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Le soluzioni per il “nuovo” APM

Le principali proposte di Application Performance Monitoring e Management hanno fatto proprie caratteristiche di: machine learning, automazione, dashboard basate sui ruoli. Che ciascuna ha declinato con la propria specificità. Ecco una breve rassegna per capire come utilizzare nuove funzionalità e aggiornarsi sulle ultime feature

Pubblicato il 10 Apr 2018

application performance management

Basandoci sulle analisi di Gartner e Forrester, dei quali riportiamo i rispettivi Magic Quadrant for Application Performance Monitoring Suites (marzo 2018, figura 1) e Wave Application Performance Management (Q3, 2016, figura 2), abbiamo intervistato alcuni dei principali vendor che operano nel mercato dell’Application Performance Management per capire come si caratterizza la loro offerta.

Gartner Magic Quadrant for Application Performance Monitoring Suites
Figura 1 – Gartner Magic Quadrant for Application Performance Monitoring SuitesFonte: Gartner, marzo 2018

Ricordiamo che nelle due “classifiche” compare ancora HPE in quanto stilate precedentemente alla definitiva cessione della divisione software HPE (quindi anche della parte APM) a Micro Focus, avvenuta lo scorso settembre.

wave application performance management forrester
Figura 2 – Forrester Wave Application Performance ManagementFonte: Forrester, 2016

AppDynamics: i 6 motori per l’intelligenza applicativa

Acquisita da Cisco nel marzo del 2017, AppDynamics nasce nel 2008 e basa la propria offerta sulla piattaforma App IQ che comprende 6 differenti motori di intelligence (da quello che rileva la topologia dell’applicazione, a quello che consente di definire dei modelli di riferimento per valutare i disallineamenti, alla diagnostica profonda ecc.) che vanno ad alimentare la suite di applicazioni integrate, definita di “intelligenza applicativa” comprendente Application Performance Management, End-User Monitoring, Infrastructure Visibility oltre a una serie di moduli sottostanti. La suite, disponibile sia on premise sia in cloud, monitora le prestazioni delle applicazioni, le infrastrutture IT (in tutta la loro eterogeneità) e l’esperienza dell’utente finale, fornendo una traccia end-to-end delle singole transazioni aziendali.

L’acquisizione, costata 3,7 miliardi di dollari, consente a Cisco di disporre di una piattaforma che rafforza il proprio posizionamento nell’offerta di soluzioni per l’Internet of Things: “Le applicazioni sono la linfa vitale del successo di un’azienda – ha dichiarato Rowan Trollope, VP & GM Internet of Things and Applications Division di Cisco, al momento dell’acquisizione – Mantenerle funzionanti e performanti è più importante che mai, ma non è semplice, dal momento che sempre più spesso i dipartimenti IT si trovano a fare i conti con una rete di dati non connessi, difficili da comprendere. La combinazione delle nostre tecnologie e della piattaforma di AppDynamics consentirà di applicare visibilità e intelligenza dalla rete alle applicazioni, portando a nuovi risultati per il business”.

Dynatrace: innovarsi ai ritmi della trasformazione digitale

L’azienda nasce in Austria nel 2005 crescendo rapidamente nel mercato dell’APM, per andare a fondersi con Compuware nel 2011; tre anni dopo, quando quest’ultima viene acquisita dal fondo di investimenti Thomas Bravo, la business unit Compuware APM diventa Dynatrace confermandosi, come si vede nelle figure, ai vertici delle classifiche di Gartner e Forrester.

“Due anni fa – spiega Emanuele Cagnola, Italy Director di Dynatrace – abbiamo sviluppato ex novo la piattaforma che proponiamo oggi perché ci siamo resi conto che, per rispondere a un mondo in profonda trasformazione, non si poteva semplicemente modificare la soluzione precedente, ma bisognava scriverne una completamente nuova che nascesse ‘nel’ digitale, non solo ‘per’ il digitale”. La piattaforma è in grado di fornire una visibilità completa delle performance delle applicazioni da qualsiasi infrastruttura vengano erogate (in house, ibride, cloud, multicloud) e da qualsiasi device vengano fruite, compresi gli oggetti dell’IoT. È una piattaforma costruita intorno a un motore di intelligenza artificiale che è in grado di correlare automaticamente i miliardi di interconnessioni di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti e che si traduce in un software, una libreria, che viene installata sulle macchine dove transita l’applicazione: “La libreria è sempre la stessa – spiega Cagnola – ma una volta installata, si configura automaticamente sulla base della situazione infrastrutturale e applicativa che trova”. Una volta configurata la libreria, il motore di intelligenza artificiale integrato fornirà non solo tutte le relazioni tra i vari elementi, ma sarà in grado di dire dov’è l’eventuale problema (o dove potrebbe presentarsi) e come risolverlo.

