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Il digitale resiste ai colpi della pandemia: -2% nel 2020 e crescita delle componenti più innovative

Anitec-Assinform ha presentato i dati consuntivi del 2020 per il mercato digitale italiano e le previsioni per il 2021 e 2022: si prevede un -2% (in miglioramento sulle stime di giugno che segnavano -3,1%) rispetto a un -9% di PIL nel 2020 e un solido rimbalzo dal 2021 (+3,4%) in poi. Nel 2020, segno più per le componenti più innovative: Cloud, IoT, Cybersecurity e Big Data

Pubblicato il 19 Nov 2020

MERCATO ITALIANO ICT 2012-2020E - Andamento dinamico per segmento

Anitec-Assinform, l’Associazione Italiana per l’ICT, ha presentato in collaborazione con NetConsulting Cube i dati consuntivi del 2020 e le previsioni di mercato per il prossimo biennio. Il quadro complessivo è quello di un Paese comprensibilmente diverso rispetto all’era pre-covid: l’impatto della pandemia e delle incertezze che porta con sé è innegabile, ma il Paese ha fondato la propria resilienza sul digitale accelerando la trasformazione delle attività economiche e delle PA, della sanità e dell’istruzione.

All’interno di un quadro di sintesi che non può che essere negativo rispetto agli scorsi anni, traspare un avvertibile ottimismo fondato non solo sul ruolo tattico del digitale nell’affrontare e governare le sfide della crisi, ma anche su quello strategico per la modernizzazione del Paese nell’era successiva al covid. E le previsioni rilasciate ieri sono migliori di quelle rilasciate a giugno (-3,1%).

Di seguito una serie di grafici che mettono a confronto, anche in modo dinamico, i dati degli ultimi anni e, soprattutto, le varie stime rilasciate prima e durante la pandemia.







I dati: mercato ICT a -2,0% nel 2020, ma crescono le componenti più innovative

La conferenza Anitec-Assinform è stata dunque l’occasione non solo per valutare gli impatti della pandemia sul mercato del digitale, ma anche per stimare l’andamento del prossimo futuro. Per quanto riguarda il presente, le strategie delle imprese in risposta alla crisi sono comprese tra i due poli dell’accelerazione della trasformazione digitale (9,4% delle aziende) e del differimento o annullamento dei piani di investimento (12,5%): fattore fondamentale, che coinvolge il 23,2% di tutte le imprese e più del 50% di quelle medio-grandi, è la riorganizzazione dei processi e degli spazi, un fattore che risente fortemente dell’impennata del Remote Working.

Quasi superfluo sottolineare come il digitale abbia supportato aziende e famiglie nel primo semestre dell’anno, spingendo alcuni segmenti di mercato verso numeri rilevanti: il +23,1% nelle vendite di PC, +14,9% dei servizi cloud e +7% di servizi di cybersecurity lo dimostrano in modo inequivocabile. Tra l’altro, la spesa in servizi di sicurezza è prevista in rialzo nei prossimi mesi, perché con l’avanzata del Remote Working sono aumentate anche le minacce cyber e gli attacchi nei confronti di tutte le realtà aziendali, con nomi di spicco coinvolti di recente.

Secondo le previsioni Anitec-Assinform, il mercato digitale del 2020 subirà un inevitabile rallentamento dovuto alla pandemia, ma molto meno marcato rispetto ad altri comparti e all’economia nel suo complesso. Con una previsione del PIL a -9%, il mercato digitale dovrebbe assestarsi all’interno di una forbice compresa tra -2% e -3,2%, ma con maggiori probabilità di avvicinarsi alla previsione migliore. Per il mercato ICT italiano si tratterebbe dunque di passare dai 71,9 miliardi di euro del 2019 a 70,5 miliardi di euro. “Per quanto riguarda l’andamento del mercato per segmenti – ha affermato Giancarlo Capitani, Presidente di Netconsulting cube – l’unica componente che ha fatto registrare una crescita (+2,7%) è quella dei contenuti e pubblicità digitali, una crescita determinata anche dal consumo di contenuti da parte delle famiglie. Tutti gli altri segmenti decrescono: al netto di rete e telecomunicazione (-5,9%), che risente di un grosso divario tra il grande consumo dei servizi e una bassa crescita del valore delle telecomunicazioni a causa della competizione tariffaria, tutti gli altri segmenti decrescono in misura sostenibile. Questo andamento riflette un atteggiamento prudenziale, soprattutto da parte delle imprese private, che nell’emergenza hanno in parte rinviato i progetti che avrebbero avviato e hanno rinegoziato contratti in essere con i fornitori”. In particolare, i dati segnalano un -0,1% sui servizi ICT, un -1,6% su software e soluzioni ICT e -1,9% sui dispositivi, sempre rispetto al 2019.

