Guardare al consumer per innovare l’impresa

Enterprise 2.0, nuovi dispositivi, esperienza utente… Su queste direzioni, accomunate dalla trasposizione in area business di funzionalità e modalità d’uso abilitate da soluzioni nate per il mercato consumer, si muove d’innovazione tecnologica di Engineering per mantenere la propria posizione di avanguardia nel mondo della system integration. Nella foto Massimo Canducci, direttore dell’innovazione tecnologica della BU Industria, Servizi e Infrastrutture Engineering.

Pubblicato il 11 Ott 2010

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Se guardiamo alla sua storia, che ha oramai superato i trent’anni essendo stata fondata a Padova nel giugno 1980, non c’è dubbio che Engineering rappresenti un modello d’impresa. È infatti costantemente cresciuta a ritmi superiori a quelli del mercato (anche nel 2009, anno difficile per tutti, ha segnato una crescita del 2,9%) sino a giungere alla dimensione di un gruppo di 11 società specializzate per linee di offerta che, con ricavi consolidati di 724 milioni e una quota del 7% di un mercato frazionato come quello della consulenza e servizi It, è la maggiore realtà italiana del settore. In nessun campo e meno che mai nell’It, si hanno risultati del genere se non si è capaci d’innovare costantemente la propria offerta. Abbiamo quindi incontrato Massimo Canducci, direttore dell’innovazione tecnologica della BU Industria, Servizi e Infrastrutture, per sapere su quali linee si muova l’attenzione della società: “I filoni principali sui quali stiamo lavorando oggi in tema d’innovazione sono tre: l’Enterprise 2.0; la possibilità di erogare applicazioni industriali su nuovi dispositivi, come ad esempio l’Apple iPad, e la cosiddetta rich user experience, cioè le tecnologie che riguardano il potenziamento dell’interfaccia utente”. Se guardiamo a questi tre campi dal punto di vista dell’utente business, che è quello di Engineering, notiamo che c’è qualcosa che li unisce, e cioè l’opportunità di innovare introducendovi tecnologie nate nel mondo consumer ma che, applicate al mondo aziendale, possono generare valore.
Nel caso dell’Enterprise 2.0 (per Canducci “…un modello nel quale crediamo molto e che talvolta siamo noi stessi a proporre all’impresa”) si tratta in primo luogo di trovare, tra le tecnologie che fanno da supporto a blog, forum e social network di ogni genere, quelle più adatte a fare di un semplice progetto di intranet o di portale informativo un motore di collaborazione per l’intera impresa. E poi di dare a tali tecnologie i requisiti di affidabilità e sicurezza necessari; un compito non facile dove, osserva Canducci “entra in gioco tutta l’esperienza del system integrator”.
Per i nuovi dispositivi l’approccio è diverso. Gli utenti li conoscono e spesso ne fanno uso a livello personale, apprezzandone le caratteristiche innovative. Per sfruttare tali doti anche sul lavoro bisogna però trasformare le applicazioni aziendali rendendole fruibili in mobilità e separando i servizi dall’interfaccia; in pratica, ridisegnarle (e con esse ridisegnare parte dell’infrastruttura It) secondo un modello che assomiglia nella logica architetturale alla virtualizzazione applicativa, ma ne differisce per le tecnologie utilizzate, che prevedono, tra l’altro, soluzioni specifiche per il client prescelto.
Una situazione analoga è costituita dalla User Experience delle applicazioni business. L’interfaccia utente è l’unico punto di contatto tra il sistema informativo ed il suo utilizzatore. L’applicazione business deve quindi essere progettata e realizzata utilizzando modelli di comunicazione innovativi e simili a quelli delle applicazioni consumer. Pertanto, conclude Canducci, “è di fondamentale importanza curarne ogni aspetto, anche compiendo scelte tecnologiche coraggiose e basate su strumenti che consentano la realizzazione di un’esperienza utente di eccellenza”.

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