Attualità

Oracle hybrid cloud? “Push the button”

All’annuale kermesse americana, la società di Larry Ellison concretizza la propria strategia di cloud ibrido, dove l’on premise si integra con il public cloud per una flessibilità dei sistemi informativi in grado di supportare la trasformazione digitale dei modelli di business. Applicazioni, middleware e soluzioni infrastrutturali si ripropongono in cloud con caratteristiche di performance e di security fondamentali per convincere gli utenti a spostarsi verso le architetture as-a-service, disegnando anche per applicazioni mission critical, ambienti misti. Una fase di trasformazione non semplice, che accompagnerà utenti (e vendor) nei prossimi anni.

Pubblicato il 02 Nov 2015

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SAN FRANCISCO – Dieci anni. Questo l’orizzonte temporale previsto per un’evoluzione dei sistemi informativi che sappiano davvero supportare una trasformazione digitale dei modelli di business delle imprese. Un lasso di tempo che si caratterizzerà per una forte coesistenza integrata tra data center aziendali, basati sui tradizionali sistemi on premise, e scelte di soluzioni e servizi in public cloud. È quel modello ibrido che ci accompagnerà nel ridisegno strategico dell’It per i prossimi anni e sul quale ogni vendor sta oggi impostando, chi più avanti chi più indietro nel percorso, la propria riproposizione strategica di prodotti, servizi e soprattutto culturale-organizzativa.

Tutta l’articolazione degli annunci dell’Oracle Openworld 2015 (60 mila partecipanti, 141 paesi presenti, un indotto economico per la San Francisco Bay Area di circa 128 milioni di dollari), la più importante manifestazione della società di Larry Ellison, gravita attorno a questo concetto. Vedremo più sotto alcuni tra i numerosissimi annunci (per un dettaglio approfondito è senz’altro utile www.oracle.com). Di fatto, prodotti, soluzioni e tutta la strategia Oracle sostanziano due assunti di base: 1) la complessità dei sistemi deve spostarsi rapidamente sempre più a carico del vendor e non dell’utente; 2) Il cloud sta ormai trasformando gli economics dell’IT e consente di supportare il passo d’innovazione digitale dei modelli di business (digital transformation) e dei servizi proposti al mercato, con una media temporale di circa 3-4 mesi (molto più velocemente che in passato).

Larry Ellison, co-fondatore, Executive Chairman of the Board e Chief Technology Officer di Oracle

“Gli ultimi tre anni sono stati la fase di startup del nostro cloud business” ha avuto modo di dire Ellison (co-fondatore dell’azienda, Executive Chairman of the Board e Chief Technology Officer) che senz’altro con il suo passaggio, un anno fa, dalle mansioni operative di Ceo a Cto ha accelerato la conversione del portfolio di prodotti verso il modello as-a-service. “Oggi abbiamo il più ampio cloud stack integrato – application, platform e infrastructure cloud services – rispetto ad ogni altro vendor sul mercato”. Un posizionamento, quello sul cloud, che ha visto Oracle, negli anni passati, reagire meno velocemente e con ritardo rispetto ad altri competitor ma che ha oggi il merito di riproporre circa l’80% del proprio portfolio di offerta applicativa, middleware e infrastrutturale in modalità cloud.

Dal Data Mangement cloud allo Iaas, al Paas, su su fino al Saas (Oracle dichiara circa 1300 clienti Erp in cloud) la società propone un sistema modulare di “blocchi di servizi” che possono essere composti e modificati senza particolari scritture di codice e attività di integrazione, con l’obiettivo di realizzare ambienti ibridi in cui il passaggio di workload e dati dall’on premise a soluzioni di public cloud e viceversa sia possibile attraverso un semplice “push the button”.

Convincere gli utenti con prestazioni e security

Ovviamente si tratta di uno slogan. Gli utenti, perlomeno quelli italiani sentiti in più occasioni a margine dell’evento, ti riportano subito “alla vita vera”: sono prudenti (e in alcuni casi scettici), devono essere convinti sulla security e sono gelosi del possesso dei propri dati; si tengono stretti i sistemi on premise (per Oracle la linea dei sistemi Exa), profumatamente pagati e che adesso devono far fruttare; guardano al cloud per applicazioni soprattutto non mission critical e devono ancora capire bene quali potrebbero essere i contraccolpi, in casa Oracle, sul versante dei costi dei servizi (cloud) e delle licenze (on premise) in questi ambienti misti. Insomma: l’hybrid cloud journey non è in discesa.

