Contributo Editoriale

ESG e business continuity: lo storage alleato di banche e assicurazioni 

La tecnologia supporta la sostenibilità e garantisce la resilienza, se gestita e scelta in modo lungimirante e strategico. Questo “se” contiene tutte le sfide che i leader IT si trovano oggi ad affrontare, compresi quelli operanti in un settore come quello bancario assicurativo, regolato e rigido ma che sa mostrarsi anche estremamente innovativo. I dati “giusti” non gli mancano, può usarli come leva e deve farlo potendo contare su alleati anche infrastrutturali, in primis sullo storage. 

Pubblicato il 04 Dic 2023

ESG e business continuity

Utilizzare meglio i dati disponibili è la sfida delle sfide per tutto il mondo IT. Il settore bancario-assicurativo non può certo dirsi un’eccezione, vista la portata del flusso che ha a disposizione e che porta con sé “onori e oneri”. Informazioni capillari e uniche che altri settori – e le big tech – sognerebbero di avere, ma anche responsabilità non banali sulla loro gestione, legate per lo più alla compliance e alla cybersicurezza.

Non è un caso, quindi, che security e data analytics siano le principali priorità di investimento in ambito IT. Due voci intrinsecamente fondamentali per il mondo bancario e assicurativo e che devono oggi convivere nei piani strategici con la necessità di garantire business continuity e di rispondere agli ESG, sempre più visibilmente urgenti da includere concretamente nei propri piani.

A queste due priorità emergenti in cui confluiscono sfide e opportunità, Pure Storage ha scelto di dedicare una tavola rotonda per un settore fortemente regolamentato che può apparire “rigido” ma che si rivela essere anche potenzialmente innovativo e capace di evolvere.

ESG urgenti ma non misurabili

In qualsiasi tappa del processo di digitalizzazione ci si trovi come istituto bancario o assicurativo, fondamentale oggi è il poter contare su soluzioni di data management e analytics innovative, oltre che di una infrastruttura IT complessa a supporto in grada di innescare un’automazione dei processi concreta e diffusa, laddove opportuna.

Sono tutti strumenti essenziali anche per un IT attento agli ESG, che sa di essere molto impattante anche da questo punto di vista all’interno dell’intera organizzazione e sa anche di poter contribuire sotto molti punti di vista.

Se si guarda al “Green IT”, tra le azioni più urgenti emergono l’ottimizzazione dei data center e dei processi di backup e data recovery, oltre alla sostituzione, ove possibile, dei sistemi legacy e degli hardware più energivori. Nell’ambito dell’IT for green, spiccano invece la misurazione delle emissioni dirette e indirette e la stima dell’impatto ambientale degli strumenti IT offerti agli altri team. Due azioni chiave a cui guardare, tenendo conto che meno del 40% delle banche a livello mondiale oggi misura l’impatto ESG delle proprie strategie, come fa osservare Laura Grassi, direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, citando il recente Global Sustainable Banking Report.

Facendo leva su questo dato e sull’interesse forte per gli ESG mostrato da regolatori e clienti, banche e assicurazioni hanno oggi l’opportunità di accelerare la propria digitalizzazione imprimendole una direzione più che mai virtuosa, che includa anche la gestione intelligente degli edifici, l’analisi ESG dei diversi fornitori e un deciso cambio di mindset della forza lavoro.

Da questo punto di vista, durante la roundtable, è emerso il concetto di sobrietà digitale: la diffusione di pratiche di utilizzo del digitale ragionevole, che seguano la regola della minimizzazione dell’impatto ambientale. Un lavoro di formazione e di sensibilizzazione delicato e che, come tutti gli altri interventi IT, deve poter essere monitorato in quello che sarà il suo impatto sullo “status ESG” generale. Si torna così a mettere i dati al centro, che oggi sono “poco numerosi ma anche non comparabili (per mancanza di standard), inconsistenti (non conformità degli scoring ESG tra diverse agenzie), poco trasparenti (scoring ESG proprietari, metodologie non esaustive, comunicazione confusa) e spesso non ancora limpidamente regolamentati” spiega Grassi.

