IaaS, come disegnare infrastrutture agili

Una delle più congruenti risposte all’esigenza delle aziende di saper sviluppare e gestire il digital business è l’Infrastructure-as-a-Service, modello di fruizione dell’It che consente di recuperare flessibilità, aprendo la strada a logiche software defined. Quali le scelte di fondo da compiere, considerando la necessità di giungere ad un ambiente It ibrido come risposta migliore alla nuova competitiva aziendale? Ecco lo scenario emerso nel corso di due Executive Dinner organizzati da ZeroUno in collaborazione con Fastweb e Cisco.

Pubblicato il 25 Ott 2016

“Dimenticate l’hardware, il software, le infrastrutture per dedicarvi al vostro lavoro, ovvero all’offerta di servizi e applicazioni”, Patrizia Fabbri, caporedattore di ZeroUno, ha aperto il doppio appuntamento organizzato in collaborazione con Fastweb e Cisco (due Executive Dinner “Iaas: flessibilizzare le infrastrutture It a supporto del business” a Roma e “Business-oriented It: architetture e modelli a supporto dell'innovazione digitale” a Milano) riportando le parole di David Cappuccio, VP and distinguished analyst di Gartner.
Ma l’esortazione nasconde sfide profonde: “Si richiedono tempi di rilascio sempre più rapidi – ha proseguito Fabbri -. Tuttavia, l’agilità auspicata deve fare i conti con il legacy, indispensabile quanto frenante”. L’approccio bimodale, per flessibilizzare le infrastrutture e soddisfare le esigenze di innovazione, si profila come scelta indispensabile. Tra le chiavi per l’evoluzione efficiente del data center, una possibile alternativa è rappresentata da soluzioni IaaS e ambienti ibridi.

Di questo servizio fanno parte anche i seguenti articoli:
IL DIBATTITO – Il cloud conviene? Ecco dove e quando
FOCUS SUL FINANCE – Il Finance verso l’hybrid cloud, come e perché

Evolvere per rispondere al business

Stefano Mainetti, Co-direttore scientifico dell’Osservatorio Cloud e Ict as a service della School of Management del Politecnico di Milano, ha continuato la disamina delle sfide It: “Il time-to-market è un fattore decisivo, che mette in gioco il ruolo dei Sistemi Informativi [se le risposte non sono veloci, le Lob si rivolgeranno direttamente ai fornitori, ndr]. La consumerization aumenta le aspettative degli utenti aziendali, quindi gli strumenti professionali devono essere sempre allo stato dell’arte. Ultima criticità, la pervasività dell’It [per cui a ogni servizio sottende un’applicazione digitale, ndr]”.

Figura 1 – L'andamento del mercato cloud in Italia

Fonte: Osservatorio Cloud&ICT-as-a-Service

In risposta a questo scenario, il data center si è evoluto dall’infrastruttura fisica, attraverso virtualizzazione, automazione e cloud (IaaS). “Ma il vero salto – ha detto Mainetti – è la creazione di ambienti ibridi, che permettono di combinare i benefici della nuvola pubblica e privata, arrivando alla gestione software-defined”. Il primo passo, infrastrutturale, per rispondere al business digitale è fatto; bisogna proseguire abbracciando il DevOps, che permette lo sviluppo agile e rilasci programmabili via software.
La rotta verso il cloud è stata tracciata anche nel nostro Paese. “Dal 2013 – ha evidenziato Mainetti, citando i dati dell’Osservatorio su un campione di 110 grandi imprese italiane – il cloud pubblico cresce a due cifre (oggi il mercato sfiora i 600 milioni di euro) mentre gli investimenti nella cloud enabling infrastructure hanno raggiunto quota 1.185 milioni di euro” (figura 1).

Pro e contro dell’Infrastructure-as-a-service

Figura 2 – Come si utilizzano i servizi IaaS

Fonte: Osservatorio Cloud&ICT-as-a-Service

Ma dove è diretta la spesa in IaaS? Gli ambienti di sviluppo / test (61% delle aziende) risultano al primo posto, ma gli ambienti di produzione (58%) seguono a ruota, per poi andare su backup (53%), disaster recovery (40%), cloudbursting (27%) (figura 2).
I vantaggi dello IaaS rivelano che “non ci sono più scuse”. “Tra gli impatti positivi – ha ribadito Mainetti – le aziende indicano fattori che impattano direttamente sul business (figura 3)”.
Tuttavia, gli ostacoli ci sono: le resistenze culturali, la mancanza di skill interni, l’evoluzione della filiera dell’offerta che deve essere in grado di supplire alle nuove esigenze.

Figura 3 – IaaS, non ci sono più scuse

Fonte: Osservatorio Cloud&ICT-as-a-Service

Il 55% delle imprese dichiara la necessità di nuove competenze (figura 4). Quali? Le risposte si concentrano su conoscenze contrattualistiche (59%), enterprise architecture (56%), project management (54%), gestione del cambiamento (48%), performance management (47%) e demand management (46%).
“Si passa dalla cultura del fare – ha sintetizzato Mainetti – a quella della governance. Diventa fondamentale presidiare il rapporto di outsourcing e ingaggio (contratti), così come la progettazione e la disamina delle architetture”.

