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Turismo, che cosa abbiamo perso nel 2020 e come ripartire

L’anno scorso è stato il peggior anno per il turismo da tutti i punti di vista. Lo confermano gli ultimi dati degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e nel Business Travel del Politecnico di Milano. Nel ripercorrere con cifre evidenti il crollo dell’intera filiera, identificano gli ambiti della ripresa attraverso i timidi segnali provenienti da strutture ricettive e travel manager. Senza dimenticate i due pilastri su cui costruire un possibile futuro: digitalizzazione e sostenibilità

Pubblicato il 16 Feb 2021

settore turismo

Che il 2020 sia stato un annus horribilis per il turismo è cosa ormai nota. Ma qual è il reale impatto della pandemia sul settore, che ruolo può avere il binomio turismo tecnologia per ripartire? E quali sono le prospettive che si possono ipotizzare nel futuro immediato e in quello più lontano di medio e lungo termine?

Gli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e nel Business Travel, entrambi promossi dalla School of Management del Politecnico di Milano, hanno fatto il punto in occasione del convegno di presentazione degli ultimi risultati dal titolo “Il travel nel 2021: cosa ci aspetta?”. Il convegno, trasmesso in diretta streaming il 27 gennaio scorso, ha visto l’ampia partecipazione di oltre duemila persone che si sono collegate, a testimonianza del forte interesse che il tema suscita fra addetti ai lavori e non solo.

Tecnologia digitale e sostenibilità nel futuro del turismo

Il quadro emerso dagli Osservatori si può definire eufemisticamente drammatico. Il mercato globale dei viaggi, infatti, dopo 20 anni di crescita ininterrotta, nel 2020 è precipitato ai livelli del 1990. Secondo l’Organizzazione mondiale del turismo si è passati dal miliardo e mezzo di arrivi del 2019 ai 400 milioni del 2020, con una diminuzione tra il 70 e il 75%.

Il professor Umberto Bertelè, Chairman degli Osservatori Digital Innovation, nell’introdurre i lavori del convegno, ha ricordato quanto il calo possa ritenersi problematico per l’Italia, il secondo Paese dopo la Spagna per il peso del turismo sul Pil. Anche per le nazioni in cui attrattività e viaggi ricoprono un ruolo meno centrale, i decrementi registrati sono stati comunque enormi, tanto che non stupisce l’affermazione che “il turismo è il settore più colpito in assoluto”. Perciò, a distanza di un anno dalla precedente edizione degli Osservatori, le domande che si aprono nel 2021 sono di tutt’altro genere e di diverso tenore.

La prima riguarda l’efficacia dei vaccini, la seconda è quella di “capire quali potranno essere gli effetti permanenti delle trasformazioni di questo periodo”. Due esempi su tutti: il remote working e le teleconferenze per gli incontri. Cambiamenti che vanno affrontati attraverso due pilastri, ha sottolineato il professor Bertelè, digitalizzazione e sostenibilità. Se per quanto riguarda il primo dei due, performance in borsa come quelle di Alphabet-Google la collocano tra le poche realtà cresciute di valore (oggi vale 1280 miliardi di dollari), non va dimenticato che gli investimenti in ESG (Environmental, Social e Governance) attualmente si aggirano attorno a una cifra di 30 mila miliardi. Se il turismo può avere un domani, è su questi elementi, tra cui la tecnologia, che può fondare una nuova base di rilancio.

Professor Umberto Bertelè, Chairman degli Osservatori Digital Innovation – Convegno Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e nel Business Travel , 27 gennaio 2021

Alcuni dati su turismo domestico e presenze straniere nel 2020

Filippo Maria Renga, Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e nel Business Travel, ha richiamato l’importanza dei dati, e quindi del ruolo svolto dagli Osservatori, nella creazione di conoscenza allo scopo “di affrontare meglio il futuro e di essere più competitivi”.

Filippo Maria Renga, Direttore degli Osservatori Innovazione Digitale nel Turismo e nel Business Travel – Convegno, 27 gennaio 2021

Nell’arco di otto anni, da quando esistono gli Osservatori, l’analisi di tanti aspetti dell’offerta e della domanda ha consentito di comprendere come l’innovazione possa favorire il cambiamento e fungere da leva per intercettare i nuovi bisogni del mercato. L’edizione degli Osservatori 2020 si è avvalsa di indagini con oltre 800 rispondenti tra strutture ricettive e travel manager, a cui si aggiungono più di 150 aziende intervistate. Inoltre, i numeri citati da Renga attingono anche a quelli più recenti dell’Istat che hanno fotografato il forte crollo del turismo domestico e di quello ancora più massiccio delle presenze straniere nel nostro Paese. Nei mesi del lockdown la perdita è stata pari a -91%, con un venir meno di quasi 74 milioni di presenze, di cui 43,4 milioni formata da stranieri e 30,3 milioni da italiani.

Emorragia in parte tamponata nel periodo estivo almeno per il turismo italiano, ma non per la componente straniera che è rimasta molto inferiore rispetto al medesimo periodo del 2019. Sulla base di oltre 100 interviste dirette, poi, condotte dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo, il calo del fatturato tra turismo outgoing e di prossimità ha visto soprattutto il primo, con in cima i tour operator, subire contrazioni fino al 95%.

