Industrializzazione dell’It sourcing: dove vanno domanda e offerta?

Trend, criticità e modelli dell’It sourcing: i punti di riferimento essenziali che emergono dalle analisi di Forrester e Gartner nel complesso equilibrio tra vecchia e nuova normalità.

Pubblicato il 20 Apr 2011

Diciamo subito che la letteratura stato dell’arte sull’It sourcing, al di là di stili diversi eppure complementari (Forrester più concettuale e da executive summary, Gartner più approfondita nei dettagli ed esaustiva nelle segmentazioni di nicchia) converge su un verdetto nel quale emergono chiari almeno alcuni punti di riferimento essenziali.
– Primo, non regna alcuna legge del caos, ma opera un mercato che non possiamo non dire normale, sia pur nel contesto dei tempi di radicali trasformazioni che l’industria It sta, e non da sola, attraversando.
– Secondo, la domanda è se si veda un trend ordinato che accomuna e collega le varie declinazioni dell’It sourcing: la risposta è: assolutamente si. Si identificano solo due filiere di modelli; si tratta di filiere “aperte” nel senso che è probabile vedremo altri “nuovi nati”: la serie “uno a uno” (Insourcing, Outsourcing, Cloud Sourcing privato “monoaziendale”), la serie “uno a molti” (Multisourcing, Utility Services Sourcing, Global Sourcing, Cloud Sourcing pubblico, lo stesso Cloud privato usato ad esempio come asset di gruppo), e la serie “ibrida” intermedia tra le due precedenti (vedi figura 1, nella qual mancano solo le estensioni Cloud).

Figura 1 – Le tradizionali filiere di It sourcing
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

– Terzo, ciò che accomuna i modelli e le loro filiere è che nascono in un percorso in cui l’offerta insegue la domanda. Chi guida e crea le esigenze di sourcing? Un potente e dinamico motore di continua innovazione, scrive Pascal Matzke, Vp e Research Director, Forrester. Un motore che opera a tutto campo, muovendosi su due dimensioni precise: il valore di business “affidato” (da minimale per l’insourcing, a parziale per un integratore e a totale per forme di full outsourcing) e il livello di condivisione del sourcing (nessuno per l’internal delivery, parziale per un integratore che – combinandosi con operatività anche business – può evolvere in joint venture o consorzio; infine multiplo per il multisourcing).
Quarto punto ormai acclarato è che la domanda si avvia per la china di tutte le grandi utility in via di commoditizzazione: l’erogazione di Servizi It con la sua avanzante industrializzazione non fa che seguire le orme di acqua, gas, elettricità, comunicazioni telefoniche o trasmissioni via etere.
Mentre, quinto, l’offerta risponde come sa e può, con logica tipica delle (turbinose) fasi di consolidamento del mercato: si assiste a metamorfosi di player; a merger e acquisizioni da parte di nuovi entranti, anche molto significativi; a riposizionamenti per cogliere opportunità in trasformazione. Le “metamorfosi di player e i nuovi entranti (che fagocitano società di servizi e di It outsourcing)” sono misurati, nella ricerca di Pascal Matzke, da un’indagine Forrester su un campione di Provider di Servizi It e di Outsourcing nel biennio 2008-2009 in attività individuate come “Cambiamenti di Go-to-market e M&a”: vi spiccano i bid da 3,9 miliardi di dollari per acquisire Perot System da parte di Dell e da 6,4 miliardi per acquisire Acs da parte di Xerox, e in tal modo mettersi in scia dietro i colossi Ibm-Pwc e Hp-Eds. E si muovono gli indiani, Infosys “intende puntare su molteplici piccole acquisizioni, in particolare nel Business Process Outsourcing”. Gartner dice che il volume di servizi controllato dagli indiani è il 2,5% del totale; un’inezia? Niente affatto perché il suo Go-to-market nei Servizi It ha condizionato il restante 97,5%. E i costi più bassi non sono nemmeno più il “game changer” chiave.
Effervescenti soprattutto le partnership, magari sfumate tra minimali “equity investment” e veri e propri M&a: hanno fatto razzie una Ibm con Guardium e Ounce Labs (sicurezza), RedPill, Spss per la business intelligence, e Wilshire Credit Corporation; o una T-Systems con il servizio in hosting di Sap in Europa, e partecipazioni in Portavita e Mgrid (healthcare). Le partnership tra pesi massimi in particolare riflettono un ecosistema in trasformazione: se Microsoft si vede diventare un partner nel Cloud Sourcing, hanno espresso l’intento di fondare su Azure le loro Platform as a service (o quantomeno la includono nel loro portafoglio di offerta infrastrutturale) Bt Global Service, Logica e la stessa T-Systems. Attorno a Vmware si sta formando un analogo ecosistema di Cloud Provider Vmware centrico, anche se tutti sottoscrivono un principio di libera portabilità ad altri Cloud provider (che supportano però il concetto Vmware di Data Center virtuale, capace di configurarsi o, riconfigurandosi, migrare ad una nuova infrastruttura ospite).

