La prospettiva Oracle: opportunità nuove, ma tecnologie già affermate

Come la società di Ellison riarticola in ottica cloud la propria vasta offerta tecnologica e applicativa. Demolendo falsi miti

Pubblicato il 27 Mag 2010

La vision di Oracle è riassumibile in tre proposizioni, tutte assolutamente condivisibili, ma in cui trapela un certo scetticismo sulla “svolta tecnologica epocale del cloud”, e la convinzione, piuttosto, che per quante proliferazioni si producano da on premise a private e a public cloud o a federazioni ibride, centrale e preminente resta il ruolo dei fornitori di stack integrato (on premise o in cloud) che comprenda software applicativo, middleware, hardware (Saas, Paas e Iaas).
Prima proposizione, il cloud è “caratterizzato da nuove e reali capacità, ma queste sono basate su tecnologie già affermate” (per esempio il grid computing di cui con la Grid Alliance, Oracle è stato promotore fin da Oracle 11g, e che di tutti i servizi cloud nella hype curve di Gartner è indubbiamente il più vicino al plateau della produttività); in particolare il cloud formato con il solo pooling di server virtuali (far apparire una risorsa come insieme di molte Vm) è surclassato dal cloud formato pariteticamente da virtualizzazione e clustering (fare anche apparire molte risorse come una) come già fa il grid computing (figura 1).

Figura 1 – Il cloud non significa semplicemente virtualizzazione dei server
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Secondo, il cloud presenta benefici attraenti (dinamicità, pay per use, standardizzazione), ma anche seri problemi da indirizzare (sicurezza, qualità del servizio sia come performing che per disponibilità, difficoltà di integrazione personalizzazione).
E terzo, le aziende adotteranno un mix di cloud privato e pubblico, innescando un’evoluzione verso soluzioni intercloud federate pubbliche e private, con relativi cloud balancing e cloud bursting). Nella figura 2 la “Private cloud evolution” viene “storicizzata” a partire dalle originali configurazioni applicative a silos, che già il grid computing aziendale (per i clienti Oracle 11g o almeno Grid Alliance) ha virtualizzato, standardizzato e reso dinamiche; per cui l’avvento del private cloud trova il terreno bell’è pronto per aggiungervi semplicemente capacità self-service e di ricarico alla Lob.

Figura 2 – Evoluzione del cloud secondo Oracle
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Sostanzialmente in accordo con tutti gli altri megavendor, Oracle da questo punto in poi vede l’azienda capitalizzare sul proprio private cloud per le applicazioni mission critical e “federarsi” con quanti cloud pubblici offrano servizi cloud “good enough” per la market parity.
Obiettivo dichiarato è “consentire la scelta ai clienti” supportando il cloud sia privato che pubblico. Oracle traccia una linea fra Saas e le sottostanti Paas e Iaas. “Sopra”, offrirà in licenza o on demand (cioè Saas), le applicazioni (Oracle, degli Isv o di terze parti). Sotto la linea, Oracle offre Paas privata in ambiente privato e la Oracle Technology in ambiente pubblico (figura 3). La Paas privata, sostanziale riedizione del disegno di Oracle 11g, che propone servizi condivisi di interazione utente, sicurezza, process management e integrazione sul grid applicativo (Weblogic, Tuxedo, jRockit) e su grid data base (Oracle Db, Rac, Active Data Guard ecc), poggia a sua volta su una Iaas privata fatta di server e storage Sun con Oracle Linux e Vm per X86 o Oracle Solaris Vm per Sparc. Analoga composizione per Oracle Technology in pubblico. La gestione delle risorse in cloud è affidata in entrambi i casi al cloud management (che le configura, ne gestisce il ciclo di vita, la performance, e la qualità).

Figura 3 – L'offerta cloud Oracle
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