Aused: vite parallele di 40 anni di storia dell’informatica

Per celebrare i propri 40 anni di vita, Aused (Associazione Utilizzatori Sistemi e Tecnologie dell’Informazione) ha pubblicato un libro che ripercorre, attraverso la voce dei propri soci, 40 anni di vita dell’informatica. L’evento per festeggiare questo importante momento dell’Associazione è stato l’occasione per un confronto sull’attuale momento di trasformazione con un occhio al passato per lanciarsi nel futuro

Pubblicato il 28 Nov 2016

MILANO – Vite parallele è il titolo del libro pubblicato da Aused (Associazione Utilizzatori Sistemi e Tecnologie dell’Informazione) per celebrare il 40° anniversario dell’Associazione. “Celebrare i 40 anni di vita di qualsiasi associazione è un passaggio importante e significativo. Per Aused questo aspetto viene ancora più esaltato dal fatto che i suoi quattro decenni si legano indissolubilmente ai 40 anni dell’Information Technology”, ha detto Andrea Provini, Cio Bracco Imaging e Presidente Aused che ha fatto gli onori di casa, insieme al Cfo dell’azienda, Roberto Desimini, all’evento che si è svolto presso l’Auditorium Anita e Fulvio Bracco all’interno del nuovissimo quartier generale dell’azienda a Milano.

Una giornata contraddistinta da tanti ricordi, ma con un forte slancio verso il futuro.

Andrea Provini, Cio Bracco Imaging e Presidente Aused

Non ha lasciato indifferenti l’excursus sui quarant’anni di informatica fatto da Stefano Ceri, professore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingengneria del Politecnico di Milano, che ha ripercorso le estati passate alla Stanford University lavorando fianco a fianco con il “padre” dell’intelligenza artificiale John McCarthy, utilizzando le macchine Xerox Alto (che hanno ispirato Steve Jobs nel concepire il Mac) e comunicando con Arpanet (la rete nata negli Usa per collegare i migliori scienziati, facilitando lo scambio di dati fra i centri di supercalcolo sparsi negli Usa e che, nel 1973 con la definizione del protocollo Tcp/Ip iniziò ad essere chiamata Internet) “erano gli anni ’60/’70 e la differenza di tecnologia con l’Europa era impressionante” ha sottolineato il professore, fino ad arrivare ai ricordi più recenti e al progetto al quale sta lavorando negli ultimi anni: Data-Driven Genomic Computing (progetto che ha l’obiettivo di rivisitare la genomica computazionale dal punto di vista dei dati, tramite nuovi modelli, linguaggi e strumenti per la loro analisi e gestione, solidi dal punto di vista dei concetti utilizzati e capaci di operare in modo super-efficiente).

Dopo la presentazione del libro da parte di Laura Rubini, della segreteria Aused, i lavori sono proseguiti con una tavola rotonda moderata da Andrea Rangone, Amministratore Delegato di Digital360 e fondatore, nel 1999, degli Osservatori del Politecnico di Milano (anche questo è uno step della storia dell’informatica in Italia), dal titolo “Radici profonde…orizzonti lontani: punti di forza dei nostri 40 anni, sfide per i prossimi 10”.

Le tecnologie che hanno fatto la differenza

Stefano Ceri, professore del Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingengneria del Politecnico di Milano

Evidenziare le tecnologie che hanno fatto la differenza negli ultimi 10/15 anni, è il primo tema che Rangone ha lanciato sul tavolo del confronto.

La prima tecnologia disruptive emersa è l’Erp: “L’Erp è stato il vero abilitatore all’internazionalizzazione delle medie aziende italiane”, ha detto da un lato Massimo Dal Checco, Presidente di Sidi, mentre dall’altro Francesco Ciuccarelli, Direttore Ict del Gruppo Inpeco, ha sottolineato il fatto che “l’Erp ha portato l’attenzione sui processi” imponendo quella revisione che ha consentito a molte Pmi (vero tessuto economico italiano) il passaggio da aziende padronali a realtà imprenditoriali. Affermazioni convalidate da Roberto Candido, Partner e responsabile del settore Industriale Techedge, per il quale “gli Erp sono il passato, ma anche il futuro, perché oggi inglobano componenti innovative che consentono di fare l’analisi del comportamento dei clienti abilitando il customer engagement”.

E c’è stato chi, come Giuseppe Ingletti, Cio di Fiera Milano Group, è ritornato sul tema del cambiamento dei processi guidato dalle tecnologie sottolineando l’importanza, in questo senso, “del personal computer quando ha raggiunto un livello di adozione molto importante all’interno dei white collar” e, in continuità con questa sottolineatura, l’avvento di Internet, della quale Ingletti ha ricordato tutta l’evoluzione in azienda “da quando ne era vietato l’uso a quando è diventato uno strumento indispensabile di lavoro”. E Ciuccarelli ha aggiunto come Internet abbia “allargato i confini dell’azienda iniziando a cambiare i modelli di business”, ricordando anche la grande trasformazione concettuale portata dal cloud “che consente di pensare alla gestione dell’It in modo diverso [con una fruizione come servizio, ndr]”. E a questa dichiarazione si può agganciare l’intervento di Stefano Lombardi, Marketing Manager di Npo Sistemi, che ha sottolineato come sia cambiato il ruolo dei vendor Ict passati “da fornitori di tecnologia It a fornitori di servizi. L’evolversi della tecnologia, il fenomeno della fusione di diverse aziende ha fatto emergere il problema dell’integrazione dei sistemi ed è qui che il nostro mestiere è cambiato”.

