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VeeamOn 2017: la continuità sposa il cloud

All’evento americano di Veeam dedicato agli utenti, presentati nuovi strumenti per rendere “always-on” le infrastrutture della media-grande impresa e dei fornitori di servizi. Il data recovery diventa questione di secondi e il cloud la piattaforma ideale per il supporto

Pubblicato il 19 Mag 2017

NEW ORLEANS – “L’evoluzione digitale rende inaccettabile l’indisponibilità di dati e servizi creando un crescente distacco tra le esigenze degli utenti e le capacità dei sistemi esistenti di farvi fronte”. E’ l’allarme lanciato nel keynote di apertura del VeeamON 2017 da Peter McKay, presidente di Veeam, da pochi giorni anche co-CEO della società, per introdurre le novità della manifestazione: soluzioni che sfruttano il cloud per la salvaguardia di dati e applicazioni, dando più concretezza alle promesse della “always-on” enterprise. L’annuncio più atteso ha riguardato la prossima versione 10 della Veeam Availability Suite che aggiunge il supporto per i server fisici, lo storage NAS, gli object storage nativi e CDP (continuous data protection), proposta come soluzione end-to-end per la disponibilità negli ambiti d’impresa: laddove carichi di lavoro virtuali, fisici e cloud devono essere salvaguardati su infrastrutture tradizionali, di cloud privato, pubblico o ibrido.

Peter McKay, presidente di Veeam, da pochi giorni anche co-CEO della società

“Un solo cloud non è sufficiente per l’always-on – ha spiegato Danny Allan, vice president & alliance strategy – La soluzione è superare le suddivisioni a silos, dare agilità alle imprese, facilitando cambiamenti infrastrutturali e dei fornitori di servizi”. Il supporto CDP di Veeam permette la replicazione continua dei dati con finestre di backup e recupero molto strette, nell’ordine dei 15 secondi. Il supporto per gli object storage consente di sfruttare come repository dati: Amazon Glacier, Amazon S3, Blob di Microsoft Azure o altri compatibili con S3/Swift. La piattaforma Veeam ha aggiunto il supporto delle “Universal Storage API” avvicinando a sé lo storage di IBM, Lenovo e Infinidat. Al momento in fase di completamento, la Availability Console promette la gestione centralizzata delle applicazioni in ambienti virtuali, fisici e cloud. Altre novità dell’evento sono: Veeam Availability per AWS – soluzione che sfrutta le capacità native di snapshot di AWS per proteggere dati e applicazioni offrendo rapidi tempi di ripristino -; Agent per Microsoft Windows – che protegge le stazioni di lavoro, e piccoli server sfruttando Azure, AWS o altri cloud; Backup per Microsoft Office 365 v1.5 – pensata per le esigenze di grandi aziende e service provider e che sarà arricchita dalla prossima versione 2 con il supporto per SharePoint online e OneDrive; Disaster Recovery for Azure – per salvaguardare dati e sistemi nel cloud di Microsoft.

Un momento dell’evento VeeamON 2017

Dieci anni di vita appena compiuti, Veeam progetta per quest’anno di toccare gli 800 milioni di dollari di fatturato e il miliardo nel 2018, in accordo con la crescita registrata negli ultimi 8 anni (28% nel confronto 2016-2015). Forte di 240 mila clienti, la società vuole guadagnare più spazio tra le medie-grandi aziende che stanno adottando soluzioni cloud in applicazioni critiche, oltre che tra piccoli e grandi service provider. La società sta ampliando inoltre il canale di vendita mettendo a frutto la rete di collaborazioni tecniche e commerciali, tra gli altri, con HP Enterprise, DellEMC, Cisco, Microsoft, NetApp e VMware.

Tra i 3000 partecipanti del VeeamON 2017 erano presenti una quindicina di persone rappresentanti di partner che operano sul nostro territorio e grandi aziende italiane operanti nei settori del telco, energia, media e della pubblica amministrazione. “Clienti che oggi devono razionalizzare la gestione di differenti siti aziendali e adottare soluzioni di cloud ibrido. Progetti che comprendono il disaster recovery, in vista delle esigenze di compliance con il GDPR”, spiega Albert Zammar, vice president SEMEA di Veeam. L’interesse dei clienti italiani va in particolare alle funzionalità CDP della Availability Suite. Pressati dalle scadenze GDPR, alcuni si sono messi in lista per partecipare al beta testing della soluzione. Secondo Zammar, “le funzioni di Disaster Recovery for Azure saranno molto apprezzate dalle piccole e medie aziende che non dispongono di un secondo data center da dedicare al disaster recovery (60% del totale) o dai provider che vorranno estendere l’offerta di servizi”.

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