Detto questo…Oracle corre. A supporto della facilità di passaggio all’interno di un’architettura on premise-cloud, Ellison ha voluto ricordare gli obiettivi prestazionali e di sicurezza garantiti dall’Oracle cloud in sei punti: Costo (basso prezzo, basso Tco, matching con i prezzi dei Web services di Amazon), Reliability (garanzia di zero downtime nel deployment, patching e backup grazie a sistemi fault tolerant – elevatissimi livelli di automazione), Performance (elastic computing e potenza con tutta la linea dei sistemi ingegnerizzati Exadata proposta come servizi cloud), Open standard (Sql, Hadoop, NoSql, ecc per limitare il lock-in e muovere workload e dati anche verso altri public cloud, su tutti Amazon e Microsoft), Compatibilità (per garantire migrazione automatica di workload e dati on premise-cloud e consentire una gestione come fossero un unico insieme) e soprattutto Security “perché la gente che compra servizi in cloud – ha detto Ellison – deve essere certa della sicurezza. È un problema oggi enorme e noi l’abbiamo affrontato garantendo una always on security e una security in silicon”, inserendo cioè funzioni di memory intrusion detection, di protezione e crittografia dei dati direttamente nel silicio, nel microprocessore.

Come sarà la Oracle del futuro?

Circa un mese fa, la società ha annunciato i risultati del primo quarter relativo al fiscale 2016. Il rafforzamento del dollaro rispetto alle altre monete – si legge nel comunicato Oracle – ha impattato significativamente i risultati del trimestre, che tuttavia ha raggiunto un fatturato di 8.4 miliardi di dollari, +7% a valuta costante. Il cloud registra una marcata crescita: Saas e Paas hanno raggiunto un fatturato di 451 milioni di dollari, +38%. Anche i servizi IaaS hanno toccato i 160 milioni di dollari, +23%.

Mark Hurd, Ceo Oracle

Tuttavia, al di là di questi dati positivi è indubbio che tutti i vendor si trovino oggi in una fase di transizione e di riequilibrio di offerta tra il modello on-premise e cloud che contraddistinguerà l’evoluzione nei prossimi anni del loro business. “Siamo in un momento di shift generazionale delle tecnologie Ict” ha detto infatti Ellison aprendo il suo keynote speech. “L’attuale modello on premise è insostenibile – ha continuato Mark Hurd, Ceo Oracle, nella sua presentazione – È basato su applicazioni legacy di almeno 20 anni e soprattutto abbiamo un’evoluzione generazionale che sta forzando un cambiamento tecnologico importantissimo e profondo, sia a livello consumer sia di business, considerando che entro il 2020, il 50% della forza lavoro sarà costituito da millenials”.

Certo in casa Oracle si parte da uno “squilibrio” importante, dove su un fatturato 2015 di 38,2 miliardi di dollari, la componente cloud pesa per circa 2.1 miliardi di dollari. Ma in Oracle, c’è, come sempre, grande determinazione. Per dare un’idea della focalizzazione cloud dell’azienda, Hurd si è avventurato in alcune Oracle predictions che hanno sicuramente guidato alcune scelte di fondo. Entro il 2025, quindi: l’80% delle applicazioni sarà in cloud; solo due fornitori di suite applicative si spartiranno l’80% del mercato Saas (un posto è stato prenotato per Oracle, l’altro sarà Sap o Microsoft? Certo di Sap in cloud, Ellison non ne ha parlato molto bene…); lo sviluppo e il test saranno al 100% in cloud; tutti i dati enterprise saranno memorizzati nel cloud e sarà certo il cloud l’ambiente It più sicuro.

