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Unified Fast File and Object per estrarre il massimo valore dai dati

Permettendo un accesso veloce e multi-protocollo ai dati non strutturati, lo Unified Fast File and Object storage eleva alla massima potenza le performance delle applicazioni di analytics che possono così gestire miliardi e miliardi di dati alla massima velocità, contando su una scalabilità pressoché indefinita. Dal manufacturing all’e-commerce, dalla piccola azienda alla big corporate, questa nuova piattaforma di storage può giocare un ruolo decisivo nella valorizzazione dei dati che tutti raccolgono ma che ancora pochi riescono ad utilizzare appieno anche per limiti infrastrutturali ora superabili.

Pubblicato il 21 Lug 2021

Unified Fast File and Object

Il potere pervasivo degli analytics non riguarda solo il mercato ma anche il contesto tecnologico ed infrastrutturale che evolve in funzione di questo trend per rendere sempre più facile, veloce e comodo estrarre valore dai dati. Anche l’Unified Fast File and Object (UFFO) opera in questa direzione adattando lo storage alle esigenze legate ai modern data “per togliere tutti i mal di testa infrastrutturali ai contesti applicativi e far sì che anche gli strumenti di analisi dati più all’avanguardia possano gestire i dati nel modo più veloce possibile senza preoccuparsi di limitazioni riguardanti quantità o velocità”. Umberto Galtarossa, Partner Technical Manager di Pure Storage definisce così questa piattaforma storage oggi diventata uno strumento necessario per innovare più rapidamente e crescere in un ambiente di business imprevedibile e turbolento.

Unified Fast File and Object: accesso veloce e multiprotocollo a dati non strutturati

Nel mondo degli storage ciò che rende peculiare questa nuova categoria è la capacità di includere in una sola piattaforma l’accesso applicativo a dati non strutturati attraverso sia protocolli File che Object. “I secondi sono generalmente necessari per raccogliere i dati generati dall’azienda, da macchinari nel caso del manifatturiero come anche da profili web o dai social in altri settori – spiega Galtarossa – mentre le applicazioni di analytics di nuova generazione basate su container, i cui microservizi necessitano di leggere e scrivere dati tramite protocolli diversi, grazie a questa nuova idea di storage hanno la possibilità di accedere ad un unico data lake con tutti i dati di cui hanno bisogno perché multiprotocollo, ad alte prestazioni e bassa latenza, oltre che dotato di scalabilità pressoché infinita”.

La ricerca della semplicità è spesso ciò che guida l’evoluzione delle infrastrutture e delle tecnologie e anche in questo caso l’idea è quella di offrirla a chi negli ultimi anni si è trovato a dover gestire uno scenario in rapida evoluzione caratterizzato da un modo di utilizzare i dati totalmente cambiato che ha reso i silos tecnici solitamente eretti tra workload differenti un approccio inadeguato, da superare.

Tra i trend che hanno portato alla nascita dello Unified Fast File and Object storage c’è sicuramente l’esigenza di utilizzare set di dati di maggiori dimensioni per ricavare insights più strategici senza problemi di latenza o di downtime unita al desiderio di poter contare su prestazioni affidabili e omogenee dei dati anche in presenza di strumenti di analytics a throughput elevato perché basate su machine learning e intelligenza artificiale. A spingere la diffusione degli UFFO è stata anche l’esigenza di rendere più semplice il riutilizzo dei dati limitando il costo prestazionale di ogni singola applicazione, e di velocizzare i tempi di rientro operativo in caso di attacchi ransomware potendo ripristinare rapidamente le informazioni avendo fatto convergere fast-file e fast-object in un’unica piattaforma.

