Prospettive

Un piano di ripresa che utilizzi al meglio il programma di aiuti Next Generation EU

Nel corso della tredicesima edizione dell’EY Capri Digital Summit “A New Brave World”, eccezionalmente svoltosi a Roma, si sono confrontati in diverse sessioni, spesso da remoto, esponenti del mondo economico, accademico e istituzionale, per individuare priorità e scelte capaci di definire una strategia di ripresa, a partire dai cambiamenti irreversibili che la pandemia ha accelerato e consolidato. Centrale il ruolo degli investimenti in infrastrutture anche come leva per risorse addizionali e un significativo impatto sul Pil.

Pubblicato il 02 Nov 2020

next generation

Sta cambiando il modo in cui viviamo, lavoriamo e facciamo impresa e avviare il Paese verso un percorso di crescita sostenuta è l’unica risposta possibile”, ha dichiarato nel suo intervento di apertura Massimo Antonelli, Regional Partner dell’area MED e CEO per l’Italia di EY all’EY Capri Digital Summit “A New Brave World”, eccezionalmente svoltosi a Roma, con molte sessioni da remoto. Da qui la necessità di fiducia, per ridurre l’incertezza provata nel mese di settembre dal 53% degli italiani (secondo una delle survey presentate), e coraggio per dotarci come Paese di “una leadership autorevole, con una visione strategica di medio-lungo periodo, fondamentale per cogliere l’opportunità offerta dagli oltre 200 miliardi di euro del programma Next Generation EU ”.

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Massimo Antonelli, Regional Partner dell’area MED e CEO per l’Italia di EY

Per recuperare un deficit che supererà il 10% del PIL e un debito pubblico vicino al 160%, per i diversi settori economici è indispensabile la capacità di trasformarsi per cogliere la mentalità e le abitudini degli italiani, trasformate dalla pandemia, che richiedono nuovi servizi, nuovi modi di consumare e vendere. In fase lockdown si è registrato il boom dell’e-commerce e nuove modalità sempre più digitali di consumo. Si sono registrati: l’aumento del 76% della popolazione che spende più tempo sui social media, in tutte le fasce di età; l’incremento di vendita on line della spesa (+82%), del gaming (+75%), del food delivery (49%) e del video streaming (+38%). Si sono invece contratte, le attività più legate al canale fisico, come il fashion & luxury (-66%), la ristorazione (-74%), il turismo (-88%) e la mobilità (-93%). Ma la capacità del sistema industriale di trasformarsi da solo non basta.

“È in arrivo un’onda perfetta che ci può anche schiacciare. Il numero che mi colpisce è l’anno 2043, data in cui recupereremo il PIL pre-Covid se continueremo a crescere nello stesso modo degli anni scorsi, basato su una strategia di tagli di spesa, senza investimenti in infrastrutture. Non ce lo possiamo permettere”, commenta Stefania Radoccia, Responsabile Mercati dell’area MED di EY, sottolineando che in termini reali il pacchetto Next Generation EU vale per l’Italia 2 volte e mezzo circa gli investimenti del piano Marshall, una grande opportunità per una manovra espansiva.

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Stefania Radoccia, Responsabile Mercati dell’area MED di EY

Infrastrutture per la ripresa

Le possibilità di sviluppo economico e sociale del Paese dipendono, secondo le analisi di EY, anche dalla qualità del sistema infrastrutturale nel suo complesso che, allo stato attuale, ha un’incidenza sul PIL del 7,5%, a fronte del circa 9% di Germania e Spagna e circa 11% della Francia. La ripartenza post Covid-19 richieda richiede dunque un piano straordinario di investimenti infrastrutturali capace di cogliere nuovi bisogni e priorità e che si basi sulla sinergia fra risorse.

“Sono tre le principali sfide da affrontare per favorire l’accelerazione: il completamento delle infrastrutture strategiche per il trasporto di beni e persone; un grande piano di manutenzione e ammodernamento delle opere esistenti; un intervento organico, strategico e coraggioso al fine di rivedere e ripensare le aree metropolitane”, ha commentato Marco Daviddi, EY Strategy and Transactions leader per l’area Med.

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Marco Daviddi, EY Strategy and Transactions leader per l’area Med

Secondo le analisi EY un valore di 150-200 miliardi di euro di risorse addizionali per investimenti in infrastrutture mobilitate dal Recovery Fund porterebbero a un impatto annuo di 1,8% rispetto al PIL 2019.

La ripartenza dell’Italia è però legata anche alla capacità del resto del mondo continuare a girare. Lo ricorda Francesco Starace, CEO, Enel: “Il quadro globale è meno fosco e grave, nonostante la recrudescenza del Covid, con grandi differenze a livello mondiale. L’economia riprenderà meglio di quanto si pensi, nonostante un rimbalzo lento della parte commerciale finché non avremo riacquistato la fiducia”.