“Questa piattaforma – prosegue Cagnola – ha anche cambiato radicalmente il nostro rapporto con i clienti: non ci sono più POC, contatti preliminari; i clienti possono andare sul nostro sito dove trovano un link di prova, installarlo e avere immediatamente i primi risultati. L’altra caratteristica importante è che non si tratta di una soluzione statica: se il mondo intorno è in continua trasformazione anche una soluzione APM deve continuamente trasformarsi, arricchirsi di nuove funzionalità: ne sono un esempio UFO e Davis”. Il primo va a rispondere al tema delle performance all’interno dei team di sviluppo ed è un dispositivo 3D che si accende quando vengono rilevati problemi nel codice dell’applicazione e si connette alle piattaforme di monitoraggio delle prestazioni digitali, fornendo aggiornamenti di stato sulla qualità del codice, sia durante lo sviluppo sia in produzione.

Il secondo riguarda la complessità di gestione e analisi della enorme mole di dati e informazioni che vengono trattati:“Anche se la disponibilità di dashboard, che possano essere configurabili sulla base dei ruoli, è un elemento importante delle soluzioni APM – spiega il top manager – riteniamo che realizzare cruscotti per avere drill down estremamente precisi in presenza di una tale mole di dati sia praticamente impossibile. Per questo abbiamo sviluppato Davis, un assistente virtuale con il quale si può interagire attraverso vari canali, dalla mail alla chatbot, utilizzando il linguaggio naturale”.

New Relic: il valore di business sta nell’analisi olistica

“La promessa della trasformazione digitale è avvincente – dice Bruno Teuber, Senior Vice President, EMEA Enterprise Sales di New Relic – ma soddisfare le esigenze dei clienti richiede nuovi livelli di velocità e agilità dai moderni team applicativi”. Ed è difficile muoversi più velocemente senza un rapido feedback su ciò che accade nelle applicazioni, in modo che i team possano fornire rapidamente valore di business: “La piattaforma cloud di New Relic prosegue Teuber – aiuta le aziende software driven a innovare più velocemente in tutta sicurezza. Forniamo gli strumenti adeguati per ogni livello dello stack tecnologico in sette lingue, indipendentemente dal fatto che l’applicazione sia in esecuzione nel proprio data center, su Amazon Web Services, Microsoft Azure o ovunque si scelga di distribuirla. La nostra esperienza e capacità di analisi aiutano i team applicativi a ottenere una visione coerente di ciò che sta accadendo e su cosa lavorare in futuro. Inoltre, i nostri insight in tempo reale consentono di comprendere l’impatto di ogni cambiamento per il cliente e il business”.

CA Technologies: l’importanza delle prospettive

CA APM è una soluzione completamente integrata, in grado di visualizzare le correlazioni che ci sono tra gli utenti, le applicazioni e le infrastrutture e incorpora analytics avanzati, su una piattaforma open.

“Nella versione 10 – spiega Luca Mascelloni, Senior Director di CA Technologies Italia – abbiamo integrato la nuova interfaccia Team Center che consente di osservare i dati da prospettive diverse perché, la vista sull’infrastruttura e il comportamento dell’utente devono essere basati su parametri che riguardano la specifica attività di chi effettua il monitoraggio”.

Un sistema integrato che, secondo Mascelloni, deve essere in grado di dare risposta a due domande fondamentali: “La prima, oggi la più importante, è se l’esperienza che stanno vivendo gli utenti è positiva o negativa; la seconda, nel caso l’esperienza si riveli negativa, capire cos’è che provoca il degrado dell’applicazione”. Inoltre la soluzione dispone di tutti quei sistemi di intelligenza artificiale, di automazione che consentono di prevenire certi malfunzionamenti perché rilevano uno scostamento dal comportamento abituale dei sistemi.

