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Oracle, con Exadata Cloud Infrastructure X9M ancora più potenza per la gestione database

Introdotta in aprile, la nuova piattaforma database, disponibile attraverso la Oracle Cloud Infrastructure (OCI), espande ulteriormente prestazioni e scalabilità, rispetto alla precedente generazione, Exadata Cloud Service X8M, e, specifica Oracle, senza variazioni di prezzo

Pubblicato il 29 Apr 2022

Exadata Cloud Infrastructure X9M

A qualche mese dall’introduzione, a settembre 2021, dei sistemi Exadata X9M per gestire Oracle Database, in aprile Oracle ha ulteriormente rafforzato la propria strategia nel comparto annunciando, nell’offerta di soluzioni, l’ingresso della piattaforma Oracle Exadata Cloud Infrastructure X9M. Quest’ultima, dichiara la società, rappresenta “l’ultima generazione della più potente piattaforma database di Oracle in cloud”, ed è disponibile su Oracle Cloud Infrastructure (OCI), l’infrastruttura di servizi cloud costruita dalla casa di Austin, ed attualmente estesa, nel mondo, in 37 regioni cloud.

Tre pregi in rilievo

Tre sono, in particolare, i punti chiave e i benefici principali di Exadata Cloud Infrastructure X9M, che Oracle vuol portare all’attenzione di coloro che, nelle imprese, sono responsabili della gestione di database: il primo è che la nuova piattaforma rappresenta il database transazionale per gestire carichi di lavoro OLTP (online transaction processing) in cloud più veloce in circolazione.

In sostanza, stando ai dati forniti da Oracle, adottando Exadata Cloud Infrastructure X9M è possibile raggiungere una latenza di I/O (operazioni di input/output) considerevolmente più ridotta rispetto a quella esistente con soluzioni database cloud di altri cloud provider concorrenti. Tale latenza risulta inferiore a 19 microsecondi, e, comparandola, ad esempio, con quella di Amazon RDS (mezzo millisecondo) è 25 volte più bassa, mentre arriva a essere 50 volte più ridotta della latenza di un millisecondo raggiungibile con Microsoft Azure SQL.

In aggiunta, rispetto alla precedente generazione X8M, a parità di prezzo, Exadata Cloud Infrastructure X9M fornisce fino all’87% in più di operazioni I/O per secondo (IOPS – input output operation per second) nelle attività OLTP. Sempre rispetto a X8M, il numero di vCPU (virtual CPU) di server database arriva a fino a 8.064, quindi vengono forniti 2,5 volte più core di elaborazione.

I tre punti di forza di Oracle Exadata Cloud Infrastructure X9M (Fonte: Oracle)

Il secondo beneficio, sottolinea Oracle, è che Exadata Cloud Infrastructure X9M si posiziona come il database cloud più rapido per la gestione dei carichi di lavoro analitici, con un throughput per gli analytics 100 volte più veloce di Amazon RDS o Azure SQL, e un throughput di scansione analitica dell’80% più rapido in confronto a X8M.

In terzo luogo, allo stesso prezzo di X8M, Exadata Cloud Infrastructure X9M, oltre a fornire più prestazioni e capacità, permette di risparmiare costi di gestione attraverso il paradigma del database autonomo (Autonomous Database).

Equivalenza architetturale, on-premise e nel cloud

Steve Zivanic, Global Vice President Database and Autonomous Services di Oracle, illustra, in un incontro stampa, il contesto in cui s’inserisce la nuova piattaforma: con l’introduzione di Exadata Cloud Infrastructure X9M nella Oracle Cloud Infrastructure, sottolinea, Oracle completa l’offerta X9M.

Lo scopo è, in sostanza, è quello di fornire ai propri clienti un percorso di migrazione tecnologica il più possibile fluido, indipendentemente da dove essi scelgono di eseguire il deployment dei loro workload aziendali. “Adesso abbiamo X9M come parte della nostra infrastruttura cloud in Oracle Cloud, quindi ovunque i clienti decidano di implementare i propri carichi di lavoro, che sia on-premise o nel cloud, essi possono contare su una equivalenza architetturale, che si basa sullo stesso sistema, sullo stesso software”.

Steve Zivanic, Global Vice President Database and Autonomous Services di Oracle

Passare a un cloud database: quattro valutazioni chiave da fare

Sempre con l’obiettivo di spiegare perché sia conveniente passare a una piattaforma come Exadata Cloud Infrastructure X9M, e portare la gestione database nel cloud, vengono evidenziati alcuni aspetti importanti da valutare: Oracle li ha scoperti, chiarisce Ashish Ray, Vice President Product Management di Oracle, lavorando strettamente con i propri clienti aziendali nel mondo, che stanno compiendo il viaggio di migrazione verso il “cloud database”, e analizzando i propri carichi di lavoro enterprise per vedere di trasferirli nel cloud, come parte della loro strategia di modernizzazione dell’IT.

Ashish Ray, Vice President Product Management di Oracle

Nel contesto della transizione verso un cloud database c’è una prima considerazione chiave che emerge, spiega Ray: “le metriche tradizionali, come scalabilità, disponibilità, prestazioni, sicurezza e controllo, sono ancora più pertinenti, quando si passa all’ambiente cloud, specialmente per i clienti di Oracle Database”.

“I clienti che hanno carichi di lavoro mission-critical su Oracle Database ed eseguono la transizione di questi workload, si aspettano di vedere gli stessi SLA (service level agreement, ndr.) quando li eseguono nel nostro ambiente cloud” precisa Ray.

“Il secondo aspetto è la migrazione, che rappresenta un grosso problema per i nostri clienti aziendali. Prima di tutto, in questa fase non si dovrebbe verificare alcun downtime o interruzione, quando essi trasferiscono o migrano questi carichi di lavoro nel cloud. Allo stesso tempo, non dovrebbero esserci cambiamenti del modello dati o dell’applicazione: ciò è molto importante per i clienti Oracle Database, perché, negli ultimi 10-15 anni, sono stati abituati a lavorare con i database Oracle in un certo modo e, quando migrano sul cloud, si aspettano prestazioni migliori e che l’infrastruttura sottostante sia ancora Oracle Database”.

Quattro punti da valutare nella transizione verso i cloud database aziendali (Fonte: Oracle)

La terza considerazione riguarda l’i portanza della “data convergence”. Disporre di una soluzione di gestione dati convergente in grado di supportare molteplici modelli dati e carichi di lavoro, spiega Ray, è molto importante quando si sta cercando di spostare applicazioni sul cloud, soprattutto per ridurre la frammentazione applicativa.

Infine, secondo il Vice President Product Management di Oracle, incide l’aspetto economico. “Il tempo è denaro, specialmente nel cloud” sottolinea Ray, perché quando si consuma risorse cloud lo si fa attraverso un abbonamento cloud che si paga sulla base dell’unità di tempo, ad esempio, per ora. Da questo punto di vista, “un database ottimizzato con risorse di elaborazione, rete, storage e software di sistema è molto più performante, e consente di completare più transazioni e attività analitiche in meno tempo, usando meno risorse, ed è molto importante per i clienti aziendali. Perché questi ultimi, ovviamente, quando si spostano sul cloud non lo fanno solo per l’agilità che fornisce la nuvola, ma anche per contenere le spese”.

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