Intervista

Semplificare la gestione dei device grazie al digital workspace

Applicazioni e dispositivi mobili aumentano la produttività dei collaboratori, ma rendono la vita difficile ai team IT che si occupano di sicurezza e gestione. Gli esperti di Dell Emc e VMware spiegano come affrontare un approccio corretto al digital workspace

Pubblicato il 07 Mar 2018

Zerminiani-Norcia21

La produttività del lavoro non può fare a meno della mobilità delle persone, anche delle categorie di lavoratori che, in passato, operavano solo sui pc dell’ufficio. Il concetto di digital workspace propone oggi un modo più maturo di considerare le esigenze di mobilità, utile anche per risolvere i grattacapi dei team IT che devono garantire accessibilità, sicurezza e gestione in contesti dove non è più possibile scegliere e standardizzare reti e device come nel recente passato. ZeroUno ha intervistato Luca Zerminiani senior presales manager di VMware e Nicola Norcia, biz dev manager VMware presso Dell EMC sul corretto approccio al digital workspace.

ZeroUno: Come opera in concreto un digital workspace?

Luca Zerminiani: Lo scopo del digital workspace è garantire da un lato libertà e migliore esperienza d’uso dell’utente, dall’altro la sicurezza dei dati e delle applicazioni aziendali. Un compito del sistema è dare accesso alle risorse aziendali, sia che si tratti di vecchie applicazioni installate su pc o di moderne erogate in cloud Saas. Si occupa inoltre di distribuire il software su tutti i dispositivi in uso (pc, laptop, tablet, smartwatch), ma anche eventuali altri dispositivi non presidiati o oggetti dell’IoT che si potranno connettere in futuro alla rete aziendale. La logica del digital workspace è partire dall’utente, associarlo al ruolo e quindi alle app di cui ha bisogno. In seguito alla verifica dell’identità dell’utente, il sistema presenta gli strumenti pertinenti al lavoro che svolge, correlando sicurezza e policy. Il digital workspace ha la capacità di aumentare la produttività, la collaborazione tra le persone e la velocità dei processi decisionali.

ZeroUno: Avere in azienda device mobili significa dover gestire differenti piattaforme. Perché non è più possibile puntare su piattaforme omogenee?

Zerminiani: A differenza di quanto accaduto negli Anni ’90 con il pc, nell’ambito mobile il mercato ha premiato una pluralità di piattaforme (iOS, android e Windows), ciascuna con una propria filiera di app e device. Questo ha obbligato l’IT a gestire più piattaforme, cosa che oggi avviene con una logica frammentata a silos. I nostri strumenti per digital workspace [Workspace ONE, ndr] sono pensati per combattere questa segmentazione semplificando la gestione e dando agli utenti la libertà di scegliere quali dispositivi usare. Il bring-your-own-device (BYOD) è ormai una realtà; dove non è supportato ci sono utenti che si arrangiano in proprio, mettendo a rischio le informazioni aziendali.

Nicola Norcia: Oggi non ci sono più sistemi uguali. Ci sono pc, tablet, smarthphone in numero molto superiore a prima. Servono strumenti per riportare la semplicità al livello gestionale cosa che noi facciamo implementando Workspace ONE. Lo strumento rende la gestione uniforme per tutti i device e le applicazioni. È un approccio multipiattafrma che comprende anche i pc e permette ai device di configurarsi automaticamente via rete in funzione delle prerogative dell’utente che lo usa, senza alcun onere per l’IT.

ZeroUno: La pletora di dispositivi mobili pone problemi di sicurezza. Che risposte dà il digital workspace?

Zerminiani: La sicurezza del digital workspace ruota attorno al concetto di accesso condizionale. Quando l’utente si connette alla rete, il sistema controlla se il dispositivo è “craccato”, se ha a bordo applicazioni che sono sulla lista nera, oppure se non ha installato le patch indispensabili e decide di conseguenza. La connessione può essere negata o anche accettata con riserva, presentando solo un sottoinsieme di funzioni non critico. L’analisi è estesa alla rete da cui proviene il dispositivo, valutando il livello di sicurezza nei confronti delle possibili intercettazioni. Il controllo d’identità della persona può limitarsi a user name e password nella intranet aziendale, ma richiedere password monouso o altra strong authentication nel caso ci si connetta da reti esterne. Il sistema di digital workspace garantisce la massima sicurezza e produttività, compatibilmente con le situazioni.

ZeroUno: Cosa ci attende per il prossimo futuro?

Norcia: Mentre nel passato sono stati i computer a cambiare le modalità di lavoro delle persone, oggi le parti sono rovesciate: tutto dev’essere a misura delle persone e delle esigenze di lavoro. Per questo abbiamo device differenti, più leggeri, di lunga autonomia, con interfacce touch, con riconoscimento vocale, basate su tecniche di AI. Nel futuro vedremo colmate le discontinuità del digital workspace tra lavoro in ufficio, in auto o in altre situazioni. Vedremo miliardi di dispositivi intelligenti IoT dialogare con i backend aziendali in affiancamento agli utenti ‘umani’. Questo richiederà un livello superiore d’integrazione e nuovi modelli d’elaborazione distribuita.

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