IBM: scommessa sull’Italia con un datacenter Softlayer

Il piano di espansione dell’infrastruttura globale cloud di Big Blue ha toccato anche il nostro Paese. Alle porte di Milano, inaugurato un datacenter da 50 milioni di dollari indirizzato soprattutto alle aziende e alla Pa che desiderano innovare senza aumentare il Capex, adottando il modello hybrid cloud

Pubblicato il 30 Giu 2015

Ibm torna a compiere una grande investimento in Italia. E lo fa con l’inaugurazione di un nuovo data center per il cloud fra i comuni di Settimo Milanese e Cornaredo, alle porte di Milano Ovest. Un’area storica per l’It tricolore, in quanto fino a una decina di anni fa occupata da alcune attività di Italtel, oggi concentrate nella frazione Castelletto di Settimo Milanese. La facility entra a far parte dell’infrastruttura globale di Softlayer (società di servizi cloud acquisita da Big Blue nel 2013), che conta oggi più di 40 datacenter, i quali dovrebbero diventare 46 entro la fine dell’anno, per un investimento complessivo di 1,2 miliardi di dollari. In Europa, il sito nella cintura milanese va ad aggiungersi a quelli di Londra, Parigi, Francoforte, Amsterdam e Almere (sempre nei Paesi Bassi) ed è costato 50 milioni di dollari.

Nicola Ciniero, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia

L’operazione rappresenta anche un successo per il presidente e amministratore delegato di Ibm Italia, Nicola Ciniero: “Quando, alcuni mesi fa, ho visto i piani di espansione di Softlayer – ha raccontato in una conferenza stampa alla presenza di clienti, partner e autorità, fra le quali il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il viceministro alla Sviluppo Economico Carlo Calenda – l’Italia risultava fra le ultime nazioni. Questo datacenter era destinato ad essere costruito nel 2018. Ho discusso con i colleghi e sono riuscito ad anticipare i tempi”.

Il nuovo datacenter Ibm visto dall'esterno

Il numero uno di Ibm Italia è soddisfatto anche perché, dopo diversi anni, il vendor torna a puntare sul nostro Paese: “Ibm ha sempre accompagnato i cambiamenti informativi e strutturali avvenuti in Italia”, afferma Ciniero, ricordando anche alcuni esempi in cui la nostra nazione ha giocato un ruolo da protagonista, non solo come mercato di sbocco per Big Blue ma anche come luogo di innovazione e produzione: all’epoca delle prime macchine tabulatrici negli anni ’50 e poi con la fabbricazione degli As/400 (oggi sistemi iSeries), negli anni ‘80. “Con il data center Softlayer fra Settimo Milanese e Cornaredo, rendiamo la tecnologia più sofisticata dell’ultimo decennio facile da usare come una macchina a noleggio e permettiamo alle aziende di concentrarsi sui loro core business e alla Pa di focalizzarsi sui servizi e l’efficientamento delle infrastrutture, riducendo le spese di Capex”.

Il nuovo datacenter Ibm

“Dal punto di vista tecnico – ha spiegato invece Maurizio Ragusa, Cloud Director di Ibm Italia – il datacenter ha caratteristiche di ridondanza Tier 4. Inoltre è costruito in un territorio che permette di ottenere la certificazione di ecocompatibilità. È immerso nel verde, lontano da rotte aeree e industrie pericolose, in un’area con un basso tasso di sismicità. Il fabbisogno energetico attuale è di 4,5 MW, ma abbiamo la possibilità di scalare a 60 MW. Abbiamo realizzato un Pod [Performance optimized datacenter, ndr] di assoluta eccellenza che ci permetterà di ottenere risultati mai raggiunti in passato”. Nel mirino ci sono diversi mercati, con un occhio di riguardo alle aziende che intendono evolvere le loro architetture in senso hybrid cloud e alle startup.

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