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Come realizzare il proprio percorso di adozione del cloud?

“Public Cloud: dal cloud native all’Edge computing” è il titolo di una delle sessioni parallele protagoniste dell’evento Cloud and AI Forum, una preziosa occasione per ripercorrere l’intero viaggio che le aziende possono compiere per modernizzare infrastrutture

Pubblicato il 23 Nov 2020

foto Patrizia Fabbri

Un IT decentralizzato e open, processi automatizzati e possibilità di ottenere valore dai dati grazie all’intelligenza artificiale: sono le 3 principali esigenze portate dalle aziende a IBM secondo quanto detto da Alessandro La Volpe, VP IBM Cloud and cognitive Italia, in apertura dell’evento Cloud and AI Forum che si è svolto la scorsa settimana in streaming e del quale sono disponibili i materiali online.

foto Alessandro La Volpe
Alessandro La Volpe, VP IBM Cloud and cognitive Italia

Rispetto a queste necessità e, in particolar modo, in uno scenario di massiccio ricorso al digitale come quello che si è creato con il Covid, il cloud svolge un ruolo da protagonista. La scelta di IBM si è rivolta al Public & Hybrid cloud allineandosi a una tendenza di mercato che è chiaramente espressa anche dall’ultimo Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano; tra i risultati si legge infatti che la crescita globale di prodotti e servizi cloud è stata del 21% nel 2019 rispetto all’anno precedente (per un valore assoluto di 3,3 miliardi di euro), ma i servizi public e hybrid cloud hanno segnato +30% pesando per circa 2 miliardi di euro sul totale.

Una delle 5 sessioni parallele che sono seguite alla plenaria è stata dedicata al cloud (accanto a quelle che hanno approfondito modernizzazione delle applicazioni, sicurezza, gestione dati e AI e automatizzazione dei processi). Nel titolo stesso di tale sessione, Public cloud: dal cloud native all’edge computing, vi è la sfida di IBM che sta nel supportare le organizzazioni nel loro percorso di modernizzazione di infrastrutture e applicazioni sfruttando tecnologie in cloud Big Blue.

Come creare e distribuire applicazioni cloud native?

“Per lo sviluppo di applicazioni cloud native, ovvero che vantino sin dalla loro origine le caratteristiche tipiche del paradigma cloud quali elasticità, velocità di provisioning eccetera – ha specificato Chiara Maresia, Public cloud sales IBM Italia – occorrono architetture, best practice e tecnologie specifiche. Sul primo fronte si tratta di soluzioni che garantiscono agilità e facilità di manutenzione (microservizi, containers, serverless); le pratiche sono invece quelle caratteristiche del modello Agile dal DevOps al concetto di Site reliability engineers per promuovere un ponte tra sviluppo e operation; mentre le tecnologie vanno da quelle di data storage, Api gateway, infrastructure as a code sino a Kubernetes”.

foto Chiara Maresia
Chiara Maresia, Public cloud sales IBM Italia

La piattaforma IBM Public Cloud, la cui facilità d’uso è stata illustrata in una demo da Simone Bonetti, Cloud architect IBM, progettata per assicurare portabilità delle applicazioni e ridurre al minimo i rischi di lock in, integra servizi open source innovativi che permettono sviluppo su più ambienti e cloud diversi; in particolare offre servizi PaaS come Cloud Foundry, serverless come Cloud Functions, oltre a servizi Red Hat OpenShift basati su Kubernetes e, ancora Knative, che estende lo stesso Kubernetes con funzionalità serverless, Istio (la tecnologia aperta pensata per connettere, gestire e proteggere reti di diversi microservizi) e poi database gestiti, servizi di crittografia eccetera.

Portare in cloud le applicazioni esistenti, come fare?

Giovanni Boniardi e Gianfranco Mollo, rispettivamente Public cloud sales consultant e Cloud IT Architect Tech sales lead IBM Italia, hanno trattato il delicato tema dello spostamento in cloud di workload legacy senza rischi e riducendo la complessità, considerando che sono tantissime le aziende che devono portare in cloud le proprie applicazioni, non potendo permettersi di ripartire da zero con lo sviluppo cloud native. “Il catalogo servizi IBM – ha spiegato Boniardi – include tecnologie che consentono agli utenti di gestire il cambiamento con modalità che siano in linea con quel che conoscono, dagli ambienti SAP a quelli VMware ai sistemi Power”.

foto Giovanni Boniardi
Giovanni Boniardi, Public cloud sales consultant IBM Italia