Hotel in città e strutture extra-alberghiere, chi ha perso di più

Ha resistito di più il turismo di prossimità, in particolare nell’ambito dell’ospitalità extra-alberghiera e delle attrazioni, riuscendo a contenere la riduzione del fatturato intorno a -40%. Sul versante dell’e-commerce dei servizi per il turismo, che nel 2019 aveva raggiunto un valore di 15,7 miliardi di euro, l’anno scorso, si tratta di una tecnologia che ha perso sul campo complessivamente il 60% suddiviso nei suoi tre settori principali: pacchetti e tour (-68%), strutture (-57%), trasporti (-61%).

L’unica nota positiva sul fronte turismo e tecnologia è stato il raddoppio delle prenotazioni digitali dirette, cioè non intermediate, da parte dei clienti, che è stato pari al 26% sul totale dei canali utilizzati per la prenotazione delle strutture. La riduzione del valore delle prenotazioni sulle OTA (Online Tavel Agency) non è stato identico, ma segmentato in base alla tipologia di OTA. Quelle generaliste hanno subito un -64%, mentre quelle legate all’extra-alberghiero hanno sofferto meno (-33%). In un mercato dell’ospitalità messo a dura prova, vanno fatti dei distinguo anche tra gli hotel ubicati in città e le strutture dell’extra-alberghiero localizzate al di fuori dei centri urbani, al mare e in montagna. A fronte di un fatturato più che dimezzato per i primi, le seconde hanno contenuto le loro perdite.

Ciononostante dalle interviste a 674 realtà ricettive in merito alle previsioni del 2021, il 45% del campione ha manifestato fiducia in una crescita che dovrebbe caratterizzare il presente anno. Invece, gli attori del turismo organizzato (agenti di viaggio, network di agenzie e tour operator italiani) vedono il futuro a tinte fosche.

La tempesta perfetta che ha investito i viaggi d’affari

Sui viaggi d’affari, il segmento a maggior valore aggiunto all’interno della filiera travel, si è soffermato Andrea Guizzardi, Direttore dell’Osservatorio Business Travel. “Nel 2020 c’è stata la tempesta perfetta” ha evidenziato durante il convegno, sintetizzata dall’incrocio di mercato debole, tensioni internazionali, procedure complesse dovute a restrizioni e quarantene, trasporti ridimensionati, timore del contagio, aumento degli incontri virtuali.

Andrea Guizzardi, Direttore dell’Osservatorio Business Travel – Convegno, 27 gennaio 2021

Tutti fattori che, nel contribuire in vario modo a determinare lo scatenarsi della tempesta, lascano aperta una domanda tuttora irrisolta: “Questi cambiamenti sono strutturali o congiunturali? Perché da qui passa la vera interpretazione di quelle che sono le dinamiche del business travel” ha affermato il professor Guizzardi. Almeno nel segmento del terziario, i travel manager coinvolti propendono per un ritorno alla normalità pre-Covid entro il 2023, non foss’altro per la necessità di incontrarsi direttamente per continuare a produrre. Di certo, il “pugno è stato difficile da sopportare”, ha rammentato Guizzardi, con una perdita di 13 miliardi di euro. Il crollo della domanda ha fatto calare i prezzi, con l’eccezione del trasporto ferroviario e della ristorazione. Il trasporto su gomma, per la prima volta da 20 anni, ha superato il valore della biglietteria. Una vera e propria rivoluzione. Ma, nonostante una spesa calata del 63%, si è assistito a una maggiore attenzione su sicurezza e qualità che ha trasformato l’attività del travel management in un’occasione per misurare l’output dei viaggi e per “iniziare a parlare di primato di efficienza sul controllo dei costi”.

Le previsioni, positive ma insufficienti, del business travel

Come andranno i viaggi d’affari nel 2021? A giudicare dalle risposte raccolte dall’Osservatorio Business Travel, è emersa una polarizzazione tra chi vede un 2021 positivo e chi, invece, totalmente negativo.

Andrea Guizzardi ha ammesso di essersi trovato di fronte a una situazione anomala rispetto alla quale i modelli statistici consueti potrebbero risultare inadeguati. In una situazione “normale” il prevalere dei positivi si tradurrebbe in un +6-7%, ma la profonda incertezza, all’origine di una divisione così netta tra chi ritiene che ci sarà la ripresa e chi la esclude categoricamente, potrebbe incidere sull’attendibilità delle previsioni. In ogni caso, dal saldo tra le opinioni degli ottimisti e dei pessimisti la percentuale di crescita che si ricava, cioè un +12% con una forchetta molto ampia, resterebbe comunque insufficiente a recuperare in tre anni quello che si è perso. “Per recuperare il 63% ci vorrebbe una crescita media annua del 30%” ha posto in rilievo Guizzardi. Su una cosa però i travel manager interpellati sono concordi, vale a dire i tempi della ripresa. Il 63% di loro, infatti, conviene nel ritenere che si comincerà a vedere un po’ di sereno a partire dal secondo semestre del 2021, perché tornerà a viaggiare in tutto il mondo e ci si aspetta che la tecnologia possa supportare il turismo… Purtroppo una prospettiva che non basta a coprire il colpo quasi mortale subito dalla filiera dei viaggi d’affari nel 2020, ma che rappresenta pur sempre un inizio.

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