Neil Sholay, Head of Oracle Digital, EMEA

Ma l’azienda, oltre che sui prodotti e sulle architetture, sta lavorando anche su se stessa per “cambiare pelle”. Rivendicando sempre con orgoglio le proprie radici tecnologiche e ingegneristiche, “Oracle oggi sta lavorando a un profondo cambiamento di approccio al mercato – ha detto Neil Sholay, Head of Oracle Digital, EMEA –. Stiamo introducendo in azienda team misti di digital architect, digital innovator, digital disruption expert, per poi poter supportare concretamente la trasformazione in chiave digitale del business dei clienti. Stiamo forzando il nostro modello culturale – ha rimarcato Sholay – aprendoci al tema della ricerca, non semplice, di nuovi talenti. Inoltre, anche le recenti acquisizioni effettuate, hanno portato in Oracle culture differenti e persone con un’età media di 25-30 anni. Ora dobbiamo essere più agili e spingiamo i team interni ad essere loro per primi disruptive”. La trasformazione passa anche da qui.

Un cloud…”bimodal”

Mario Derba, Regional Sales VP South Europe Systems Oracle

Ma come si inserisce la strategia Oracle hybrid cloud nell’attuale complessità di risposta che i sistemi informativi devono saper dare ad un business sempre più digital based? “Se guardiamo al percorso di trasformazione tecnologica e organizzativa del dipartimento It secondo il modello bi-modal teorizzato da Gartner – dice Mario Derba, Regional Sales VP South Europe Systems Oracle, intervistato durante l’evento (vedi anche intervista) – abbiamo l’esigenza di rispondere, come It, a un’evoluzione su due fronti: da un lato infrastrutturale e dall’altro saper dare risposte immediate ai progetti di business. Oggi – continua Derba – Oracle e nessun altro fornitore, mette a disposizione un’architettura che consente di disegnare questa bi modalità di approccio al meglio. Tenere ad esempio sul fronte infrastrutturale i sistemi on premise (magari integrandoli anche con alcuni servizi IaaS e Paas – ndr) ma avere la rapidità del velocista sul versante dello sviluppo di progetti di business, agendo sul cloud Saas, è fondamentale per reagire con velocità alla domanda di innovazione del mercato e consentire all’It di essere finalmente proattivo”.

Dalle parole ai fatti

Nel basket che caratterizza la strategia e il posizionamento Oracle sopra descritto, troviamo la solita messe di annunci. Ne riportiamo alcuni tra i più significativi.

In ambito Saas è stata estesa la Oracle Supply chain management cloud con due prodotti: Planning central cloud e Oracle Manufacturing cloud, per flessibilizzare attraverso i servizi, molti dei principali key business process della Scm.

Nuove funzioni anche in area Human Capital Management (HCM) Cloud (oggi sono circa 5000 gli utenti di servizi Oracle Hcm cloud): migliorato il recruiting, con la disponibilità di numerosi scenari possibili, la gestione dei talenti, attraverso ad esempio nuove funzioni di recruiting integration con LinkedIn mobile, e nuove funzioni in ambito workforce management.

Un momento di una Keynote session

In area Paas, oltre a Big Data Cloud Services indirizzati a data analyst per la preparazione, memorizzazione, gestione, individuazione e query dei dati, arrivano funzioni evolute di visualizzazione con il nuovo Data Visualization Cloud service. È a nostro avviso un annuncio interessante: l’offerta si arricchisce di funzioni di visualizzazione degli analytics disponibili per ogni utente business per favorire una diffusione e fruizione pervasiva dell’analisi dei dati in azienda. È il tema, centrale oggi, del “self service analytics” (cavallo di battaglia di Qlik), per portare queste modalità laddove, tipicamente le funzioni di business, sono necessarie specifiche interpretazioni e analisi. Il nuovo servizio offre ricchezza di analisi visuali, funzioni di collaboration per facilitare la creazione e la condivisione di insight distribuibili su mobile, tablet e desktop.

Ed ecco il cuore, il middleware. Fusion Middleware è stato aggiornato con centinaia di feature per agevolare la fruizione e la gestione on premise e cloud di applicazioni. È stata annunciata la più ampia release di WebLogic Server, con la prima cloud native enterprise Java Platform nonché miglioramenti a tutti i componenti della suite Fusion middleware, la Oracle BPM Suite, Oracle Data Integration, Soa Suite, Oracle Web Center e Oracle developer Tools.

Soprattutto Oracle BPM Suite, centrale nella gestione del flusso on premise-cloud, garantisce quelle funzioni di governance che la connotano come engine per il workflow management, l’integrazione dei servizi e l’orchestrazione dei processi.. Nello specifico ora Oracle BPM Suite supporta la creazione di applicazioni ibride tra Oracle Process Cloud Service e la stessa Oracle BPM Suite ottimizzando tempo e costi nella movimentazione di processi e applicazioni verso il cloud.