Un problema per il team IT che va a sommarsi alla mancanza di criteri di misura condivisi, sia per misurare, valutare e comprendere i propri progressi, sia per avere un elemento di confronto con interlocutori. La fase di procurement, per esempio, potrebbe diventare un ambito di miglioramento molto fruttuoso in chiave ESG, ma l’assenza di regole chiare e riferimenti lo rende per ora solo complesso da gestire.

Guida il business, serve business continuity

L’ideale sarebbe poter contare su nuovi framework strategici in cui ogni azione possa essere valutata in chiave di costi-benefici ma, parallelamente, in chiave ESG. Anche in tempi di crisi climatica, restano infatti trainanti le priorità di business e la necessità di continuity, quotidianamente avvertita da ogni player del settore bancario assicurativo.

Al centro del dibattito, da questo punto di vista, c’è il passaggio al cloud, potenzialmente benefico anche per il bilancio ESG: secondo il report The Green Behind The Cloud la migrazione al cloud porterebbe un taglio delle emissioni dell’80%. Secondo gli Osservatori del Politecnico di Milano, però, solo il 22% ne fa un uso avanzato, il 67% sta migrando e il restante 11% è in fase di valutazione. Oltre due terzi del mondo IT italiano è oggi combattuto tra le necessità legate alla compliance e a una elevata ridondanza dei dati, e la spinta all’innovazione che promette un miglioramento delle performance e maggiore scalabilità. La priorità-guida è la business continuity, identificando dati da spostare e modalità con cui farlo, per garantire analytics al team business, costi ridotti e minimo rischio di lock-in.

La forte necessità di trovare nuovi modi per assicurare la business continuity può diventare l’occasione per innovare le tecnologie e cambiare il modo di lavorare, identificando nuovi processi più efficienti in termini di tempo e risorse.

Una sfida che si può vincere puntando sull’ingegnerizzazione e su un cambio di mindset interno che tocca anche il tema delle competenze. In un panorama ibrido e in continua evoluzione come questo, risultano più che mai necessarie reskill e talent attraction ma anche il mantenimento di competenze “legacy” che convivano e sopravvivano a un’ondata di innovazione quasi rischiosamente entusiastica.

Il ruolo dello storage, alleato semplice e sostenibile

Consapevoli che l’evolversi, oggi, non deve significare un “fuori tutto” ma una ragionata metamorfosi di infrastruttura, competenze e processi, i leader IT riconoscono un ruolo chiave allo storage. Sia lato hardware che software, questo sistema rappresenta un elemento chiave per banche e assicurazioni, per garantire una business continuity sempre più necessaria come anche per adottare best practices ESG efficaci e far sì che tutto ciò confluisca in una strategia unica, concreta e monitorabile. Diventa quindi fondamentale poter contare su un software intelligente in grado di semplificare e rendere efficiente le piattaforme in cui si trovano i dati. “In primo piano tornano anche gli aspetti legati alla resilienza che possono trovare soluzione in un software che garantisce uno zero planned downtime per upgrade e manutenzione, entrambi sempre effettuati in maniera non disruptive – spiega Marika Lilla, Account Manager Finance di Pure Storage – Oltre alla business continuity, ciò garantisce anche un’evoluzione continua e rapida e la protezione degli investimenti lungimiranti compiuti, oltre a un risparmio energetico derivante dalla minimizzazione dei tempi e dei processi”.

Storage potenziale protagonista di una digitalizzazione sostenibile, secondo Lilla, che spiega come “il contributo più immediato che una piattaforma di gestione storage può fornire riguarda la fornitura di misurazioni utili alla stima del footprint del sistema. Integrando questo servizio all’interno della dashboard, si riescono a fornire all’utente in real time e in modo puntuale, informazioni in merito al funzionamento di ogni asset, anche in termini di risorse energetiche di natura rinnovabile e di risparmio energetico rispetto agli indici di consumo della concorrenza. Funzionali agli ESG anche le indicazioni relative alle modalità di utilizzo delle diverse infrastrutture, per ottimizzarne la gestione ed evitare il sottoutilizzo”.

Lasciando da parte per un attimo i dati, si può notare anche come la semplicità di hardware e software possa favorire una diminuzione di interventi di manutenzione e sostituzione pezzi. Ciò significa che meno RAEE e risorse umane con maggior tempo e forze per svolgere ruoli più strategici per il core business.

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Pure Storage

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