Editoriale

Open to… sciatteria

La nuova campagna del governo per attirare i turisti stranieri ha scatenato l’ironia dei social. Al di là del (discutibile) concept, le magagne emerse nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dell’iniziativa confermano l’analfabetismo digitale delle amministrazioni centrali del nostro paese. E anche nella gestione del PNRR…

Pubblicato il 04 Mag 2023

italia digitale

Un primo risultato, la campagna di comunicazione ideata dal Ministero del Turismo, l’ha ottenuto: fornire materiale su cui scrivere decine di articoli, centinaia di meme e migliaia di post a tema “open to meraviglia”. Al di là delle valutazioni sulla bontà del concept, che alla fine è stato ideato da una delle migliori agenzie italiane, la galleria degli orrori che ha coinvolto la (incolpevole) @venereitalia23 può trasformarsi tranquillamente in un vademecum sulle cose da (non) fare quando ci si muove su Internet.

Domain squatting, questo sconosciuto

Prima regola per la comunicazione aziendale online: blindare il brand. Il che significa (prendano nota i responsabili del progetto “open to meraviglia”) registrare tutti i domini correlati prima di lanciare, o anche solo annunciare, la campagna. È qualcosa che si è imparato una ventina di anni fa e che è stato confermato da episodi abbastanza clamorosi, in cui i rari epic fail sono costati anche centinaia di migliaia di euro, se non milioni.

Una buona norma, per esempio, è quella che prevede di registrare un dominio “legato” alla campagna come www.opentomeraviglia.it, e non solo. Anche con tutti gli altri suffissi (org; com; gov, fr; de; es; ru; chi più ne ha più ne metta). Non costa tanto e si evitano problemi di sicurezza e di reputazione. Di solito, le aziende registrano anche le possibili varianti.

Manco a dirlo, nessuno al Ministero ci ha pensato e il dominio opentomeraviglia.it è stato lasciato libero. Lo ha registrato una società di marketing che, a quanto ha dichiarato, devolverà il prevedibile incasso per la cessione della preziosa registrazione in beneficienza. Il futuro ci dirà se gli altri “buchi” verranno tappati oppure ci troveremo a leggere di qualche truffa online che ha sfruttato domini apparentemente legati al Ministero del Turismo.

L’auto-sabotaggio come stile di vita

Ancora più attenzione dovrebbe essere posta sui social network. Fa addirittura strano doverlo scrivere, ma quando si sceglie un account per una campagna di comunicazione a livello internazionale, tutelarsi da eventuali tentativi di impersonificazione non è solo una buona idea, è qualcosa che dovrebbe essere dettato direttamente da un sano istinto di autoconservazione.

Tradotto: se registri @venereitalia23 su Instagram, è il caso di farlo su qualsiasi altro social network esistente nell’universo mondo. Perché se poi su Twitter hai @venereitalia23 che scrive “very bello essere open to meraviglia”, fai la figura del fesso.

Ancora peggio potrebbe andare con social di “nicchia”, come quelli dedicati agli appuntamenti online o ai siti con contenuti per adulti. Quanto ci vorrà, per esempio, perché qualcuno usi l’AI generativa per trasformare @venereitalia23 in una pornostar?

Da Garderobe a Toast, tutti i gioielli del Bel Paese

A proposito di AI, le traduzioni dei contenuti del sito Italia.it possono già rientrare nel vademecum “cose da non far fare all’intelligenza artificiale”. Qui non abbiamo certezze, ma la speranza (per lo meno, la mia) è che non ci sia un cervello umano dietro la figura da chiodi di cui si sono resi protagonisti i responsabili dei contenuti. Non accorgersi del fatto che il sistema di traduzione automatico dall’italiano al tedesco trasforma la città di Camerino in “Garderobe” e Brindisi in “Toast” è qualcosina di più di un errore.

Se la Armando Testa (l’agenzia che ha ideato la campagna) se l’è cavata egregiamente nel rigirare le critiche con un comunicato che fa una sorta di “controanalisi” in cui gli sfottò e le reazioni sdegnate dell’opinione pubblica vengono letti come un grande successo, la sensazione che resta è quella di un Paese che continua stolidamente ad adottare la sciatteria come cifra stilistica nel mondo del digitale. Capiamoci: nel caso della campagna Open to meraviglia non è nulla di particolarmente grave.

Le cose cambiano quando si parla di cose più serie come l’attuazione del PNRR. In una lettera inviata dall’ANCI (l’associazione dei Comuni italiani) ai ministri Giorgetti, Fitto e Mazzotta, si legge infatti che uno dei problemi riscontrati riguarda Regis, la piattaforma telematica dedicata. In particolare, vengono segnalate difficoltà di accesso, continue modifiche ai form, errori a raffica che bloccano le procedure.

Mettiamoci anche la tara di qualche esagerazione e di una possibile “corresponsabilità” legata alla scarsa attitudine all’uso degli strumenti digitali nelle amministrazioni locali, ma il risultato non cambia: continuiamo a registrare un ritardo culturale (in senso ampio) che va oltre il solito indice DESI da incubo. Darsi una svegliata, adesso, è un obbligo.

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