“Quello che ci rende ottimisti – aggiunge Capitani – è il fatto che i segmenti che crescono maggiormente sono le componenti più innovative: Cloud Computing (+16%), IoT (+3,5%), Mobile Business (+4,4%), la Cybersecurity (+9%) e il mondo del Big Data (+8,7%). Tutti elementi che ci danno conto, se letti nel loro insieme, di un percorso di digitalizzazione che è in corso, è intenso ma che ha perso un po’ di intensità nella situazione emergenziale”. La sorpresa del 2020, come peraltro anticipato dai dati di giugno, è l’accelerazione del processo di digitalizzazione della PA, un dato inedito rispetto agli scorsi anni: i dati di Anitec-Assinform e Netconsulting Cube preannunciano un +4% per le Amministrazioni Centrali, +1,8% per gli Enti Locali e una forte crescita in sanità (+2,3%), a seguito del netto incremento di domanda di servizi e soluzioni digitali. Fortemente negativa è invece la domanda di mercato proveniente dai settori più penalizzati dal lockdown. Il calo di fatturato e di liquidità si sono tradotti in una riduzione delle risorse da investire in soluzioni, prodotti e servizi informatici: industria a -5,8%, settore viaggi e trasporti -6,3% e distribuzione e servizi a -7,5%.

Biennio 2021/22: un mercato da 75,4 miliardi di euro

Per quanto concerne le previsioni per il 2021 e 2022, il quadro è meno certo a causa dell’evoluzione della pandemia. Si prevede comunque un trend positivo del mercato, con un rimbalzo meno marcato rispetto al PIL ma pur sempre significativo: rispetto ai 70,5 miliardi della previsione corrente (2020), il 2021 si posizionerà a 72,9 miliardi di euro (+3,4%) e il 2022 a 75,4 miliardi di euro (+3,3%). Questi tassi di crescita YoY sono valutati in funzione di “condizioni ordinarie” di mercato, cioè al netto di interventi straordinari e di variabili legate alle dinamiche di mercato.

Tra i primi, i provvedimenti del piano Next Generation Italy, che dovrebbe mettere a disposizione 40 miliardi di euro in 3 anni (dal 2021) per la digitalizzazione: qualora ciò si concretizzi come da previsione, è ovvio che le stime di crescita dovranno essere riviste verso l’alto. La variabile, sottolinea Capitani, a quel punto sarà la capacità di indirizzare questi enormi volumi di capitali verso progetti strategici che siano effettivamente in grado accelerare la digitalizzazione del Paese.

Una variabile che potrà influenzare le previsioni è la crescita esponenziale di spesa per il digitale che le imprese e le PA dovranno allocare nel prossimo biennio per accompagnare una trasformazione strutturale ormai già avviata e della quale lo Smart Working è la vera killer application, cioè la leva che spinge le aziende a cambiare assetto organizzativo. Nel prossimo biennio assisteremo anche a una diffusione sempre più capillare di strumenti digitali presso le famiglie, che determinerà un aumento delle competenze, sia di base che di quelle più evolute che consentano di fare un uso più intensivo delle infrastrutture digitali.

Secondo il Presidente di Anitec-Assinform Marco Gay, questi dati sono eloquenti poiché identificano un mercato che ha straordinarie capacità di reazione. Questo è il momento di agire: “Ora è il momento di passare dalle parole ai fatti – sostiene Gay – perché non possiamo accontentarci del ragionamento che l’ICT perderà meno del previsto nel 2020. Dobbiamo chiedere con forza che il digitale sia una parte importante della politica industriale del nostro Paese, che sia pervasiva, abbia una traiettoria di diversi anni e che vada e incidere sulla domanda e sull’offerta”. Temi centrali da affrontare: il 4.0, che deve diventare sempre più una parte centrale della visione industriale del Paese, avendo un impatto molto forte sulle industrie più tradizionali; occorre poi agire sulla domanda e agevolare gli investimenti, generando fiducia nelle imprese e stimolando lo sviluppo di tecnologia, infrastrutture e competenze all’interno di una visione di medio-lungo periodo che risentirà positivamente anche delle risorse straordinarie del Next Generation EU. Così facendo, la ripartenza potrà essere forte e verrà sostenuta dal comparto che, in questi tempi difficili, ha dimostrato e sta dimostrando di essere un vero punto fermo: il digitale.

Predictions 2021: Sharyn Leaver, SVP, Research

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