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Data center in orbita, per un ecosistema IT indipendente dalla Terra

Entro il 2027 decollerà il primo “data center orbitale”. Ci sta lavorando Axiom, sarà piccolo ma getterà le basi per un nuovo ecosistema economico, tecnologico e forse anche sociale, tutto da immaginare e da realizzare. Le sfide sono numerose ma anche le speranze di poter portare in orbita persone, innovazione e business

Pubblicato il 13 Feb 2024

Immagine di Billion Photos su Shutterstock

Se non sono bastate le tute lunari progettate con Prada, ora arriva un data center per comprendere quanto un’azienda della space economy come Axiom creda davvero a una vita in orbita e si prepari a essere una delle prime fornitrici di tecnologia e accessori per renderla il più confortevole possibile. Dal punto di vista tecnologico, gli azzardi, i sogni e i progetti in orbita di Axiom potrebbero avere dei riscontri interessanti per tutti coloro che chiedono innovazione sulla Terra, anche solo nella propria organizzazione.

Verso una comunicazione “orbitale” su scala planetaria

L’impegno principale di questa azienda, oggi, consiste nella costruzione della prima stazione spaziale commerciale al mondo. Per ora sta lavorando sui moduli della struttura che inizialmente si agganceranno alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) per poi disconnettersi e funzionare da soli, una volta acquisite le funzionalità necessarie. Il bisogno di un data center orbitale nasce proprio in questo contesto.

L’Orbital Datacenter Capability (ODC T1) che sta realizzando ha infatti l’obiettivo di ridurre la dipendenza dai servizi terrestri, fino a raggiungere la totale indipendenza. Preparando alcuni casi d’uso lunari e marziani in cui l’elaborazione dei dati avviene in loco, vuole proporsi come primo abilitatore di attività esplorative oltre l’orbita terrestre.

Osservando il progetto Axiom nei dettagli, non si può che trovare il nome “data center” sproporzionato rispetto alle reali dimensioni indicate sulla carta dall’azienda. Sembra infatti che la struttura in fieri occuperà un rack di mezzo metro cubo, come quelli che ora custodiscono i kit per le operazioni orbitali. Resta comunque un impianto piuttosto potente, per lo meno abbastanza potente da costituire per i suoi progettisti una sfida sia per quanto riguarda l’alimentazione che per il raffreddamento.

Non ci è dato sapere molto di più di questo progetto lunare e marziale, ma dalle informazioni a disposizione si possono comprendere con chiarezza la visione e le speranze di chi lo sta realizzando. Il laboratorio orbitante in arrivo è infatti destinato a portare parecchie persone nello spazio che avranno bisogno di un data center on-premise che assicuri loro un accesso affidabile e a bassa latenza a servizi simili al cloud. È proprio quello che ODC T1 è chiamato a fare, fornendo una capacità di archiviazione ed elaborazione dati senza precedenti in modo commerciale, scalabile ed economico.

Oltre agli ospiti della stazione orbitale potranno utilizzarlo anche i ricercatori interessati, ma a trarne vantaggio c’è anche tutto il mondo LEO (Low Earth Orbit). Con la proliferazione di veicoli spaziali osservata in questa orbita bassa terrestre, cresce e crescerà sempre di più il bisogno di connettività continua e ad alta capacità. Si tratta di una zona di spazio che molti vedono destinata a diventare fonte di business. Axiom è tra questi e il suo data center si suppone essere il primo di molti. I successivi potrebbero essere dotati di tecnologia cloud e sicurezza informatica avanzata in modo da riuscire ad abilitare un ecosistema di comunicazione “orbitale” su scala planetaria, adatto a supportare il volo umano, l’esplorazione e il commercio nello spazio. E man mano un intero sistema economico e sociale.

2027 il lancio, 2024 prove di lancio

Il lancio ufficiale di ODC T1 è previsto per il 2027, ma già quest’anno un prototipo dovrebbe essere lanciato sulla ISS per raccogliere informazioni su come gestire al meglio un “data center” in orbita. Il suo compito sarà quello di testare applicazioni di AI e ML, di data management e di cybersecurity in ambito spaziale, sviluppando casi d’uso il più appetibili e concreti possibili.

Si inizierà anche con le dimostrazioni, utilizzando uno Snowcone AWS già in orbita sulla ISS. Questa “scatola” con 14 terabyte di storage a stato solido e una coppia di vCPU e 4 GB di memoria avrà la responsabilità di dimostrare l’utilità di un data center nello spazio e il compito di mettere le basi per le future operazioni di ODC T1.

Quando poi la Stazione Axiom Hab One (AxH1) sarà collegata alla ISS, l’hardware del data center e i dispositivi di comunicazione ottica saranno trasportati di essa, perché sia tutto pronto per i primi veri e propri test. I principali riguarderanno funzionalità “vitali” come la connettività dati 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ad alta larghezza di banda, tra la Stazione Axiom e la Terra attraverso una rete di relè LEO e GEO, le capacità vocali e video in tempo reale per la Stazione Axiom e il suo equipaggio, il trasporto di dati ad alta velocità da esperimenti e carichi utili e la connettività e l’interoperabilità tra satelliti LEO e GEO con AxH1 come nodo di traduzione della rete. Una volta completati i test e le valutazioni, l’ODC T1 sarà pronto per le operazioni in tempo reale in orbita a supporto dei clienti di Axiom Station e della rete mesh.

A tutto ciò, si aggiungeranno anche le attività mirate a estendere l’utilità del data center orbitale al di là della Stazione Axiom. Per raggiungere questo obiettivo, l’azienda ha stretto una collaborazione con le società di comunicazioni satellitari Kepler Communications e Skyloom Global per integrare le comunicazioni ad alta velocità di trasmissione dei dati. Si utilizzeranno collegamenti ottici satellitari (OISL), da attivare però dopo l’aggancio del primo dei moduli previsti per la stazione, alla ISS.

Gli OISL ad alta velocità forniti dai due partner promettono di abilitare la trasmissione di dati da e verso il data center orbitale, garantendo una velocità di trasmissione dei dati fino a 10 gigabit al secondo, nel pieno rispetto degli standard di interoperabilità della Space Development Agency (SDA). Un’altra tappa ambiziosa che lascia immaginare ai più fantasiosi sognatori, o ai più lungimiranti, una nuova economia e una nuova società, con nuovi bisogni e nuove sfide a cui cercare risposta.

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