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Francesco Starace, CEO, Enel

Il Piano Europeo, a suo parere intelligente e ben articolato, ha una connotazione di grande innovazione: per la prima volta è l’Europa, non i singoli stati membri, va a chiedere i soldi in prestito sul mercato. “Il punto di attenzione per l’Italia è come tradurre il grande risultato di fondi ottenuti in iniziative vere”, aggiunge.

Un esempio concreto, anche se piccolo, in termini di collaborazione pubblico-privato per le infrastrutture, è offerto da SkyItalia, che si trova nel pieno di una trasformazione del business, in modo da tenere conto del profondo cambiamento degli stili di fruizione dei clienti, accelerati dal lock-down, come evidenzia il CEO Maximo Ibarra: “Entrare nel mondo del broad band, per proporre un’offerta più integrata, è stata una scelta quasi automatica, per un’azienda di contenuti, osservando il comportamento dei clienti che spostano i consumi sempre più sullo streaming”. La scelta innovativa è consistita nell’investire in proprio (200 milioni di euro) nell’infrastruttura e sulla tecnologia dei sistemi informativi, anziché sfruttare una rete esistente, come tanti operatori virtuali, puntando sulla partnership con Open Fiber solo per la rete di accesso. L’idea è creare un circolo virtuoso di stimolo della domanda di digitalizzazione a partire dai contenuti per favorire un ulteriore roll-ut di nuove infra sul territorio, utili anche per il lavoro remoto.

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Maximo Ibarra, CEO di SkyItalia

Donato Iacovone, Presidente, WeBuild, porta invece l’attenzione sulla necessità di investimenti sulle Infratech, infrastrutture al contempo digitali e fisiche, per progettare le quali si deve pensare ai servizi che le persone vorranno in mobilità e che dovranno includere la sensoristica, per la sicurezza e la manutenzione preventiva ma anche per offrire nuovi servizi.

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Donato Iacovone, Presidente di WeBuild

Proiettata ancor più verso il futuro è la strategia energetica basata sull’idrogeno, illustrata da Marco Alverà, CEO, Snam, che guarda con attenzione alla UE e alla necessità dei Paesi del Nord Europa (Germania in testa) di uscire dal carbone e dal nucleare per sostituirlo con fonti a zero emissioni. “L’Europa ha previsto una nuova e poderosa strategia idrogeno, che verrà definita entro il 2021, come progettazione di dettaglio dal 2022, e realizzazioni a partire dal 2023”, dice. L’Italia ha l’opportunità di diventare un esportatore di idrogeno generato dal sole, con costi molto più bassi (circa 15 euro/MWh rispetto al trasporto liquido via nave per oltre 45/MWh euro), grazie alla rete di gasdotti (facilmente riconvertibile, prima in Europa e seconda al mondo dopo la Russia. Una grande opportunità di rilancio per il Paese, facilitata anche dalla grande competenza sulle rinnovabili (anche grazie a Enel) e dalle competenze manifatturiere italiane.

foto Marco Alvera'
Marco Alverà, CEO di Snam

Un piano integrato e una nuova governance

Iacovone sottolinea la necessità di un piano integrato (che superi la consueta frammentazione dei tanti progetti poi difficili da integrare) e della sua attuazione in modo più veloce del passato. “Dobbiamo allineare la velocità della PA, con quella dei privati e del resto mondo”, è la sollecitazione.

Ibarra condivide la necessità di un piano integrato che sappia tenere conto dei tempi accelerati della tecnologia e dell’evoluzione sociale: “Le aziende devono poter contare su una PA che vada ai loro tempi e la PA su aziende che diano il loro contributo”.

Starace riporta il dibattito sul tema della governance, sottolineando che pur essendo tutti d’accordo sulle priorità per uno sviluppo sostenibile, tutto questo non succederà se non cambia la governance degli Stati membri UE, non solo dell’Italia. “I sistemi di gestione all’autorizzazione di costruzione delle infrastrutture non è in grado di gestire un volume di investimenti anche molto inferiori a quello di cui stiamo parlando”, dice. Necessario dunque riformare la governance per tutti i Paesi, necessità di cui c’è consapevolezza concreta a livello UE. “Oggi la maggior criticità non è la progettazione di opere e idee, ma la capacità di scaricare a terra in maniera concreta i progetti”, aggiunge, ribadendo a sua volta non solo l’importanza della collaborazione pubblico-privato ma anche della necessità per tutti i Paesi Ue di fare insieme le riforme necessarie.

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