Quantità, velocità e scalabilità: gli UFFO aprono una nuova era per gli analytics

La convergenza in un’unica piattaforma di due protocolli diversi porta degli enormi vantaggi nel mondo degli analytics che, prima dell’arrivo degli Unified Fast File and Object “aveva pesanti oneri legati alle infrastrutture da gestire perché si avevano tanti piccoli data lake e continui travasi di dati da fare invece che un data lake unico” spiega Galtarossa ponendo al primo posto però il problema dei limiti sulla quantità di dati, ora risolto visto che si passa dal poter gestire qualche milione di log a miliardi e miliardi. “Gli UFFO permettono di sgravare le aziende dal punto di vista applicativo di tutte le preoccupazioni legate alla dimensione dei data set a cui vogliono accedere per fare analytics ma anche a quelle relative alla velocità – aggiunge – prima non era possibile realizzare analisi storiche ampie dovendo selezionare piccole quantità di dati per limiti infrastrutturali, ora con una piattaforma che mette a disposizione tutti i dati storici processati alla massima velocità possibile ottengo in tempi almeno dimezzati insights decisamente più accurati e utili”.

Da non trascurare oltre alla velocità dell’analisi e alla quantità di dati, anche la scalabilità praticamente indefinita di questo storage che, pur essendo on premise, “permette di accedere all’infrastruttura come se fosse un servizio cloud: se voglio posso usarlo, senza preoccuparmi neanche delle performance”.

Lo Unified Fast File and Object storage cambia gli orizzonti di chiunque utilizzi gli analytics, oggi fondamentali per quasi tutti i settori, “dal manufacturing che monitora i macchinari collegati via rete grazie a dispositivi IoT in grado di mandare log per la predictive maintenance, all’e-commerce che, come molte altre attività commerciali e produttive, utilizza i web analytics ed effettua la profilazione dei utenti, il controllo degli accessi e la social sentiment analysis” spiega Galtarossa. Basta calare questo nuovo storage anche in un contesto semplice come la gestione delle ricariche delle macchinette del caffè delle aziende per comprenderne l’efficacia: “poter contare su un sistema di analytics avanzato e performance in grado di prevedere esattamente quando terminerà il latte in polvere o il decaffeinato può portare a dei risparmi impensabili in termini sia di viaggi e di tempi di lavoro”.

Unified Fast File and Object, il presupposto della Modern Data Experience

Anche Pure Storage utilizza Unified Fast File and Object storage per monitorare le telemetrie di basso livello di tutti gli storage installati nel mondo potendo così analizzare petabyte di dati con la massima velocità per predire con certezza quale sarà il comportamento di una macchina presso un cliente per mesi e anni e valutare quando potrebbe necessitare di un intervento o di un aggiornamento. È quindi il primo ad approfittare di vantaggi della sua soluzione FlashBlade, uno storage che incarna perfettamente la filosofia UFFO (Unified Fast File and Object) e assicura una modern data experience, in cui i dati risultino facilmente accessibili, commutabili e trasmissibili istantaneamente ove necessario, facendo dimenticare a chiunque i silos tecnici che a lungo hanno limitato le performance degli analytics.

FlashBlade risponde a tutti e quattro i cardini della modern data experience proposta da Pure Storage – spiega Galtarossa – È veloce perché completamente basato su NVMe, ultimo ritrovato dal punto di vista del flash che dà la massima velocità possibile agli ambienti applicativi. Assicura l’interoperabilità con i mondi cloud mettendo automaticamente in protezione i dati che si stanno analizzando in un cloud provider pubblico per temi di disaster recovery. Elimina gli oneri di una complessa gestione infrastrutturale perché i clienti non hanno più a che fare con tanti silos avendo un unico punto di accesso. Scegliendo l’approccio Evergreen, infine, non forziamo mai il cliente ad effettuare sostituzioni infrastrutturali e migrazioni forzate ogni 3 o 5 anni: per ogni nostro storage vengono sostituite e rinnovate solo le componenti necessarie per permettere gli aggiornamenti e il cliente non deve mai spegnere servizi o dichiarare fermo macchina o applicativo che in altri casi possono durare anche diverse settimane”.

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