Annunciata anche la disponibilità, in beta, del nuovo Oracle Database 12.2 con maggiore memoria, performance e automazione finalizzate a una scalabilità per il deployment in cloud. Architettura multi-tenant e in-memory technology per il supporto big data e real time analytics sui dati transazionali. Anche l’architettura del Db è stata ottimizzata per il cosiddetto “journey to cloud” fornendo maggiori funzioni di on line movement di database tra server, datacenter e cloud.

San Francisco, downtown, dove si è tenuto l’OpenWorld

E’ stato inoltre aggiornato l’Oracle Database Cloud Portfolio. Le nuove funzioni consentono di realizzare piattaforme per applicazioni mission critical basandosi sull’Oracle Database Exadata Cloud Service. Con questa capacità si possono gestire le applicazioni più business critical e grandi database in Oracle Cloud. Alta disponibilità e scalabilità inoltre è garantita attraverso Real Application Cluster, per disporre di elevate performance on demand nonché di una disponibilità di database fault tolerant.

Funzioni, sempre cloud, anche per il disaster recovery, che proteggono i database Oracle consentendo una replica zero data loss tra db Oracle on premise o in Oracle cloud verso un active standby database in Oracle cloud.

Spazio anche per la parte dei sistemi ingegnerizzati e high end su cui l’azienda articola la propria proposta, sia on premise sia IaaS, di elevatissime performance e avanguardia tecnologica.

Lo scorso anno Oracle aveva annunciato l’arrivo del nuovo processore Sparc M7. Ora è stato rilasciato insieme a una famiglia di sistemi Sparc ingegnerizzati. È la nuova generazione di chip Sparc, risultato del filone di investimenti indirizzati al cosiddetto “Software in silicon”, dove le funzioni software sono direttamente implementate nel silicio ed elaborate a livello hardware per far girare le applicazioni più velocemente. Oltre alle funzioni di Security (data encryption, memory intrusion detection), anche Sql è “in silicon”, per un’ottimizzazione del DB (memory de-compression, memory scan, range scan, filtering, e join assist), con conseguente aumento dell’efficienza di ogni singola Cpu, minore utilizzo di memoria e performance di query migliorate. I nuovi sistemi sono proposti in differenti configurazioni e comprendono il SuperCluster M7, lo Sparc T7 e i Server M7.

In area IaaS, Thomas Kurian, President Oracle, ha illustrato nuovi servizi per sfruttare computing, storage e rete as a service: elastic compute con l’Oracle Compute Cloud (capacità elaborativa), Storage cloud (per la memorizzazione di applicazioni e workload “a prezzi convenienti e Sla chiaramente definiti”, dice Oracle, per il data retrival. La società dichiara che ad oggi il proprio Oracle Cloud, che conta oltre 70 milioni di utenti e 34 miliardi di transazioni al giorno, gestisce oltre 800 petabytes di storage nei propri 19 datacenter nel mondo); Network cloud (diverse opzioni di connessione seguendo un modello di configurazione di rete “software defined”).

Soluzioni anche in area monitoring e gestione It e applicativa: Oracle Management Cloud rende disponibili tre nuovi servizi con cui i profili DevOps ma anche i business manager possono avere una vista integrata del livello operativo e prestazionale delle tecnologie e delle applicazioni su cui si basano i servizi di business: APM Cloud services (monitoring delle performance applicative nel loro utilizzo da parte dell’utente finale), Oracle Log Analytics cloud service (log analysis per l’identificazione rapida dei problemi), Oracle IT Analytics Cloud Service (analisi delle It operations e dei sistemi).

In chiusura un invito da parte Oracle a guardare le complesse, e talvolta dolorose, trasformazioni attuali in una prospettiva temporale più lunga: la società dichiara che tra dieci anni, il modello IT aziendale worldwide sarà basato per l’80% sul cloud e per il 20% sull’on premise. Vedremo. “Ma le decisioni che prendete oggi su applicazioni, piattaforme, processi, security, data management e le architetture di riferimento su cui baserete il vostro business, potranno avere effetti davvero importanti nel prossimo futuro – ha detto Hurd. È tempo di pensare a livello strategico”. Oracle è lì apposta.

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