Data Center, oltre il risparmio energetico

Nella Pubblica Amministrazione ci sono ampi margini per ridurre una bolletta energetica esorbitante soprattutto a causa degli sprechi che derivano da migliaia di data center frammentati. I risparmi potrebbero finanziare una parte significativa degli investimenti per data center efficienti, capaci di supportare le nuove applicazioni al servizio dei cittadini e delle imprese, mentre parte delle risorse umane dell’It potrebbero essere allocate ad attività di maggior valore.

Pubblicato il 15 Lug 2015

ROMA – “Il primo passo per capire il possibile risparmio energetico in un data center è misurare gli assorbimenti in gioco e conoscere i limiti di quanto si ha in casa – sostiene Vincenzo Spagnoletti, Data Center & IT Partners Director di Schneider Electric – Ma il 90% dei data center manager della Pubblica Amministrazione non conosce il limiti della propria infrastruttura e non sa fino a che punto riesca a supportare gli enti in termini di applicazioni, ridondanze e crescita. Questa conoscenza è invece indispensabile per affrontare la razionalizzazione dell’esistente e il passo successivo, ossia il percorso verso il cloud”.

Vincenzo Spagnoletti, Data Center & IT Partners Director di Schneider Electric

Dalle molte collaborazioni con amministrazioni centrali e locali, Schneider ha verificato che la condizione per il successo dei progetti è, oltre alla conoscenza del punto di partenza, la chiarezza, fin dall’inizio, degli obiettivi di razionalizzazione fisica e delle risorse, di consolidamento e virtualizzazione. Altrettanto importante è il coinvolgimento di tutti gli attori: i responsabili dei sistemi informativi, i data center manager, i facility manager che spesso nella Pa coincidono con gli uffici acquisti, i partner tecnologici.
Alcune amministrazioni hanno proseguito nel loro percorso oltre la razionalizzazione dell’esistente, arrivando alla realizzazione di un cloud, privato o ibrido. “Ci sono Regioni che già oggi forniscono servizi cloud ad amministrazioni più piccole che non possono permettersi investimenti delle stesse dimensioni”, sostiene il manager.
In ogni caso anche il puro consolidamento porta risparmi significativi, come dimostra il progetto del Ministero dell'Economia e delle Finanze che ha concentrato in un unico data center i 6 precedenti, realizzando almeno 3 milioni di euro di risparmio in un anno e mezzo.
Nella Pa ci sono dunque grandi margini di miglioramento in termini di efficienza energetica, razionalizzazione dei sistemi e adozione di sistemi automatizzati che offrano una visione complessiva di tutti gli elementi critici attraverso un data center infrastucture management. “La Pa è in ritardo nel raggiungimento di questi obiettivi rispetto alle aziende private, ma non può evitare l’evoluzione infrastrutturale sotto la spinta di tecnologie emergenti come cloud, big data, mobilità, social…, che convergono in questa direzione – sottolinea Spagnoletti – La disponibilità di un data center efficiente è infatti abilitante per l’adozione di queste tecnologie”.
I vantaggi vanno oltre l’ottimizzazione energetica, ma riguardano anche gli spazi e l’allocazione delle risorse umane che possono essere dedicate ad attività di sviluppo di maggior valore per l’amministrazione.
Il processo, seppur avviato, non è però semplice, visto che il primo motore del cambiamento sono le persone. “Le persone dell’It, in particolare, dovrebbero assumere un’ottica di servizio e di obiettivo, svincolandosi dal possesso dell’hardware– suggerisce Spagnoletti – Si dovrebbero anche aggregare le esigenze comuni di amministrazioni omologhe anziché replicare le singole soluzioni”.
La mentalità dovrebbe cambiare anche al momento dell’acquisito, non limitando la valutazione al costo dei prodotti ma estendendola al ciclo di vita completo dove il costo maggiore è proprio l’energia.

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