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Kylin Linux verso una RISC-V parallela. La Cina vuole l’indipendenza anche hardware 

Mentre si organizza per sostituire i 50 milioni di pc occidentali ora nelle mani della sua PA con dispositivi “a km zero”, la Cina mira all’autonomia anche lato hardware. Mentre il conflitto tra Russia e Ucraina catalizza l’attenzione di USA ed Europa, Pechino continua a portare avanti un processo di isolamento tecnologico ormai istituzionalizzato e ufficiale. Tanto che, tramite Kylin Ubuntu, rivela di star lavorando a una seconda piattaforma RISC-V. Un balzo in avanti per le sue ambizioni indipendentiste. Un segnale molto preoccupante per un mondo a cui è rimasta solo la tecnologia come fattore chiave di collegamento globale. 

Pubblicato il 23 Mag 2022

cina Cina no hardware e software estero, cosa sta accadendo?

Dopo il recente “editto dei computer”, la Cina vuole dire no all’Occidente e all’estero in generale oltre che per il software anche per l’hardware. La complessità tecnologica di questa sfida aveva illuso alcuni che la credevano futuribile, ma non immediata come invece è. Gli scorsi giorni ci sono infatti stati significativi ed espliciti passi avanti e, stavolta senza imporre deadline. Ma il Regno di Mezzo sta puntando concretamente a una seconda piattaforma RISC-V.

Questa rivelazione, da parte di Ubuntu Kylin, arriva dopo il rilascio della scheda HiFive Unmatched Mini ITX a 5 core all’inizio di quest’anno. Si apre così un nuovo capitolo dell’isolamento tech di Pechino. Il processo è in atto da circa un decennio. È proseguito senza battute d’arresto e negli ultimi anni anche istituzionalizzato.

Una seconda RISC-V per un controllo IT totale

Risale al 2013 la prima collaborazione tra Ubuntu (Canonical) e la Cina, con la creazione di Ubuntu Kylin. Quest’ultima è la distribuzione Linux di derivazione militare, approvata dal governo cinese. In quel caso il governo voleva prima di tutto escludere Android dal mercato locale. Ora l’obiettivo sembrerebbe essere l’eliminazione di X86 dai suoi sistemi informatici.

Pochi mesi fa Kylin, rilasciando la “sua” scheda HiFive Unmatched, stessa versione del prodotto mainstream, aveva sottolineato che la piattaforma mancava di un adeguato supporto software. La sua release includeva infatti un browser e una suite di produttività sviluppati in proprio, tra i 20 pacchetti codificati per il debutto della distro per RISC-V.

Le scorse settimane, gli sviluppatori di Kylin hanno poi rivelato l’intenzione di lavorare per un rilascio su un altro prodotto RISC-V. Si tratta di una scheda di sviluppo StarFive chiamata HiFive Vision. Un chiaro segnale, un nuovo passo avanti stavolta anche integrato in un progetto ufficiale come il Summer of Open Source. Essa è l’ennesima alternativa cinese a un progetto occidentale. In questo caso è il clone del Google Summer of Code, organizzato dall’Institute of Software Chinese Academy of Science per chiamare a raccolta gli studenti universitari e potenziare il mondo open source del Paese.

Anche in un contesto geopolitico già complesso, la Cina quindi non si preoccupa di nascondere il crescente desiderio di costruire uno stack informatico completo e totalmente controllabile. Anzi, proprio gli sviluppi degli equilibri globali, anche tecnologici, hanno acuito il suo timore che la dipendenza da tecnologie straniere possa rappresentare una minaccia per la sicurezza. O esporla a rischi legati a sanzioni commerciali che le negherebbero l’accesso senza troppo preavviso.

L’autonomia cinese aumenta il rischio di tech fragmentation

Questo ulteriore scatto in avanti della Cina nel suo decoupling tecnologico da Stati Uniti e Occidente avrà un impatto positivo sui produttori nazionali. Con un’architettura informatica controllata localmente sia nell’hardware che nel software, le società che già offrono Linux come opzione sui loro PC avrebbe la strada spianata per saturare il mercato cinese. A inizio maggio, infatti, la Cina ha imposto la sostituzione dei 50 milioni di computer occidentali usati negli uffici pubblici cinesi entro 2 anni.

Più che la sfida contro il tempo di Pechino, nei prossimi mesi ciò che andrà monitorato dall’occidente sarà l’escalation dell’isolamento tecnologico cinese dietro le quinte della crisi europea con la Russia. Il rischio è infatti quello di perdere anche l’ultimo layer di globalizzazione rimasto, quello della tecnologia.

In un mondo IT anch’esso frammentato, con velocità, standard, percorsi e linguaggi differenti, sarebbe inimmaginabile pensare di mantenere le dinamiche economiche e le supply chain attuali. E costruire alternative valide per uno switch in corsa rappresenta un’impresa non solo complessa, ma al momento strutturalmente e materialmente impossibile.

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