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Il CTO primo driver per strategie di “dev attraction” vincenti, con un occhio al gender gap

Sono pochi, preziosi e consapevoli di esserlo, determinati a crescere professionalmente lavorando in remote working. I developer sono i “principali ricercati” per le aziende che se li sottraggono a vicenda alzando il RAL ma, spesso, sbagliando strategia. Ne serve una dedicata, unita a un cambio di mindset in primis dell’HR. Il CTO lo può supportare nella dev attraction & retention oltre a rendere attraente la parte IT. Posizionandosi poi come riferimento nella community di sviluppatori, riuscirebbe a conoscerli meglio e a diventare “il CTO con cui tutti vorrebbero lavorare”.

Pubblicato il 17 Ott 2022

developer

Da service interno a fondamentale abilitatore di innovazione. La digitalizzazione attivata a 360° da tutte le imprese ha catapultato gli sviluppatori nel ruolo di protagonisti di una innovazione necessaria, se non vitale. Da qualche anno tutti li cercano, ma solo pochi li trovano. Startup e scale up hanno nativamente il mindset adatto ad attirarli, mentre chi sta concludendo la propria metamorfosi digitale si accaparra gli altri presenti sul mercato. Le aziende che ne avrebbero più bisogno, però, quelle ancora alle prese con la digital transformation, restano senza. Sanno che sono fondamentali ma, pensando sia solo una questione di numeri che non tornano, non cambiano la loro strategia di talent attraction e retention.

Caccia aperta ai developer italiani, anche dall’estero

In media un developer riceve 24 offerte di lavoro al mese ma, secondo l’Osservatorio Codemotion, solo nel 13% dei casi sta davvero cercando attivamente lavoro. “Negli ultimi anni è diventato un profilo molto richiesto, che ha portato a un incremento delle iscrizioni a percorsi di ingegneria affini e all’apertura di scuole di coding. Nel primo caso si hanno solitamente figure che mirano a diventare architetti software e fare una carriera anche manageriale, come CTO. Chi studia programmazione vuole essere invece un developer. C’è una maggiore varietà di profili e i numeri sono aumentati, ma non abbastanza” osserva Chiara Russo, CEO e Co-founder di Codemotion. È in corso una spesso non dichiarata (ma reale) competizione tra le aziende per accaparrarsi esemplari di quella specie rara che oggi sono diventati gli sviluppatori. Uno sgomitare a cui partecipano anche player fuori confine, per esempio da Olanda, UK e Germania. “Questo fenomeno continuerà a crescere fortemente, mi auguro che faccia capire alle aziende l’urgenza di diventare attraenti e capaci di trattenere i talenti” aggiunge Russo.

Stack, approccio e team per crescere: ecco cosa cerca oggi il developer

Non certo ignari dell’importanza acquisita nell’organigramma e anche dal punto di strategico, i developer hanno maturato una maggiore consapevolezza dei propri bisogni. E hanno tra le mani una potente leva per pretendere che siano soddisfatti.

“Le loro scelte di carriera sono guidate dal forte desiderio di crescita professionale. Ciò significa che in un’offerta guardano se il progetto su cui dovranno lavorare è interessante e il livello dello stack tecnologico, qual è la metodologia utilizzata e la composizione del team. Desiderano poter aver un confronto stimolante con i colleghi e il CTO” spiega Russo. Accanto a queste richieste “software”, ne elenca anche tre “hardware”: lavoro da remoto, feedback celeri, RAL alto.

Anche prima dei lockdown legati alla pandemia, per questo tipo di profilo tech lo smart working era molto richiesto. Oggi, secondo l’Osservatorio Codemotion, il 43% lavora in modalità ibrida, il 34% completamente da remoto e, soprattutto, solo l’8% valuta un’offerta di lavoro in full presence. Anche le aziende meno agili dovrebbero quindi attrezzarsi per abilitare il remote working, accelerando anche i tempi di selezione che mediamente sono di 45 giorni. Il problema, secondo Russo, “è che sono abituate ad avere a che fare con persone che cercano disperatamente lavoro. I developer ricevono invece decine di richieste di cui almeno 10 molto valide. Non stanno ad aspettare, quindi, e considerano la poca reattività dell’HR anche un segnale di carenza di agilità strutturale. Noi consigliamo di non superare le due settimane per dare riscontro”.

