Intervista

Oracle: “Costruire il second generation cloud”

Due chiacchiere con Fabio Spoletini, Country Manager Oracle Italia sul momento evolutivo del cloud declinato dalla prospettiva del mercato italiano e del valore che la società di Larry Ellison può portare al percorso delle aziende verso il mission critical cloud

Pubblicato il 03 Feb 2017

Fabio-Spoletini

Partiamo da una sintesi estrema della strategia “Full Cloud” di Oracle, lanciata ormai qualche anno fa: l’obiettivo è poter rendere fruibili applicazioni, infrastrutture, piattaforme di gestione e di sviluppo, middleware, database e application development tool secondo il modello as a service, per consentire alle aziende la creazione di ambienti ibridi on-premise-cloud. Ambienti ibridi, nel disegno strategico di Oracle, in cui il passaggio anche di workload mission critical possa avvenire dal mondo cloud a quello on premise e viceversa in grande performance e sicurezza.

È un percorso che Larry Ellison, co-fondatore dell’azienda e oggi  Executive Chairman e Chief Technology Officer ha ormai intrapreso 4-5 anni fa e che vede oggi circa l’80% del portfolio di prodotti Oracle fruibile in cloud, con l’ambizione di portare l’azienda ad essere tra i principali player nella trasformazione degli ambienti IT delle imprese verso un corretto bilanciamento on premise-cloud.

Non tanti vendor possono oggi permettersi di accompagnare, attraverso un’offerta articolata Saas, Paas, Iaas, Daas, le aziende con i loro workload mission critical nel mondo cloud. Dall’altro versante, le imprese utenti hanno un problema speficico: riescono sempre meno a garantire una corretta velocità e capacità di risposta alle esigenze di innovazione continua di prodotti e servizi, contenimento di costi, velocità e dinamicità dei mercati agendo sulle classiche strutture legacy-on premise It e vedono nel cloud una delle risposte più attrattive. Ma portare applicazioni mission critical sulla nuvola non è semplice. L’approccio Oracle di un’offerta “full stack”, cioè dove tutte le componenti applicative, infrastrutturali, middleware e data base possono essere fruite on demand, rappresenta certo un punto forte nell’identificazione di un partner di riferimento per questo hybrid IT journey.

Come sempre, per sostanziare questa strategia, Oracle parte dalla disponibilità tecnologica che si concretizza in una serie di annunci continui in ambito cloud (vedi, da ultimo, il recente evento Cloud World di New York nonché le piattaforme e le soluzioni annunciate allo scorso Oracle Openworld di San Francisco).

Ci riferiamo proprio alla strategia generale ridefinita e aggiornata lo scorso autunno alla kermesse americana per sentire l’opinione e la declinazione sul mercato italiano di Fabio Spoletini, Country Manager Oracle Italia.

Fabio Spoletini, Country Manager Oracle Italia

Spoletini – Il tema cloud può essere oggi approcciato da diversi punti di vista. Certamente è un’opportunità innegabile per le aziende che devono rigenerare un parco installato obsoleto. Le imprese, dinnanzi all’attuale disruption, vivono uno scompenso difficile da gestire: la scelta del modello cloud rappresenta una risposta chiara per consentire un percorso di innovazione; in altri termini, con il cloud riesco ad innovare, senza è molto più difficile.

ZeroUnoQuali sono gli elementi che differenziano l’approccio cloud di Oracle da offerte e strategie di altri player?

Spoletini – Non dimentichiamo il contesto in cui ci muoviamo. Oggi serve creare disruption, serve portare avanti una decisa innovazione abbassando al contempo i costi. Su questa esigenza imprescindibile delle aziende, Oracle c’è al 100%. In area Saas siamo ben posizionati, siamo primi nel marketing cloud; siamo un vendor di riferimento anche nell’Hr cloud e adesso inizia la partita degli Erp e delle applicazioni verticali, dove dobbiamo accelerare anche perché questo rappresenta una grande opportunità per tutti, per l’ammodernamento del sistema paese, per cogliere la sfida di Industry 4.0… La nostra specificità sta nella convinzione di avere un’offerta unica nella sua integrazione per accompagnare le aziende al mission critical cloud.

