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Red Hat: “AI, cloud e automazione cambieranno il futuro dell’IT”

Al Red Hat Summit di Milano, la casa di Raleigh ha tratteggiato lo scenario tecnologico che trasformerà completamente le modalità di sviluppo e gestione dell’infrastruttura IT

Pubblicato il 22 Nov 2023

Immagine di PopTika su Shutterstock

Intelligenza artificiale, cloud ibrido e automazione: sono queste le forze che guideranno la futura evoluzione dell’information technology: lo ha ribadito a più riprese Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia, parlando al “Red Hat Summit: Connect 2023” di Milano. L’evento di metà novembre è stato in realtà solo uno dei tanti appuntamenti che la società sta organizzando in varie città di tutta l’area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) per comunicare le ultime novità di prodotto, e le innovazioni tecnologiche che trasformeranno gli ambienti di lavoro e le attività che le persone svolgono in ogni settore aziendale.

Sempre stando alle parole di Falcone, infatti, ci troviamo in una fase in cui “il rinnovamento, non è soltanto dei prodotti e della tecnologia, ma anche nel modo di capire come cambiare il futuro. Cambiano le metodologie e, preparatevi, perché cambiano i modi di lavorare”.

Rodolfo Falcone, country manager di Red Hat Italia (fonte: Red Hat)

Automazione dell’IT imperativo categorico

Nell’arco di cinque anni, secondo il manager, l’intelligenza artificiale, permeerà ogni applicazione ed entrerà nella quotidianità degli specialisti dell’IT come dei normali utenti. “Già oggi, i nostri prodotti integrano la AI. E, nelle prossime release di Ansible, i comandi per automatizzare un processo si potranno impartire non più solo scrivendo ma parlando. Automatizzare i processi è l’attuale mantra, perché le persone possano dedicarsi ad altre mansioni e compiti all’interno di un’organizzazione” aggiunge Falcone.

L’importanza dell’automazione IT, ricorda, è sottolineata dai risultati di un sondaggio su 338 dirigenti business a livello mondiale, condotto da Harvard Business Review Analytic Services, un’unità di ricerca commerciale indipendente nell’ambito dell’Harvard Business Review Group.

L’80% dei rispondenti afferma che adottare l’automazione IT è “estremamente importante” o “molto importante” per il futuro successo della propria organizzazione. Un concetto, quello dell’efficienza operativa e dell’aumento della produzione in contesti aziendali dove gli organici sono limitati, ripreso anche da Hans Roth, senior vice president e general manager di Red Hat per l’area Emea. “Stiamo facendo di più con meno non perché lo vogliamo, ma perché dobbiamo farlo, in realtà IT di complessità crescente, in cui occorre massimizzare le competenze sulle piattaforme”.

Fino al 2024, in effetti, secondo previsioni della società di ricerche e consulenza IDC citate in un comunicato Red Hat, le carenze nella creazione di competenze cruciali e nelle iniziative di formazione da parte dei dirigenti del settore IT impediranno al 65% delle aziende di ottenere pieno valore dagli investimenti in cloud, dati e automazione. La AI generativa ha però la capacità di rivoluzionare l’intero ciclo di sviluppo software.

Un sondaggio IDC tra gli sviluppatori sul loro utilizzo della generative AI evidenzia il grande potenziale di questa tecnologia nell’incrementare la produttività e l’automazione di attività non legate alla codifica. Gli sviluppatori riconoscono in sostanza l’opportunità, nell’automazione DevOps, di migliorare metriche chiave di qualità del software, automatizzando il test, valutando i rischi del progetto e migliorando la modellazione delle minacce.

Un esempio di come sia possibile incrementare e facilitare per il personale IT l’accesso all’automazione, e anche di come si possa renderla più coerente nell’intera organizzazione, è il servizio di AI generativa Red Hat Ansible Lightspeed con IBM watsonx Code Assistant: quest’ultimo è in grado di generare suggerimenti di codice per la creazione di playbook Ansible, a partire da prompt scritti dagli utenti in linguaggio naturale.

Partnership Red Hat e Intel: stretto connubio tra hardware e software open

Al Red Hat Summit, Nicola Procaccio, direttore maketing di Intel per l’area Emea e country manager di Intel Italia, illustra il valore della lunga collaborazione tecnologica tra Red Hat e Intel, che si traduce in benefici per clienti, partner, e per tutti i rappresentanti del sistema high-tech.

“Grazie a questa partnership, e alla profonda integrazione tra hardware e software Intel, è possibile sviluppare applicazioni più velocemente, eseguirle in maniera più efficace e sicura, e soprattutto con tangibili effetti a livello di riduzione dei costi” chiarisce Procaccio, precisando che Intel, pur essendo un’azienda di punta nella lavorazione del silicio, non si occupa solo di hardware: “Siamo interessati all’open software e collaboriamo a stretto contatto con gli sviluppatori di open software perché il futuro dell’information technology è software-defined. E siamo convinti che un ecosistema software di successo debba necessariamente fondarsi su software open per poter progredire e prosperare, attraverso l’introduzione sul mercato di soluzioni innovative”.

Alleggerire il carico cognitivo nei progetti di trasformazione digitale

In contesti aziendali in cui le organizzazioni IT sono sotto crescente pressione per innovare la tecnologia, Red Hat opera sul mercato anche per facilitare il più possibile la trasformazione culturale necessaria per attuare la transizione verso i moderni paradigmi dell’information technology. Ne abbiamo discusso, a margine dell’evento, con Giovanni Pirola, responsabile dei servizi professionali di Red Hat, ossia quei servizi di consulenza e formazione forniti a pagamento dalla società ai clienti che acquistano i suoi prodotti e soluzioni.

Giovanni Pirola, responsabile dei servizi professionali di Red Hat (fonte: Red Hat)

“Quello che in questo momento ci impegna molto è l’adozione di OpenShift, il cui percorso di utilizzo sta durando da anni, ed è tutt’altro che terminato. La tecnologia dei container è ancora in piena evoluzione. I clienti più maturi hanno adottato il prodotto sei anni fa, l’hanno rinnovato, e si preparano a rinnovarlo ancora, continuando ad aggiungere funzionalità” racconta Pirola.

Si tratta perlopiù di aziende di grandi dimensioni, appartenenti al mondo bancario o al settore energia, tra cui, solo per citarne alcune, figurano Snam, Terna, Intesa Sanpaolo. “La tecnologia sta evolvendosi velocemente, e il problema che ci troviamo ad affrontare con questi clienti è la lenta capacità di assorbire le innovazioni da parte di ingegneri sistemisti che, da un lato, sono sotto pressione per produrre l’innovazione, ma, dall’altro, hanno l’onere di gestire tutta l’infrastruttura legacy preesistente. Li supportiamo quindi nell’alleggerimento del carico cognitivo, aiutandoli a imparare velocemente le nostre tecnologie, a metterle in campo, a farle progredire”.

Un discorso analogo vale per i progetti di automazione. “Una piattaforma come Ansible è di facile apprendimento, ma sta portando i sistemisti alla necessità di utilizzare approcci alla gestione dei sistemi che sono uguali a quelli dello sviluppo software. E anche qui c’è un problema culturale e di mentalità, perché, tradizionalmente, il sistemista non è stato formato per sviluppare questo tipo di sensibilità”.

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