Huawei: espansione in Italia con la Divisione Enterprise

È il secondo Roadshow di Huawei, o potremmo dire della sua Divisione Enterprise, centrato com’è sulla esposizione mediatica delle soluzioni per Aziende e Pubblica Amministrazione e del progresso organizzativo e di business. Il tutto dopo un 2011 di grande espansione in Italia, terzo Paese europeo per fatturato.

Pubblicato il 03 Set 2012

Nella sua breve apertura, George Zhao Ming (nella foto), Managing Director di Huawei Italia, ha messo in chiaro due cose: la centralità del nostro Paese nei piani di crescita Huawei in Europa, ricordando che nel 2011, a fronte di un fatturato mondiale di 32,4 miliardi di dollari, le vendite in Italia hanno sfiorato i 500 milioni di dollari e l’occupazione complessiva ha raggiunto le 550 unità. Le tre divisioni Huawei (Carrier cioè provider di Telecomunicazioni, Consumer, Enterprise), hanno visto un +11% rispetto al 2010. L’Italia rappresenta per Huawei il 3° mercato in Europa, dopo Spagna e Uk, ma Huawei Italia punta in alto e ha l’ambizione di renderlo il primo. In secondo luogo la filosofia aziendale di Huawei è di “empowering del management locale”, per cui George Zhao vede spazi di assunzioni e carriere nel nostro Paese.

La premessa è ripresa da Roberto Loiola (nella foto), Vp Western Europe, che sottolinea i primi risultati degli sforzi di localizzazione in Italia di Huawei: un centro di ricerca a Milano; tre centri di innovazione a Torino, Milano e Roma; il piano di portare la base dei dipendenti in Italia ad oltre 700 per fine 2012.

La crescita Huawei “ha generato occupazione per 140.000 dipendenti nel mondo, di cui ben 30.000 assunti solo nel 2011 con un significativo 45% del totale impegnato in R&d”. Gli investimenti sono aumentati nel solo 2011 di 1,9 miliardi di dollari, raggiungendo quota 3,6 miliardi, in buona parte dedicata allo sviluppo di prodotti e soluzioni Enterprise. Continua insomma impetuoso un processo di internazionalizzazione del gruppo, con più del 65% del business fuori dalla Cina. Visto da Huawei c’è semmai un rischio di eccessiva dipendenza da export, posto che la crescita in madre patria è “solo” del 5%.

“Il business enterprise – sottolinea Loiola – è la base stessa della strategia e dello sviluppo del gruppo, cresciuto del 57% in un anno centrando un fatturato di 1,5 miliardi di dollari a livello mondo”. Stesso trend anche in Italia con numeri ancora piccoli, ma “l’obiettivo è una divisione Enterprise 2015 con un business di 15 miliardi di dollari mondiali, di cui 200 milioni italiani”. Ne viene al 2012 l’obiettivo di crescere almeno del 50% sul 2011.

Ma Huawei conta su tre mosse. Dice Loiola “Primo: ha creato una divisione che è una completa azienda nell’azienda, indipendente dal resto, con suoi gruppi di Marketing, Vendite, Supporto tecnico, Servizi professionali e Gestione partner. Secondo: dialoga con tutti i clienti italiani, attuali e potenziali, attraverso gruppi specializzati per settore; hanno un loro gruppo dedicato Pa (sia Pal che Pac), Finanza, Utilità (grandi e locali), Manifatturiero, Sanità ed Energia. Terzo, una struttura dedicata cura le relazioni con i partner selezionati e attivi su tutto il territorio: dai Distributori ai Value added, ai Business Partner, Huawei ha un portafoglio in continua espansione e un programma di certificazione delle varie aziende, strutturato in vari livelli di progresso (steel, gold, platinum). Sono i Partner a seguire l’universo delle piccole e medie aziende e ad offrire soluzioni Huawei di telecomunicazione”.

In Italia, se la divisione Carrier è “presente in tutte le reti di telecomunicazione dei principali operatori italiani (reti fisse, mobili, di trasporto)”, la divisione Enterprise può già citare: Regione Basilicata, Ministero dell’Istruzione, Miur, Ferrovie dello Stato, Poste Italiane, Coni Stadio Olimpico, Ministero di Grazia e Giustizia, due Asl a Roma, perfino le basi italiane della Us Navy.

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