ZeroUno: Una nuova fase evolutiva del cloud….una fase più matura…

Spoletini: Se parliamo di Iaas, sicuramente non siamo i primi del mercato (il riferimento è ad Amazon Web Services – ndr); non abbiamo inventato noi lo Iaas, però in questo momento per le capabilities, la conoscenza e la presenza che abbiamo nel mondo enterprise siamo posizionati al meglio per supportare quella che io definisco una fase di second generation cloud; in pratica proponiamo un cloud che è il frutto sia della conoscenza profonda che abbiamo delle problematiche del mondo enterprise, sia della consapevolezza di alcuni limiti attuali del cloud infrastrutturale oggi proposto da alcuni dei player leader di mercato.

ZeroUno: in termini più concreti?

Spoletini: Stiamo portando avanti con determinazione la chiarezza di vision sull’utility computing in cui abbiamo stressato moltissimo il concetto di automazione, con il software che consente la creazione automatica di software defined virtual data center. Mentre altri player ancora oggi parlano in modo elementare di capacità elaborativa/computazionale in termini di commodity da acquistare all’utilizzo (pay per use), noi stiamo facendo percorsi più articolati e complessi di trasformazione e di gestione con la creazione automatizzata e veloce di interi data center di nuova generazione. L’intellectual property di Oracle oggi a mio avviso la si trova proprio qui,  nell’automazione di questi processi e nella realizzazione di queste infrastrutture hardware con queste capabilities…

ZeroUno –  Ma le aziende vivono oggi una condizione di schizofrenia: da un lato cercano contenimento di costo e velocità attraverso scelte cloud molto tattiche e immediate, dall’altro sentono la necessità e la complessità di ridisegnare in modo strategico il data center con criteri di flessibilità e sicurezza garantendo il massimo valore di user experience. Come si inserisce Oracle in questo contesto?

Spoletini: Per noi la partita inizia adesso. Non va dimenticato che nonostante ci siano dei leader di mercato, oggi in cloud c’è appena il 5% dei workload, e soprattutto non sono ancora in larga parte workload mission critical. Invece è proprio questo il nostro punto di ingresso: vogliamo garantire il mission critical in cloud per consentire alle aziende di fare veramente efficienza e un vero salto in avanti con i loro sistemi informativi aziendali. Oggi le imprese non hanno ancora guardato a un vero data center in cloud o a pezzi consistenti  di sistema informativo in cloud. Se però affrontiamo seriamente la trasformazione dell’area enterprise, guardando alla creazione di nuovi modelli di business digital based, non possiamo limitarci a parlare solo di capacità computazionale ma bisogna considerare anche elementi complessi di disegno architetturale ibrido dove, per restare soltanto in tema infrastrutturale, la nostra offerta Exadata rappresenta un enorme valore. Abbiamo consegnato, soltanto in Italia negli ultimi 5 anni, circa 600 sistemi ingegnerizzati, una presenza massiccia, un dato che conferma come il mercato ne abbia capito il valore. E’ quel tipo di valore che dobbiamo indirizzare all’interno della costruzione di architetture ibride; poi è il cliente che deciderà quale sarà l’assetto migliore on premise-cloud. E in ogni caso, la domanda sull’offering dobbiamo crearla noi. Tecnologicamente abbiamo prodotti che non tanti altri possono vantare e soprattutto, sia on premise sia on cloud, fino ad oggi non c’è  una piattaforma completa come la nostra. Per noi è importante che oggi ci sia questo mindset verso il cloud e verso lo Iaas, grazie anche a soggetti, come Amazon che hanno contribuito a creare cultura sul mercato. Però dobbiamo essere capaci di veicolare la domanda verso il cloud mission critical, perché abbiamo tutto per affiancarci alle aziende in questo percorso e i tempi sono ormai maturi.

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