Editoriale

I tanti nodi della sostenibilità visti dal mondo IT

Non solo attenzione per i consumi energetici e le emissioni in atmosfera: dalla pianificazione nell’uso delle risorse all’impatto delle tecnologie sulla società, la trasformazione digitale ha di fronte sfide tutt’altro che banali.

Pubblicato il 15 Giu 2022

sostenibilità

Si fa presto a dire sostenibilità. La tanto (e a volte troppo) sbandierata “svolta green” che ci si augura abbia conquistato la vetta tra le priorità di tutte le organizzazioni pubbliche e private è un puzzle terribilmente complesso, che dovrà essere districato con pazienza e una buona dose di lungimiranza. L’intreccio tra i temi ambientali e quelli sociali, infatti, è estremamente fitto e complicato dagli ultimi eventi che hanno travolto il pianeta. Sul tema, chi si occupa di IT gode di una posizione privilegiata e si trova, giocoforza, in uno dei nodi determinanti per l’evoluzione verso una reale sostenibilità.

Quale (e quanta) energia?

Paradossalmente, uno dei temi più spinosi riguarda quelle politiche energetiche su cui, fino a qualche mese fa, sembrava ci fossero idee abbastanza chiare. Il canovaccio, in buona sostanza, prevedeva un progressivo abbandono delle fonti fossili e un conseguente passaggio a fonti di energia rinnovabili. Poi è arrivato il conflitto russo-ucraino, che ha impattato precisamente su quegli approvvigionamenti di gas naturale che nei progetti dei paesi industrializzati avrebbero dovuto rappresentare un “ponte” per sostenere la transizione senza trovarsi costretti a ridurre drasticamente i consumi.

Nel nuovo scenario, le prospettive sono molto diverse. Se alcuni paventano addirittura una pericolosa retromarcia verso fonti inquinanti come carbone e petrolio, tutti concordano sul fatto che una transizione a parità di consumi è ormai fuori dai radar. Nel mondo IT, in cui le previsioni di crescita continuano a essere a doppia cifra, il problema è immediatamente rimbalzato dalla teoria alla pratica.

Il tema coinvolge il livello infrastrutturale e, in particolare, il processo di efficientamento dei data center. A scorrere le notizie della settimana, spiccano gli indizi di una reale attivazione del settore in direzione di una riduzione dei consumi. Dall’annuncio di Nvidia, che starebbe introducendo sistemi di raffreddamento a liquido per ridurre i consumi delle sue GPU (qualcuno si ricorda di quando si usavano per l’overclock?) passando per i progetti di Intel legati alla sperimentazione di innovativi sistemi di raffreddamento a “immersione”.

Adattarsi alla nuova dimensione

Parallelamente, il mondo IT sta facendo i conti anche con un cambio di paradigma che è ancora all’orizzonte, ma rappresenta una sfida decisamente impegnativa: adattarsi a fonti di energia intermittenti (come eolico e fotovoltaico) mantenendo la continuità operativa. Il ragionamento, in estrema sintesi, riguarda il problema legato all’alimentazione dei sistemi informativi nei momenti in cui le fonti energetiche alternative non sono disponibili.

Tra i progetti più suggestivi in questo senso, ci sono quelli che prevedono una distribuzione “intelligente” dei carichi di lavoro che sfrutterebbero logiche predittive per concentrare l’uso della potenza di calcolo nelle fasce orarie in cui sono disponibili risorse energetiche “pulite”, accumulando i dati elaborati in una sorta di memoria dalla quale sarebbe possibile attingere in seguito, quando le informazioni saranno effettivamente necessarie.

Insomma: qualcosa che ricorda da vicino i sistemi di esecuzione speculativa utilizzata dalle CPU, ma con un risultato diverso rispetto a quello del “semplice” ottenimento di una maggiore velocità di calcolo. L’obiettivo, in questo caso, è avere un processo più green.

Fare i conti con risorse scarse

Gli shortage che preoccupano e intralciano la transizione verso un modello più sostenibile non riguardano solo le fonti energetiche. In testa all’agenda dell’hi-tech mondiale c’è anche il tema delle materie prime. Qui il campo di gioco, però, si sposta decisamente su un livello più squisitamente “politico”. Risorse come terre rare o materie prime come il litio (il cui prezzo è quadruplicato in meno di un anno) rischiano di essere insufficiente per garantire la produzione di tutti quei beni che ne richiedono l’utilizzo.

Il tema dei costi, sia ben chiaro, è influenzato anche da elementi esterni alle semplici logiche di mercato, come gli aspetti geopolitici connessi al deterioramento della globalizzazione economica per com’è stata intesa fino a poco tempo fa. La competizione commerciale sempre più aspra tra Cina e Stati Uniti e il conflitto russo-ucraino (con tutte le conseguenze legate all’incertezza dei nuovi equilibri che si andranno a delineare) pesano sulla capacità di programmare un “consumo consapevole” delle risorse.

All’orizzonte, inoltre, sarà necessario prendere decisioni di carattere strategico che non potranno, necessariamente, essere lasciate alle sole dinamiche di mercato. Un esempio puntuale è rappresentato dal tema della scelta tra destinare le materie prime alla produzione di beni funzionali alla transizione ecologica (per esempio le batterie per le auto elettriche o i pannelli fotovoltaici) piuttosto che al settore IT o ai device in ambito consumer. In altre parole: di fronte una richiesta in costante crescita e a fronte di risorse sempre più scarse, dove si deciderà di puntare?

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