Qualità, servizi e business continuity: la ricetta di Orange Business Services

ZeroUno incontra Helmut Reisinger, Senior Vp Europe di Orange Business Services ottenendone una panoramica sullo stato dell’arte dei servizi di business offerti nel mondo e in Europa in particolare. La società punta su tre pilastri: qualità e globalità della rete, servizi a multinazionali, garanzia di business continuity.

Pubblicato il 29 Mar 2012

“Il business cambia con Orange” è il motto di Orange Business Services che certo si presta a più di una lettura ma che l’azienda declina su tre dimensioni: globalità, servizio alle multinazionali, garanzia di business continuity.

Helmut Reisinger, senior vice president Europe, che abbiamo incontrato nel corso dell’ultimo Gartner Symposium di Barcellona, ha descritto alcune peculiarità della società: “Brand chiave di France Telecom e primario operatore europeo per servizi internet alle aziende, Orange Business Services è anche uno dei leader mondiali nei servizi tout court a 3700 aziende multinazionali, con qualcosa come 323.000 punti di accesso globali nel suo Ip Virtual Private Network e partnership strategiche con Cisco, Microsoft e Avaya tra gli altri. Orange Business Services ha due “teste”: un fatturato globale 2010 di 7,2 miliardi di euro proveniente dalla “testa” della banda larga e 7,5 miliardi dal mondo mobile”. Aggiungiamo noi: dietro ci sono 21.000 dipendenti in 166 Paesi e investimenti 2011 per 750 milioni nella rete globale, sviluppatasi a partire dall’acquisizione di Sita, specialista It per l’industria del trasporto aereo.

La complessità è indirizzata con un set di processi uniformi, rigorosamente basati su Itil nella Service Delivery. E i costi sono contenuti con centri servizi in offshore (Cairo, Dehli, Rio e Isole Mauritius, quest’ultimo accentra i servizi video). “Questi centri hanno dimostrato sul campo la solidità del piano di business continuity e della ridondanza della nostra rete – commenta Reisinger -: con gli attentati a Mumbai o le sollevazioni popolari al Cairo, c’è stato il take over degli altri Centri, e il servizio al business non ne ha risentito. Per quanto riguarda nello specifico le multinazionali con sedi italiane, Orange Business Services fa accordi di last mile con Telecom o Fastweb, cui offriamo connettività globale”.

L’approccio strategico della società è da “Service Provider integrato Telco”: fa leva sui servizi Telco core (il 70% dei 7,2 miliardi), e parte di lì per arricchire il portafoglio servizi. Offre trasformazione in VoIp; consolidamento dei data center di “very high broadband”; video e telepresence (disponibile in 104 Paesi). Qui offre una soluzione, la Open Video Presence scalabile verso il basso fino al video su Pc e in grado di interconnettere tra loro (ad esempio) sistemi Polycom e Cisco.

E il cloud? “Quello pubblico è visto con dichiarato scetticismo per la clientela primaria cui Orange Business Services pensa, che sono multinazionali, non consumatori o piccoli business che possono procurarsi dinamicamente tutto come servizio da una Amazon”, risponde Reisinger. “L’affidabilità è la regola numero uno: anche il valore di un super data center nel cloud si riduce a nulla se non è garantita la business continuity (il manager si riferisce alla dorsale Orange che in cinque continenti connette i sei data center di Atlanta, Francoforte, Johannesburg, Hong Kong, Singapore e Sidney, attraverso 454.000 chilometri di cavi sottomarini e con una latenza non oltre i 100 msec – ndr)”.

“La nostra previsione è che le multinazionali in genere facciano tanto più scelte conservative (verso il cloud privato) quanto più le soluzioni sono mission critical, concedendo al massimo un ibrido per applicazioni tipo e-mail o Unified Communication”, conclude Reisinger.

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