L’open source tra le applicazioni business-critical

Un’indagine Unisys rileva che il valore apportato al business dalle soluzioni open source è importante quanto i risparmi finanziari che esse generano. C’è però un ma! Per le aziende è necessario ci siano validi servizi che consentano di valutare e ottimizzare il loro impiego

Pubblicato il 13 Feb 2008

Una ricerca promossa da Unisys e condotta da Forrester, tra le aziende europee e nordamericane che utilizzano o hanno in previsione di adottare software open source, conferma come i vantaggi generati in ambito business siano sufficienti per suggerirne l’impiego anche in relazione alle applicazioni di aree critiche come la promozione dei ricavi e il miglioramento del customer service. L’indagine, svolta su un campione di 500 responsabili It, rivela come il ricorso all’open source per applicazioni mission-critical sia diffuso tra le aziende, pur con qualche preoccupazione circa la disponibilità di servizi utili per far emergere il reale valore delle soluzioni “aperte”. Gli intervistati, ritengono che il software open source possa garantire significativi ritorni in termini di business, riducendo i costi operativi complessivi delle aziende.
Ma la riduzione dei costi non è naturalmente l’unico fattore a favore dell’adozione delle soluzioni open source; tra gli altri, vi sono fattori quali ad esempio l’aumento di flessibilità del business (se il 62% degli intervistati afferma di essere attirato dalla possibilità di utilizzare un prodotto software senza dover pagare una licenza, quasi l’80% sottolinea aspetti ben più importanti quali il supporto degli standard aperti, la possibilità di utilizzare il codice senza restrizioni e il venir meno del vincolo a un determinato fornitore).
Più della metà del campione (58% in Nordamerica e 51% nell’Europa continentale e nel Regno Unito) utilizza già software open source per applicazioni mission-critical. Nello specifico, il 79% ricorre all’open source per l’infrastruttura applicativa (database, Web server e application server) su cui si appoggiano tanto le applicazioni di routine quanto quelle mission-critical.
Questo dato è piuttosto interessante perché indica un notevole potenziale di espansione dell’open source all’interno delle applicazioni mission-critical man mano che le aziende constateranno il valore che, secondo i manager che hanno risposto allo studio, l’open source può offrire.

L’open source per le architetture SOA
Una buona percentuale di intervistati ritiene che il software open source sia uno dei principali veicoli per lo sviluppo di progetti It come la modernizzazione degli ambienti applicativi enterprise (il 77% degli intervistati ha definito l’open source “importante” o “molto importante” per migliorare l’efficienza It e riuscire a “fare di più con meno”). Il 57% degli interpellati ritiene valido l’impiego di soluzioni open source anche per facilitare la migrazione verso ambienti SOA (Service Oriented Architecture) che consentono alle aziende di adottare con maggior efficienza nuove applicazioni e di integrare i servizi con quelli forniti dalle applicazioni legacy – contribuendo in tal modo a salvaguardare il valore degli investimenti IT sul lungo termine. Secondo Forrester, il supporto del software open source nei confronti degli standard aperti – un elemento considerato essenziale dal 78% degli intervistati – è una delle principali motivazioni alla base del suo valore per le architetture SOA enterprise di nuova generazione.

La carenza di servizi è un problema
Quasi tre quarti (74%) del campione si dichiara preoccupato per la carenza di servizi di consulenza, integrazione, supporto per il software open source. In particolare, oltre due terzi degli intervistati sostiene che un service provider specializzato nell’ambito open source dovrebbe fornire servizi di manutenzione del software open source (83%); supporto lungo il ciclo di vita (80%); servizi di consulenza (77%); integrazione di più componenti software open source (76%); integrazione di software open source e software proprietario (74%); sviluppo di applicazioni open source (72%).

Conclusioni
Il successo, il vantaggio e la soddisfazione ottenuti dalle aziende che hanno adottato software open source e che, oggi, “alimentano” le community anche solo attraverso la loro esperienza rappresentano, di fatto, i principali motori di spinta del settore e sono i principali driver che spingono un’azienda a prendere in considerazione una scelta open source. L’indagine Unisys/Forrester dimostra come l’adozione di soluzioni open sia ormai indipendente dalle piattaforme applicative, perché oggi le soluzioni “aperte” girano sia in ambienti Linux che Microsoft o Unix. Le principali sfide sono, piuttosto, legate al fattore integrazione e all’offerta di servizi di supporto, oltre all’aspetto formativo (secondo Forrester tra le barriere all’open source ci sono anche aspetti quali la mancanza di una politica precisa inerente la distribuzione dei software open source e la mancanza di informazione circa l’utilizzo di tali soluzioni o la proprietà intellettuale).
La barriera più grande secondo la società di analisi resta comunque sempre la mancanza di servizi adeguati a sostegno delle aziende che fanno una scelta orientata all’open source. La preoccupazione delle aziende, infatti, è legata all’eventualità di finire “in mano” a persone e player It non sufficientemente preparati, cosa che, solitamente, non preoccupa quando si ha a che fare con vendor o system integrator che offrono soluzioni “proprietarie”. Così, a fare la differenza, sono la capacità competitiva del fornitore, l’abilità nell’integrazione e la capacità di garantire adeguati servizi.

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