Si trasforma la filiera Ict

Per l’impresa digitale il cloud è una leva strategica vitale, che richiede tuttavia la trasformazione della filiera. “Nell’ecosistema – ha dichiarato Mainetti – gli operatori Telco giocano un ruolo fondamentale, perché non solo devono garantire l’affidabilità delle connessioni e la continuità del servizio, ma possono anche diventare partner per la progettazione e lo sviluppo di nuove infrastrutture cloud, mettendo a disposizione soluzioni di SaaS / IaaS pubblico e privato, con gli stessi Sla end-to-end garantiti per la rete, assicurando maggiore flessibilità e vicinanza al cliente rispetto ai grandi provider internazionali”.

Figura 4 – L'evoluzione delle competenze

Fonte: Osservatorio Cloud&ICT-as-a-Service

Ma per supportare le aziende clienti nei percorsi di digitalizzazione, occorre innanzitutto guardarsi dentro e cambiare pelle. Come hanno fatto Fastweb e Cisco, che insieme propongono soluzioni IaaS.

Il carrier diventa Digital Enabler

Passare da Fiber Company a Digital Enabler è stato lo sforzo di Fastweb. “Oggi – ha detto Alessandro Perrino, Business Development Senior manager della società – le imprese devono essere capaci di riscrivere i processi aziendali, non soltanto di introdurre tecnologie nuove”. Per aiutare le realtà italiane a traguardare l’obiettivo, Fastweb ha esteso l’offerta di Telecomunicazione a più ampi orizzonti: “La nostra storia di trasformazione è iniziata nel 2013, quando abbiamo messo a disposizione della nostra clientela executive un servizio IaaS realizzato in collaborazione con VMware e Cisco. Abbiamo quindi istituito un Security Operation Center; costruito un nuovo data center a Milano, certificato Tier IV dall’Uptime Institute di New York incastonato nel nostro Backbone geografico ed adottata una piattaforma di orchestrazione aperta basata su OpenStack”.

Da sinistra: Patrizia Fabbri, caporedattore di ZeroUno; Stefano Mainetti, Co-direttore scientifico dell’Osservatorio Cloud e Ict as a service della School of Management del Politecnico di Milano; Alessandro Perrino, Business Development Senior manager di Fastweb e Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia

Oggi l’offerta FastCloud abilita una proposizione cloud infrastrutturale per la fornitura di risorse elaborative e software, che include le componenti: Virtual Server, Virtual Private Data Center, Private IaaS, Full Private, BackUp, Storage, Disaster & Recovery, Virtual Desktop ed Archiviazione Documentale fiscale. Tutti i servizi sono erogati da data center di proprietà Fastweb e localizzati sul territorio italiano con un’infrastruttura tecnologica realizzata secondo il paradigma del Software Defined Data Center ovvero con tutti i principali elementi programmabili e riconfigurabili in tempo reale, in linea alle esigenze dei clienti.

Ma l’evoluzione continua: “Stiamo sviluppando un nuovo modello di marketplace per abilitare alla sassificazione dei pacchetti applicativi (anche) non SaaS dei software vendor, perché possano erogare le loro soluzioni in modalità as-a-service”, ha detto Perrino, che vede l’offerta Fastweb proseguire in direzione dei servizi PaaS, dell’hybrid cloud ed a supporto dei nuovi trend quali Big Data ed IoT.

Dal networking a nuovi orizzonti

Tra le maggiori società di tecnologie per il networking, Cisco, invece, estende il raggio d’azione del proprio portfolio attraverso le partnership. Bruno Pierro, Cloud Leader di Cisco Italia, parla di trasformazione inevitabile, che parte dall’interno: “Quasi il 90% delle nostre applicazioni – ha affermato – gira su cloud: un cambiamento che ha comportato la maturazione di skill interni spendibili sul campo”. Il Cloud Leader ha sottolineato i punti caldi della rivoluzione in atto: sicurezza, IoT, gestione dei dati, cloud, mobility. “Secondo stime interne – ha aggiunto – l’86% dei workload nel 2020 sarà in cloud, mentre nel 2018 ci sarà il sorpasso della nuvola pubblica su quella privata”. In questo contesto, le aree di focalizzazione del vendor saranno le reti, ma con uno shift sulla proposta di servizi virtualizzati, le soluzioni di networking per i datacenter, la sicurezza (“Stiamo investendo in knowledge attraverso le acquisizioni”), i sistemi iperconvergenti, IoT e Big Data. “La chiave di tutto – ha dichiarato Pierro – è però la capacità di orchestrazione per gestire workload e modelli di consumo diversi, in ambienti che saranno necessariamente ibridi. Da qui la spinta sul paradigma software-defined”.

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