Punti di vista

Cloud in Italia, l’offerta si differenzia e si muovono le PMI

La consapevolezza su questi servizi è ormai diffusa e le aziende lavorano in ottica di “legacy transformation” e “cloud enabling infrastructure”. In un mercato molto variegato, i fornitori ora cercano di rivolgersi a ogni categoria di utenza. La visione di Aruba, uno dei principali provider italiani, nelle parole del direttore marketing Stefano Sordi

Pubblicato il 08 Set 2015

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Con la fase di consolidamento per i progetti di cloud computing ormai entrata nel vivo, assumono sembianze più precise anche le modalità di realizzazione e le esigenze delle singole realtà. Da qui scaturisce una serie di indicazioni utili per chi è ancora nella fase iniziale, ma anche per chi è già impegnato nella messa a punto di un sistema avviato.

Soprattutto nel corso dell’ultimo anno, anche l’offerta si è evoluta, allineandosi alla domanda. Un punto di vista da “addetto ai lavori ” su alcune delle tendenze più recenti in corso sul mercato italiano viene da Stefano Sordi, direttore marketing di Aruba, uno dei principali Cloud provider italiani.

«Senza dubbio il cloud sta rappresentando una sfida sempre più importante per le aziende – osserva Sordi -, costringendole a ripensare processi e strategie, per tenere conto dell’esistenza di questa tecnologia ormai accessibile a tutti».

Cambiano di conseguenza anche priorità e tabelle di marcia. «Anche in Italia ormai, si agisce in ottica di legacy transformation, nell’intento di integrare in modo fluido quei processi flessibili e automatici alla base del cloud computing – prosegue Sordi -. Si sta di fatto lavorando anche alla definizione della cosiddetta cloud enabling infrastructure, ossia l’insieme dei processi e dei componenti che interessano l’ambito infrastrutturale, applicativo e d’interazione degli utenti aziendali con le piattaforme IT».

Dal punto di osservazione privilegiato del provider di servizi di cloud pubblico in Italia, viene infatti considerata ormai consolidata l’abitudine di non ricorrere più a soluzioni on-premise, salvo casi particolari. La ragione principale è individuata nella prospettiva di non doversi più fare carico dei costi considerati eccessivi per la gestione dell’infrastruttura fisica.

La situazione sta cambiando anche per quanto riguarda l’interrogativo maggiore del cloud computing. «Ottenute adeguate garanzie sulla conservazione dei dati – prosegue Sordi -, custoditi in luoghi ben definiti e gestiti da professionisti, i dubbi sulla sicurezza della modalità pubblica hanno rapidamente iniziato a svanire».

Importante inoltre sottolineare come la liberazione dall’infrastruttura fisica rappresenti un passaggio epocale. Sordi cita una relazione Eurostat sull’uso dei servizi cloud nelle aziende dei Paesi di tutta Europa, il 40% delle aziende italiane sta puntando sul cloud computing in alternativa a un’IT proprietaria. A sorpresa, l’Italia si colloca ai vertici, seconda solo alla Finlandia, in un contesto dove la media europea è attestata al 19%.

Un contributo importante arriva dalle piccole e medie imprese. «Mentre in passato la tipologia di azienda che più di altre si orientava al cloud era quella grande, dalla seconda metà del 2013 come Aruba abbiamo constatato che sono le PMI a orientarsi con maggiore decisione verso il cloud, grazie al crescere di offerte dedicate e a prezzi più contenuti».

Questa in particolare, sembra affermarsi come la tendenza per i prossimi mesi. In un mercato estremamente variegato in termini di domanda quale quello italiano, si tende ora a differenziare anche le offerte cloud, articolandole per potersi rivolgere a ogni categoria di potenziale utenza. «La fascia più esigente, grande e strutturata – spiega Sordi – è impegnata a migrare sul cloud privato, alla ricerca di estrema flessibilità». L’obiettivo è una forte personalizzazione, con profilazione di prestazioni e infrastrutture realmente su misura, dalle quali scaturisce spesso una forma di cloud ibrido. La fascia più dinamica e meno esigente, invece, si rivolge in prevalenza al cloud pubblico, dove le varianti dell’offerta supportano la volontà di adeguare la propria infrastruttura ai cambiamenti, anche temporanei, della domanda».

In sintesi comunque sul mercato italiano la consapevolezza nei confronti del cloud, e di cosa rappresenti per il proprio specifico business, cresce di anno in anno, conclude Sordi. «Lavoriamo su scala internazionale, e abbiamo constatato come l’approccio al cloud sia differente a seconda della nazionalità, e come alcuni paesi mostrino un attaccamento alle soluzioni fisiche molto più forte. Ma in Italia, per fortuna, la propensione al cambiamento è maggiore del previsto».

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