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L’Italia tra i Paesi pronti per il cloud

È stata presentata nei giorni scorsi la Business Software Alliance Global Cloud Scorecard, una ricerca approfondita sul cloud e le sue modalità di utilizzo…

Pubblicato il 28 Feb 2012

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È stata presentata nei giorni scorsi la Business Software
Alliance Global Cloud Scorecard, una ricerca approfondita
sul cloud e le sue modalità di utilizzo mondiali
,
realizzata da Galexia.





L'analisi è stata effettuata su un campione di 24 Paesi che
coprono l'80 per cento del settore ICT nel mondo. Come
metodologia di ricerca è stata scelta la classifica a punteggi.
Gli elaborati sistemi di punteggio sono stati assegnati in base a
diversi parametri: il grado di preparazione all'utilizzo del
Cloud del Paese e il grado di sviluppo legislativo per sostenere
la Nuvola nel Paese sono solo alcuni esempi.





Tenendo conto di questi parametri, i ricercatori della Business
Alliance hanno stilato una classifica che vede nelle
prime posizioni alcuni dei Paesi più avanzati
:
Giappone, Australia, Germania, Stati Uniti, Francia e
Italia.



In particolare è emerso che nel nostro Paese la
legislazione che regola il cloud è tra le più avanzate al
mondo
. L'Agenda Digitale Italiana prevede che entro
il 2012 il 100% della popolazione abbia la possibilità di
accedere ad Internet ad una velocità compresa tra i 2 e i 20
Mbps. Entro il 2013 la rete broadband sarà estesa a 5 milioni di
persone che al momento sono escluse dai servizi internet ad alta
velocità. Entro il 2020 sarà fornito l'accesso alla rete ad
almeno il 50% della popolazione a velocità maggiori di 100 Mbps
sulle reti fisse. Sembra quindi che l'Italia voglia
investire nelle infrastrutture broadband essenziali per il cloud
entro tempi brevi
.





Inoltre le leggi per regolamentare il cloud sono
all'attenzione del Governo e si assiste a un vasto dibattito
pubblico sulla tecnologia cloud e sul suo utilizzo. Nonostante
queste note positive, mancano ancora le possibilità pratiche di
far rispettare le leggi sulla sicurezza e questo limita molto lo
sviluppo del cloud italiano. Un problema simile ha luogo anche
sulla legislazione che riguarda il cybercrime:
l'Italia possiede leggi molto avanzate e
provvedimenti
severi sulla carta, ma i processi sono troppo lunghi e spesso non
portano a pene adeguate
.





Infine, per quanto ha a che vedere con lo sviluppo del cloud a
livello mondiale, la ricerca ha evidenziato che le nazioni in via
di sviluppo non dispongono ancora di legislazioni solide a
supporto della tecnologia cloud e che nello stesso tempo le
legislazioni dei Paesi più avanzati spesso entrano in conflitto
fra loro.











I sette parametri utilizzati




1.Il livello di privacy dei dati





Gli utilizzatori di cloud accettano di buon grado di utilizzare
questa tecnologia solo se sono certi che le loro informazioni
confidenziali rimarranno tali. I fornitori di cloud dovrebbero
quindi stabilire policy sulla privacy che siano appropriate per
il particolare servizio cloud che forniscono e per il modello di
business che utilizzano.




2.Il livello di sicurezza del cloud


I fornitori devono garantire agli utenti di sapere gestire
i rischi che l'utilizzo del cloud comporta. I fornitori
devono quindi essere capaci di sviluppare le tecnologie di
cybersecurity più semplici e più efficaci possibili.




3.Il livello di "guerra" al
cybercrime


Anche nel mondo virtuale, come accade in quello reale, le
leggi devono essere un forte deterrente ed avere azioni di
causa-effetto immediate. I sistemi legali dei Paesi devono
mettere in atto un meccanismo di rafforzamento della legge sul
cybercrime per combattere gli accessi non autorizzati al
cloud.




4.ll livello di protezione della proprietà
intellettuale


Per promuovere una continua innovazione e un avanzamento
tecnologico, le leggi sulla proprietà intellettuale dovrebbero
fornire un'adeguata protezione e un importante rafforzamento
nei confronti dell'appropriazione indebita e dei furti
intellettuali delle tecnologie cloud.




5.Il livello di armonizzazione delle regole sul
cloud rispetto agli altri paesi


La circolazione dei dati a livello mondiale richiede
un’armonizzazione sia tra i fornitori di cloud sia
soprattutto tra i governi. Questi ultimi dovrebbero lavorare con
le imprese per concordare gli standard di sviluppo e nello stesso
tempo lavorare per ridurre le limitazioni legali per i fornitori
di cloud.




6.il livello di barriere che impediscono il libero commercio sul
cloud


A causa della loro natura, le tecnologie cloud operano
attraversando i confini nazionali. L'abilità del cloud di
favorire la crescita economica dipende su un mercato globale che
elimina le barriere a favore del libero commercio ed elimina le
preferenze a priori su particolari prodotti o servizi.





7.il livello di incentivi per le infrastrutture che supportano il
cloud


Il cloud computing necessita di una rete broadband robusta,
ubiqua e accessibile. Questa può essere favorita da
leggi che facilitino gli incentivi per gli investimenti dei
privati e che promuovano l'accesso alla rete stessa per tutti
i soggetti interessati.

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