La copertina del libro “Vite parallele”, pubblicato da Aused per celebrare il 40° anniversario dell’Associazione

Aurelio Ravarin, Head of Cetic Research Center presso Liuc – Università Cattaneo, e Pierpaolo Taliento, Vice President and General Manager, Southern Region di Ca Technologies, hanno invece posto l’accento su un mood che pervadeva quegli anni: “L’informatica era vissuta come un qualcosa di magico, capace di sollevare emozioni opposte: chi l’amava e chi la odiava”, ha detto Ravalin e Taliento ha ricordato: “Andavamo a vendere sistemi di prima informatizzazione al ‘padrone’ dell’azienda; capiva ben poco di cosa stesse acquistando ma era ben chiaro a cosa sarebbe servito e il mondo imprenditoriale era pervaso da uno spirito di invincibilità e di ottimismo nei confronti della tecnologia che ha portato molte aziende a fare un grande balzo in avanti, creando quella rete di imprese che hanno fatto il tessuto economico italiano”.

Rangone si aggancia a questi interventi per suonare un campanello di allarme: “In quel periodo sono state poste le basi del digitale, ma poi l’insuccesso di alcuni progetti di quel processo di trasformazione e la bolla speculativa che è seguita a quegli anni, ha fatto vivere la cosiddetta New Economy come un grande fallimento, come se tutto fosse stato sbagliato [sminuendone gli aspetti di grande innovazione ndr] ; io sono terrorizzato da questo atteggiamento, ma lo sono soprattutto in chiave prospettica: adesso siamo in un altro momento disruptive, dall’Industria 4.0 all’open innovation, solo per citare alcuni trend, ed è inevitabile passare da alcuni fallimenti. Quello che temo è che ci si possa fermare ai primi progetti che non hanno funzionato, rischiando di perdere la partita come sistema Paese”.

Le tecnologie che faranno la differenza

Un momento dell’evento organizzato da Aused

Ed è proprio sul futuro che si è concentrato il secondo giro di tavolo: “Quali discontinuità intravedete?”, ha chiesto il moderatore, “quali sono quelle tecnologie che faranno la differenza a breve e a medio termine?”.

“Stiamo entrando nell’era della selezione”, ha esordito Lombardi, spiegando che “siamo bombardati da informazioni e il differenziale starà nella nostra capacità di selezionarle: il futuro è nella data governance”. Concetto ribadito anche da Ingletti che si è chiesto se l’intelligenza artificiale sarà quella tecnologia disruptive che potrà aiutarci. Ma Ingletti ha sottolineato anche un altro tema al quale, a suo parere, bisogna porre grande attenzione: “Fino a qualche tempo fa si diceva che il virtuale avrebbe ucciso il fisico in molti settori, ma non è detto sia così. Dobbiamo saper invece equilibrare la trasformazione digitale con il momento fisico e nella capacità di governare questo equilibrio si giocherà il futuro di molte aziende”.

Ravalin non ha identificato in particolare una tecnologia più disruptive di un’altra, il cambiamento inarrestabile verso il quale stiamo andando, con un’accelerazione sempre più spinta, è la “radicale modifica del ruolo della tecnologia rispetto al passato. Visto che tutto sarà digitale, la tecnologia diventerà qualcosa di normale, come l’aria, l’acqua o l’energia elettrica e la nostra abilità sarà quella di saper sfruttare gli strumenti a disposizione”. E Dal Checco ha sottolineato che “chi integra in ottica Industria 4.0 (connettendo quindi tutta la filiera dall’approvvigionamento alla vendita) avrà grandi vantaggi e in questo processo il nuovo architetto del business sarà inevitabilmente il Cio”. Candido ha avvertito che “bisogna avere tutti i sensori accesi” per capire quali sono le tecnologie emergenti che faranno la differenza e ha annoverato tra queste il M2M learning e l’Intelligenza Artificiale. Ciuccarelli ha invece evidenziato la blockchain come tecnologia veramente disruptive, ribadendo però che più “a breve periodo la vera sfida per il nostro paese è Industria 4.0, che riporta la tecnologia in fabbrica. Sfida che se riusciremo a vincere ci consentirà di superare il gap di competitività nei confronti degli altri paesi”.

Taliento infine ha aperto un grande tema etico oggetto oggi di profondo dibattito, ricordando che sulle nostre spalle pesa una grandissima sfida: “Dobbiamo fare in modo che tutta questa trasformazione digitale porti lavoro e benessere”, in altri termini che ci sia nello sviluppo digitale una componente Human centric..

La seconda edizione del Premio Wolfler

L’evento si è concluso con la presentazione da parte di Francesca Gatti, Segretario Generale di Aused, delle attività in programma per il 2017, un calendario ricco di appuntamenti e iniziative, e con l’assegnazione dei Premi Wolfler. 80 Cio hanno giudicato i fornitori Ict sulla base di 4 parametri e ne sono risultati vincitori: Dedagroup per le attività di pre-sales; Accenture per l’execution; Vem Sistemi per il post vendita e Reply per l’innovazione. È stato poi assegnato a Ibm il 1° premio come miglior fornitore in assoluto.

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