“Infine – prosegue il manager – è una soluzione in grado di gestire ambienti complessi e vasti, dove ci sono migliaia di sistemi e di servizi, milioni di transazioni al secondo in ambito sia privato sia pubblico”. La soluzione è disponibile on premise e, grazie al rilascio della piattaforma CA Digital Experience Insight nella scorsa primavera, è erogata anche in modalità SaaS.

Micro Focus: monitorare dall’infrastruttura all’ultimo miglio per garantire gli SLA

“Micro Focus Application Performance Management – spiega David Rossi, Presales Manager South Emea di Micro Focus – è un insieme di soluzioni che consentono di soddisfare a 360° le esigenze di monitoraggio nei vari ambienti”.

Business Process Monitoring è la soluzione di synthetic monitoring attraverso la quale vengono simulate delle transazioni per andare a definire delle baseline che garantiscono determinati livelli di servizio; viene quindi confrontato il comportamento dell’applicazione in diversi momenti della giornata o contesti con queste baseline per identificare eventuali scostamenti. “A questa – prosegue Rossi – si aggiunge Real User Monitoring (RUM), che definiamo di monitoraggio passivo in quanto raccoglie le informazioni relative al comportamento reale dell’utente, queste informazioni vengono registrate e viene fornito un feedback che può servire agli sviluppatori per mettere in atto quel continuous improvement oggi richiesto. È infatti possibile registrare degli scenari utente dalle transazioni reali e farlo replicare in ambito di performance test accorciando i tempi tecnici, tramite una integrazione nativa tra le soluzioni di Performance Test e APM di Micro Focus”.

Application Diagnostics Software monitora gli application server per una tracciatura puntuale di tutte le risorse che vanno a concorrere alla risposta a una determinata sollecitazione dell’utente finale sull’applicazione. “Grazie a Runtime Service Model, che è un CMDB dinamico a runtime, posso poi creare una topologia dinamica della applicazione sui sistemi per capire come la catena applicativa si distribuisce all’interno dell’infrastruttura ed avere evidenza di dove si genera un problema”, dice il manager.

Le dashboard basate su ruoli e il motore di analisi Vertica, un database colonnare che consente di analizzare grandi volumi di dati derivanti da RUM e dal software di diagnostica mettendoli in relazione con le baseline create con Business Process Monitoring, permettono di abilitare analisi predittive.

Il monitoraggio della user experience web e mobile è arricchito dalla soluzione da AppPulse, offerta anche in modalità SaaS, che consente di analizzare il comportamento dell’utente finale dal momento in cui accede all’applicazione andando a misurare la user gesture (i movimenti che l’utente compie per interagire con l’applicazione), i tempi di risposta nell’ultimo miglio ecc. Si compone di diversi moduli.

“Quella che propone Micro Focus – conclude Rossi – è quindi una suite di soluzioni aperte, flessibili sia per quanto riguarda l’implementazione sia per quel che concerne i dati forniti, fruibile dai diversi ruoli aziendali e che consente di monitorare infrastrutture eterogenee e complesse”.

IBM: customer experience all’altezza delle aspettative grazie al “nuovo” APM

IBM Cloud Performance Management nasce dall’evoluzione delle soluzioni di monitoraggio tradizionale che IBM ha sempre avuto per le infrastrutture distribuite e per i mainframe.

“Elemento importante della nostra soluzione, completamente integrata con la soluzione di IT Service Management, – spiega Claudio Canevazzi, Executive IT Specialist IBM Cloud Italy – è quello di consolidare in un’unica console i dati provenienti da un’infrastruttura eterogenea (distribuita, mainframe, cloud, multicloud). La soluzione integra tecnologie di machine learning per verificare se i dati raccolti in real time sono in linea con il modello costruito analizzando i dati storici”.

Affiancata a questa funzionalità c’è quella di saper isolare tempestivamente il componente che sta creando una anomalia e, una volta identificato, consentire di intervenire rapidamente sfruttando funzionalità analitiche (integrandole con uno strumento di incident & ticketing per capire se il problema si è già presentato in passato e come è stato risolto) per rendere più celere questa diagnosi.

