Europa e Sudafrica hanno mostrato la forza della loro alleanza già nel sostenere l’urgenza di una protezione internazionale delle zone di silenzio radio, ritenute aree critiche per i grandi osservatori astronomici, e ora la confermano nel chiedere norme di tutela analoghe per i satelliti. Ci si augura avranno il medesimo successo.

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