Oracle verso il full cloud. E semplifica il datacenter

Nella digital revolution, il data center “software-defined” diventa motore di trasformazione, le appliance contro la complessità, la nuvola ibrida per accelerare i processi. La società di Ellison ridefinisce i capisaldi della sua strategia nell’era dell’IoT e dei big data. La sfida? Costruire il portfolio di soluzioni as-a-service più completo sul mercato, speculare all’offerta on-premise

Pubblicato il 23 Set 2014

La Digital Transformation va colta subito. A lanciare il messaggio di urgenza è Oracle a settembre 2014: è tempo di ripensare le strategie aziendali nell’era dei big data e dell’Internet of Things. “La rivoluzione in atto – afferma Fabio Spoletini, Country Leader Oracle Italia e Vp Technology – è dirompente: persone e cose sono always-on, cambiano modelli di business e processi decisionali, si stringe la collaborazione Cio-Cmo, si apre il confronto bottom-up. Eppure solo il 27% degli executive ritiene che la digital disruption sia una questione di sopravvienza (fonte: Mit Sloan Management / Capgemini, ndr)”. Il 46% delle aziende, però, sta investendo in digital skills (Capgemini); ad esempio, nella figura del data scientist (“un bridge tra business e tecnologia”), che Oracle è impegnata a formare collaborando con l’università Luiss di Roma alla prima edizione del Mabda (Master in Big Data Analytics).

Fabio Spoletini, Country Leader Oracle Italia e Vp Technology

Ma qual è allora la ricetta del vendor per aiutare le aziende italiane a cavalcare l’onda della Digital Disruption? Offerta full cloud e semplificazione del datacenter.

“Avremo il più ampio portafoglio di soluzioni cloud – promette Spoletini -. Tutte le nostre tecnologie saranno disponibili in modalità sia on premise sia as a service”. La vision del vendor punta in direzione hybrid e si basa su un assunto: “Se abbiamo lo stack di prodotti più completo sul mercato, basta convertirlo in as a service per ottenere un full cloud”. Spoletini indugia sui benefici della nuvola: “Abbatte la complessità, è vicina al business perché parla lo stesso linguaggio, standardizza i processi, è veloce nell’implementazione, non richiede investimenti iniziali”. Un’occasione perché il vendor possa andare anche sul segmento Pmi, facendo leva sui partners.

Giovanni Ravasio, Country Leader Applications di Oracle Italia

“In ambito cloud – dice Giovanni Ravasio, Country Leader Applications di Oracle Italia -, a livello nazionale, abbiamo raddoppiato revenue e clienti, senza riscontrare polarizzazioni del mercato: ci sono stati casi di enti pubblici, di imprese grandi e piccole, in tutte le aree dal gestionale all’Hcm”.

Datacenter, centro di innovazione

Sul fronte datacenter, “abilitante la trasformazione digitale”, prende la parola Emanuele Ratti, Country Leader Systems di Oracle Italia. “Dopo mainfarme e modello client-server, la terza piattaforma caratterizzata dallo Smac (social, mobility, analytics e cloud) sta segnando l’evoluzione del datacenter. Negli ultimi anni, le aziende hanno ottimizzato le infrastrutture per tagliare sui costi: oggi non c’è più margine, quindi per risparmiare si taglia sull’innovazione. Vogliamo proporci come la piattaforma aperta e interoperabile che permette di efficientare il datacenter per l’offerta di servizi innovativi, ribaltando il rapporto 80-20 tra investimenti in manutenzione e innovazione”.

Emanuele Ratti, Country Leader Systems di Oracle Italia

Una platform in grado di sostenere i moderni workload, che sono imprevedibili: se prima i carichi di lavoro erano per la maggioranza di tipo transazionale, oggi lo sono per il 36% (fonte: Idc); nuovi workload si contendono le risorse computazionali (Big data 3%, Hpc 10%, Content serving 19%, Archiving 32%), facendo lievitare complessità e costi. In questo contesto, la semplificazione del Ced diventa la chiave di volta, passando da “vertical integration” e “hardware and software Engineered to Work Together” grazie allo stack completo di soluzioni Oracle. Il focus è sul datacenter software-defined attraverso l’Oracle Virtual Networking, un’architettura che permette di connettere dinamicamente server e storage, semplificando le connessioni e bucando i silos. L’altro pillar sono i sistemi ingegnerizzati per gestire i large workload (Exadata, Exalogic, Exalytics, Supercluster) e per il real-time information management, attraverso le big data appliance.

“La trasformazione digitale – conclude Spoletini – è un percorso, non un processo big bang. Perché Oracle? Per la completezza del portfolio e deployment cloud, per l’offerta di soluzioni best of breed a fianco dei sistemi ingegnerizzati (libertà di scelta per il cliente), perché offre la semplificazione del datacenter e una data platform completa, che permette di trattare dati transazionali e Hadoop con la stessa modalità”.

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