Ci sono poi soluzioni accessorie, offerte in modalità as a service, come IBM Alert Notification per accelerare la notifica degli allarmi al team di supporto che prevede processi di escalation (con il coinvolgimento, in base alla gravità del problema, di altro personale in mancanza di risposta immediata). “Abbiamo poi rilasciato IBM Runbook Automation – prosegue il manager – che consente alle organizzazioni di creare ed eseguire runbook e attività automatizzate per una risoluzione dei problemi più veloce, ripetibile e uniforme: chi svolge determinate procedure rilascia dei feedback che documentano la risoluzione di uno specifico problema in modo che questa sia sempre più efficiente con miglioramenti incrementali”.

IBM Cloud Performance Management può essere installata on premise oppure fruita come servizio scaricando gli agent di monitoraggio da installare nella propria infrastruttura che dialogano sia con il cloud IBM sia con eventuali altri cloud provider.

Infine è disponibile l’Application Performance Management Developer Center , un servizio che permette agli sviluppatori di verificare immediatamente le performance di un’applicazione che si sta rilasciando in cloud.

Microsoft: un’unica piattaforma per misurare le diverse customer experience

“Microsoft ha cambiato il proprio approccio al monitoraggio con l’introduzione di Azure – spiega Mauro Sagratella, Digital Advisor di Microsoft Italia – e oggi la piattaforma Operations Management Service (OMS) [derivante dall’acquisizione di BlueStrip nel 2015 ndr] consente di monitorare le applicazioni distribuite attraverso differenti sistemi operativi, on premise, in cloud, in ambienti ibridi e multicloud, consolidando sotto un unico “ombrello” diversi servizi che rispondono a specifiche esigenze di monitoraggio.

Log Analytics, per esempio, raccoglie i dati delle risorse gestite in un repository centrale; questi dati possono includere eventi, dati sulle prestazioni o dati personalizzati forniti tramite API; dopo essere stati raccolti, i dati sono disponibili per generare avvisi, per l’analisi e per l’esportazione. Questo metodo consente di consolidare i dati di diverse origini per poter combinare quelli dei servizi di Azure con l’ambiente locale esistente.

Molto importante è poi Application Insights, proprio dedicato agli ambienti di sviluppo, che consente di monitorare un’applicazione Web live: il servizio rileva automaticamente le anomalie nelle prestazioni e include avanzati strumenti di analisi che consentono di diagnosticare i problemi e conoscere come viene effettivamente usata l’app dagli utenti. “Il tutto – prosegue il manager – naturalmente integrando tecnologie di machine learning che consentono di creare dei pattern di riferimento e correlarli con i comportamenti reali”.

Grazie alle dashboard disponibili su Azure è infine possibile avere sia la vista infrastrutturale, su qualsiasi infrastruttura operino le applicazioni (cloud, on premise, ibride o multicloud), sia la vista applicativa, che si tratti di un’applicazione mobile o web, il tutto raccordato in un’unica piattaforma di monitoraggio.

Oracle: correlazione e machine learning: parole chiave per una soluzione di APM

“Quando Oracle deve affrontare tecnologie innovative, spesso lo fa acquisendo realtà che operano in questi ambiti. Nel caso dell’APM – spiega Vincenzo Bassi, Team Leader APM per l’Italia di Oracle – per entrare in un mercato dove sostanzialmente non era presente [Oracle aveva un’applicazione di APM ma che monitorava solo le soluzioni Oracle ndr], si è comportata in un modo diverso decidendo di sviluppare internamente la soluzione e circa due anni fa è nata Oracle Management Cloud. Il motivo principale di questa decisione è stato che nessuna delle soluzioni disponibili sul mercato era fatta per fronteggiare le sfide che ci sono oggi”.

Innanzitutto risolvere il tema degli skill fornendo una soluzione sotto forma di servizio, in cloud, indipendente dall’on premises, che possa monitorare le applicazioni ovunque si trovino e basata su tecnologie di machine learning. “Il punto di forza di questa soluzione è la correlazione non solo applicativa ma anche con tutti i dati dell’IT operation, compresi i log di sicurezza ecc. costruendo un dato a più dimensioni, facilmente fruibile, che fornisce tutte le informazioni necessarie sull’intero sistema e in base alle quali è possibile prendere la decisione. In pratica – conclude Bassi – la nostra soluzione consente di effettuare automaticamente l’individuazione del problema e lascia all’essere umano solo il 10% del lavoro, consentendogli di ragionare in modo proattivo sul miglioramento continuo delle performance”.

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