Più nello specifico, la soluzione IBM Cloud 4 VMware Solutions offre due possibilità: permette di implementare un servizio cloud pay per use per creare un ambiente gestito dal cliente, garantendogli pieno monitoraggio e controllo della conformità, oppure la possibilità di realizzare ambienti fortemente hyperscale totalmente gestiti e certificati da IBM.

foto Gianfranco Mollo
Gianfranco Mollo, Cloud IT Architect Tech sales lead IBM Italia

Per quanto riguarda IBM Cloud for SAP, si tratta di tecnologie proposte per supportare impegnativi carichi di lavoro quali server Intel Bare Metal, Virtual machine e Private Virtual Datacenter certificati per consentire l’adozione di Cloud IaaS a workload Sap che girano su VMware, effettuare la migrazione a SAP S/4Hana eccetera. Un importante contributo alla modernizzazione dei workload tradizionali è fornito anche da IBM Power Virtual Server che consentono test, prototipazione e favoriscono piani di disaster recovery o in generale progetti dove servono scalabilità e fast provisioning.

“La nostra tecnologia Cloud Object Storage – ha aggiunto Mollo – che può contare su ben 450 brevetti aiuta a gestire l’enorme mole di dati destrutturati che è patrimonio delle aziende, tra le sue funzionalità principali: segmentazione degli oggetti in blocchi dati omogenei, encryption nativa, erasure coding e dispersione geografica dei dati a cui si son aggiunte: integrazione con il nostro sistema di identity management, archiviazione offline dei dati, firewall a livello IP e la funzionalità Worm (Write once read many)”.

IBM services, per supportare modernizzazione dei workload e ottimizzazione dell’IT

Riccardo Desantis e Fabio Natali, entrambi Technical Sales di IBM Italia, si sono suddivisi il compito di raccontare come IBM è a fianco dei propri clienti nella sfida dell’interoperabilità open. “L’open source ha una serie di vantaggi tra cui il consentire cicli di innovazioni rapidi, bassi costi di ownership di tecnologia all’avanguardia – ha affermato Desantis – ma c’è un proliferare di progetti simili in cui le aziende utenti tendono a perdersi. Per supportarle IBM, accanto alle proprie competenze, propone un catalogo di servizi, specifico per piattaforme tecnologiche (da SAP a Oracle) e per gestire le container platform e multicloud”.

foto Riccardo de Santis
Riccardo Desantis, Technical Sales di IBM Italia

In particolare, IBM ha individuato in OpenShift lo strumento abilitante per un approccio multicloud, l’utente può installarlo da sé o usare PaaS IBM, ma il provisioning è solo il primo passo, serve poi l’integrazione con l’ambiente pre esistente. A questa esigenza risponde IBM Services for Container Platform. Nel contempo utilizzando Ansible è possibile introdurre nei sistemi elevati livelli di automazione che agevolano situazioni di incident management e patching applicativo, DevOps eccetera. “Il nostro approccio alla modernizzazione sia infrastrutturale sia applicativa mediante questi servizi – ha spiegato Natali – passa per un grande impegno a fianco dei clienti a partire dall’assessment, per identificare il livello di maturità del percorso di cloud journey, e lo facciamo mettendo in campo stack middleware di alto livello e competenze diversificate e acquisite sul campo”.

Edge computing, con il cloud distribuito il cloud è ovunque

Secondo la definizione di Gartner, il cloud distribuito si riferisce a tutti quei servizi cloud pubblici che possono essere erogati in diverse location dove la componente di operation e di governance è sotto la responsabilità del public cloud provider. “A questo proposito – è intervenuto Gianluigi Avella, Technical sales leader hybrid cloud IBM Italia è proposto IBM Cloud Satellite, un’estensione del cloud IBM che può essere fornito ovunque secondo un concetto di location che può includere dai data center dei clienti a qualsiasi dispositivo capace di elaborazione (rimandando quindi al concetto di edge computing). Accedendo da un unico pannello di controllo è possibile fruire dei servizi cloud, gestire accessi, provisioning, certificati e monitoraggio, come si farebbe con un qualsiasi cloud pubblico”.

foto Gianluigi Avella
Gianluigi Avella, Technical sales leader hybrid cloud IBM Italia

IBM Cloud Satellite sarà disponibile nei prossimi mesi dell’anno prossimo, ma ora è in beta e come ha mostrato Luigi Mariano Russo, Cloud technical sales IBM Italia, durante la mattinata di lavori, gli utenti possono sperimentare quanto sia semplice creare un ambiente Satellite.

Luigi Mariano Russo, Cloud technical sales IBM Italia

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