I trend
Si identificano sostanzialmente tre trend. Abbiamo una sempre maggior specializzazione dell’outsourcer selezionato (Multi Sourcing). C’è l’effetto Cloud (Cloud Sourcing), con “la” domanda che ogni Cio si pone oggi: fino a che punto e con che approccio cavalcarlo? Ma un’altrettanta certezza che il suo dilagare non farà che accelerare un’industralizzazione dei Servizi, che è del resto già in atto; basta riflettere, quantomeno in Europa, sul trend calante del Data Centre Outsourcing. Lo vedremo di seguito, insieme a un acceleratore che si chiama Infrastructure Utility Service (Ius), sottoinsieme della Infrastructure as a Service, che Gartner vede emergere con una propria compound growth rate trainante.

Multisourcing, la tendenza a scegliersi outsourcer specializzati – Allo scorso Symposium di Cannes, come titolo di un workshop interattivo sul MultiSourcing, alias Strategic Sourcing, Ian Puddy, Senior Managing Partner di Gartner, ha posto la domanda brutale: è finito il tempo del contratto di outsourcing con un unico vendor? In effetti, a fronte di uno scenario di servizi articolabile in consulenza, progetti di sviluppo, operazioni e Governance (Service Management), la stragrande maggioranza dei partecipanti ha indicato la preferenza per vari Service provider “strategici ”, integrati direttamente o al massimo tramite un System integrator che comunque si approvvigioni in modo multi-sourcing.

Cloud Sourcing e l’industrializzazione dei Servizi It – Arrivano i Servizi Cloud e con essi il CloudSourcing di cui Jonathan Penn, Vp Forrester ha prodotto una tassonomia (vedi figura 2), con le stesse dimensioni della figura 1: il valore business “affidato” al Cloud provider con le quattro fasce verticali “as a service” (infrastruttura, middleware o piattaforma, servizi, informazione e processi) e il livello di condivisione del sourcing, da privato in house, a privato dinamicamente approvvigionato, a pubblico – e il cloud ibrido che risulta dalla scelta aziendale di quanto si condivide da cloud pubblico e quanto si mantiene privato, con una delle due prime opzioni.

Figura 2 – Tassonomia del cloud computing
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

A Claudio Da Rold, VP Distinguished Analyst di Gartner, dobbiamo la figura 3, davvero enciclopedica nel dettagliare tutte le categorie di servizi It, distribuite nei pertinenti quadranti di Gestione, Ottimizzazione, Accesso e Creazione; quadranti a loro volta determinati dall’incrocio tra gli assi da Efficienza a Efficacia (cioè valore aggiunto per il Business) e, di nuovo, da uno a uno, a uno (condiviso) a molti.

Figura 3 – Le categorie dei servizi It
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

La figura ha anche un forte valore di sintesi: i Servizi cloud di infrastruttura, middleware, software e processo affiancano gli omologhi servizi tradizionali, visualizzando una spinta decisiva al processo di industrializzazione dell’It. Gianluca Tramacere, Research Director di Gartner, mette in chiaro la natura del processo di industrializzazione dei servizi It in corso, intesa come loro “standardizzazione attraverso il disegno e la preconfigurazione di soluzioni altamente automatizzate e ripetibili, scalabili e affidabili”. E pone una domanda provocatoria: chi se la sente di scommetterci contro?

Data Center Outsourcing, Infrastructure Utility Service e … jobless recovery – L’andamento del fatturato per server nei Data Center europei con pratiche di Outsourcing si è ridotto del 30% nel quinquennio 2004-2009, inesorabilmente inseguito dalla riduzione del personale. Così si è arrivati a bruciare il 50% dei posti di lavoro, salvo un rimbalzo dai minimi del 2006 per stabilizzarsi, ancora al 30% in meno. È stata una ripresa dell’occupazione, abilitata dall’esplosione del numero dei server (200%) e dalla corrispondente rarefazione, al 20%. del numero di addetti per server: ogni amministratore in cinque anni ha quintuplicato il numero di server gestiti. Uno scenario che spinge il System management e prepara il terreno per l’industrializzazione dei servizi It. Non stupisce così l’incalzare della domanda di Infrastructure Utility Service (Ius). Ius è definita da Gartner come “managed services di asset infrastrutturali che siano esternalizzabili”, ed è un’area di servizio baricentrica al quadrante Accesso. Ovvio che la Ius sia il sottoinsieme della domanda di Iaas a maggior crescita composta annua (Cgr). Gartner stima che il mercato della nicchia Ius per l’approvvigionamento e servizi dinamici infrastrutturali It crescerà da 120 miliardi di dollari nel 2008 ad oltre 140 nel 2013. Insomma con il modello cloud sarà possibile un aumento di produttività, ma del genere jobless: anche qui non si torna indietro a una normalità pre-crisi, ma si va a una nuova normalità industrializzata, con meno addetti ai quali serve oltretutto una maggior formazione specifica.

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