Fondamentale nel mercato del lavoro anche il RAL: in questo caso si assiste a una vera e propria guerra al rialzo. “Si vedono offerte anche da 40 mila euro per figure alla prima esperienza professionale. È un mercato drogato, sintomo della disperazione delle aziende, ma non basta aggiungere zeri per conquistare questa generazione di developers”.

Evoluzione IT, cambio mindset HR e il CTO diventa influencer

Consapevolezza di essere essenziale, idee chiare sullo stile di lavoro che desidera, focus sulla propria crescita professionale. Per conquistare il developer del 2022 serve una vera e propria strategia dedicata. “Mediando con le proprie esigenze interne, le imprese dovrebbero cambiare stack tecnologico o almeno cercare di introdurre metodi di lavoro innovativi. È molto apprezzata anche la possibilità di fare side project. Va creato un ambiente lavorativo stimolante che prometta quella crescita professionale tanto determinante nelle scelte dei giovani sviluppatori” suggerisce Russo.

Azioni tutte necessarie, molte anche fattibili in ogni tipo di settore, ma che devono essere accompagnate da un “pesante” lavoro sul mindset del team HR. “Il gap culturale è enorme, resta un approccio rigido, poca propensione ad ascoltare i developer e capire come sono evolute le loro esigenze. Il CTO qui può giocare un ruolo fondamentale: supportare l’HR nel compiere scelte disruptive efficaci per attirarli e trattenerli. Oggi, infatti, il turn over è in media di 1,5 anni: un enorme problema per le aziende” racconta Russo.

Il CTO, o il tech leader, si rivela quindi il primo driver anche per una transformation interna in ottica di dev attraction oltre che IT. Sarebbe inoltre fondamentale, secondo Russo, che “si posizionasse all’interno della community degli sviluppatori, partecipando a conferenze, acquisendo il ruolo di influencer, anche attraverso LinkedIn. Deve essere più presente sia per rappresentare una figura con cui è interessante lavorare sia cogliere per primo i nuovi bisogni”.

Contrastare il gender gap nel mondo dello sviluppo software

I CTO più visionari, oltre a rispondere all’emergenza, possono ragionare anche a lungo termine occupandosi dei numeri “sconfortanti” del gender gap. L’Osservatorio Codemotion riporta una presenza femminile del 18% e una crescita del solo 5% negli ultimi 10 anni. Secondo Russo “c’è molto da fare, ma è fondamentale creare team in cui la diversity sia considerata, soprattutto per evitare bias nello sviluppo di software di intelligenza artificiale, e non solo”. È in gioco il futuro dell’innovazione e dei valori che la guideranno. Un CTO che stimola la presenza di donne nel settore IT non può che guadagnare punti agli occhi delle nuove generazioni di sviluppatori, più attenti a questo tema.

A loro è completamente dedicata la Codemotion Conference in programma il 18 e il 19 ottobre a Milano. Per coltivare questa community di “abilitatori di innovazione” tanto necessaria per il Paese, in questa due giorni si susseguiranno oltre 80 appuntamenti: talk tecnici, keynote ispirazionali, workshop pratici e panel sui trend, ma anche approfondimenti sul Sustainable Cloud Computing, Etica e IT Career. Un’ulteriore occasione, secondo Russo, “per accompagnare la loro crescita professionale a cui contribuiamo regolarmente attraverso la nostra piattaforma online con cui mettiamo in contatto oltre 240mila professionisti IT e più di 300 fra aziende e startup”.

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